Tra gli esuli di Samo in fuga dal tiranno Policrate, pare che ci fosse anche il grande Pitagora che sulla costa tirrenica in particolare a Crotone delineò le coordinate orfiche- pitagoriche, che a lui vari studiosi ascrivono, sulla scia delle suggestioni virgiliane, la fondazione nel territorio flegreo della scuola orfica, che aveva nel culto di Apollo medico e profeta,e nel più tardo ricordo della Sibilla cumana, le sue tradizioni più antiche nell’asse calcidico-samo-costa anatolica, le sue evenienze epifaniche più sicure.
Dunque nel sicuro e tardo impianto cumano bisogna ritrovare l’origine delle tradizione di impiantistica urbana anche per Pozzuoli: l’altura media per le città di fondazione portuale, come Velia, che ospitava la sacralità dell’urbe, con le statue degli antenati, con i culti vestiari,con i culti al Dio di riferimento. Ecco perché nella tarda età romana-inizio età imperiale troviamo l’ardito tempio di Augusto, oggi incastrato, inglobato con una reimpianto urbanistico in strutture barocche e seicentesche dopo i recenti restauri, nel Duomo di San Procolo, sul precedente tempio del primo Capitolium romano. Il rilievo del Capitolium che ne fece Giuliano da San gallo(1445-1516) ci da pienamente la struttura complessa del reimpianto urbanistico nell’alto dell’arce, con il tempio come era ancora in età romano-medievale prima che venisse atterrato e ricostruito dagli spagnoli. E come il tutto fosse incastonato nella seicentesca chiesa del Coretto, in un seguito di edifici costruiti fra il Cinque e Seicento sui resti della città romana. Dunque il centro della città che seguiva l’orografia e le submontanità collinari, ne aveva in effetti due: l’acropoli,il Rione terra vero e proprio e l’ampio contesto portuale con accanto il Foro e il Serapeum.
Una continuità monumentale che si protendeva verso la via Campana con due gioielli dell’architettura in alzato quali il primo anfiteatro romano che fu scriteriatamente fatto a pezzi dall’attuale ferrovia e dall’asfaltazione stradale in età moderna industriale e il più noto anfiteatro di epoca Neroniana e successiva, l’anfiteatro Flavio che ha nell’arditezza e la monumentalità di costruzione una complessità cui bisogna dedicare una qualche riflessione. Complessità ed arditezza dei costruttori che fu di esempio all’edificazione del successivo impianto romano del Colosseo. Dunque dal doppio centro, uno sacro, l’altro commerciale e pubblico, la città si dipanava a nord con la via Campana verso Quarto e Liternum, poi a Nord con Capua,e per via di costa e di collina a Napoli. E nell’estensione della via Appia poi a Salerno, Potenza, fino a Taranto e Brindisi. Dunque la capitale dell’Impero, proiettato verso oriente, più che le Gallie e il nord Europa, trovava attraverso la via Domizia e la via Appia il collegamento con Capua, Salerno fino a Regium sulla costa tirrenica la sua via più prossima alla sua natura tirrenica e mediterranea. Con Puteoli perfettamente dentro questa linea di confine costiero e dentro la portualità vicino del territorio campano e Flegreo.
Non c’è da stupirsi se in età imperiale, da parte dei Flavii ma anche dei Domizi, si trovò nei Campi flegrei una naturale estensione della capitale associando al Lazio la Campania come 1° regio, prima regione dell’Impero e Pozzuoli, Bacoli e Miseno come porti commerciali e navali. Le coordinate dunque urbanistiche delle città campane e in particolare flegree e in particolare Puteoli, la piccola Roma,furono attentamente studiate in questo contesto politico e territoriale. Ma ancor prima Puteoli fu scelta come colonia romana dedotta, per il suo ruolo di geopolitica territoriale nel contesto delle città etrusche, greche e italiche(sannite e picene), che facevano da corona e in maniera talvolta subordinata all’imperium romano, che stabilì in Puteoli, più che in Neapolis e Cuma greca, il suo perno di autorità imperiale e commerciale.
La zona dell’Averno, del Lucrino e di Baia, furono scelte già in età repubblicana, come sede di otium e di sanagione, nel contesto di godimento estetico e filosofico del paesaggio come dimora della Liceità e della divinità di Igea.Scuole epicuree, stoiche e dell’orfismo terapeutico, trovavano più che altrove, il loro naturale sito in questa zone, dove la conversazione colta ed elegante dei nuovi padroni del mondo, da Posillipo,ai Balneum(bagnoli), alle terme romane di Baia, la loro naturale collocazione. La filosofia politica dagli Scipioni fino ai Cesari trovava un luogo di amenità dove potersi cospirare e coniugare. L’assassinio di Cicerone fu concepito da Cesare sulla strada che menava l’austero senatore romano dalla sua villa flegrea sulla via di Gaeta. Le navi di Ottaviano Augusto contro i cospiratori anticesariani, furono costruite disboscando le foreste che dal lago di Averno si inoltravano nel sub appennino capuano e mettendo ai lavori forzati le tribù autoctone e selvagge che anche nella testimonianza di poeti come Virgilio,Orazio e Silio abitavano le oscure foreste del territorio tra Minturno e Baia.
Ma la conurbazione flegrea (Liternum, Quarto e Puteoli con Capua nell’interlinea tirrenica della via Appia), prevedeva la sua estensione, per concessione politica di Roma, appunto fin dentro in territorio di Capua,per cui gli abitati, avevano una loro sistematica prolunga in edifici cultuali e funerari come la necropoli di via Celle e nelle villae insulariae che si estendevano a nord di Puteoli andando a confinare con i territori flegrei interni attraverso dei viadotti di grande complessità ingegneristica attribuibili forse a quel Lucio Cocceio Aucto, autore fra l’altro della riedificazione sul Capitolium del tempo di Augusto, sotto la direzione dello stratega militare quell’Agrippa, che diresse pure la costruzione dal’Averno della flotta di Ottaviano e probabilmente del portus Julius. Dunque della ‘mirabilità’ della Puteoli romana non c ‘è da stupirsi se pensiamo poi alle opere di edilizia patrizia e senatoria cosparse da Lucrino sino a Bacoli e Miseno.
Il teatro romano di Baia-Bacoli, l’Odèon (piccolo teatro coperto)neroniano in cui la leggenda dice essersi verificato l’orrido delitto del figlio Nerone della madre Agrippina(luogo detto della tomba di Agrippina, ma da intendersi come luogo dell’assassino e non come evidentemente luogo del seppellimento) e le sontuose terme romane di Baia danno il senso della grande complessità ed unicità sistematica, architettonica e conurbale del distretto flegreo da Liternum e Quarto, da Puteoli fino a Miseno. Nel successivo capitolo, (II.b) scenderemo nei dettagli, con l’analisi architettonica e strutturale di due gioielli dell’architettura romana come l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e delle Terme romane di Baia. In un successivo articolo ( II.c) dei lasciti di immane bellezza della statuaria, complessi sepolcrali come i monumenti funerari di via Celle e di san Vito e delle opere fittili, nei ritrovamenti e negli scavi del cosiddetto Rione terra non solo di epoca romana ma del Cinque e del Seicento, nel Foro romano ed oltre, gran parte collezionati nel Museo flegreo di Baia.
Che poi il grandissimo Seneca abbia concepito il suo ‘cupio dissolvi’, la sua filosofia stoica negativa e ancor prima Cicerone la sua utopia di cittadella della filosofia neostoica e neo platonica, in questi luoghi di grande bellezza ed amenità, la dice lunga sulla culturazione politica e civile dei campi flegrei.
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