Ma certamente i Romani non dovevano cercare troppo lontano gli Elleni, i Graicoi, Greci come li chiamarono da un sub etimo epirota(graioi) al tempo della guerra contro Pirro.Dalle sponde del mare Ionio, dalla Ionia asiatica, alle infinite isole e anfratti rivaroli del Peloponneso, dall’Attica e da Sparta i coloni greci e ancora prima gli Achei, frequentarono prima come semplci marinai ed avventurieri insieme ai Fenici, ai Cari,ai Cilici, ai Cananei le sponde del Mediterraneo, poi stabilmente quella parte dell’Italia che con il golfo e i numerosi porti, sembrarono i più opportuni per i loro commerci con la penisola Iberica, con la Francia meridionale, con la Sardegna e con la Corsica, la Campania e dopo la Campania l’Italia meridionale,la Megale Hellas, la magna Grecia.La Campania ebbe la fortuna di avere come protopoleis,colonie fondatrici della Ellenide del sud, Cuma e Velia, due poleis che diedero all’Italia e all’Europa uno strumento decisivo per la comunicazione politica e commerciale, l’alfabeto calcidico- cumano che tranne pochi adattamenti fu adottato dagli Etruschi e poi da tutta l’Europa, la filosofia con due delle più antiche scuole, qualla pitagorica e quella eleatica,e l’immensa tradizione letteraria e scultoria più raffinata che si conosca in un tempo che vadal III secolo avanti Cristo fino ed oltre il Medioevo cristiano.Tra passato e presente, la colonizzazione greca del meridione d’Italia, rappresentò l’elemento di congiunzione con l’oriente ellenizzato e con l’Africa mediterranea.Il cortile di casa dei Romani e delle civiltà anelleniche,osco-italiche ed etrusche in primis, furono le colonie marinare della Grecia e poi l’immenso territorio dei regni ellenistici dopo la vittoria sui propri nemici di Ottavio che prese il nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto e che organizzò la divisione continentale in regioni, accorpando la Campania e il Lazio nella prima regio (8 secolo a.C). E con essa Pozzuoli e i Campi flegrei divennero di fatto il retroterra logistico e strategico del nuovo Impero.Le navi commerciali ed imperiali solcavano i mari da Alessandria d’Egitto a Pozzuoli e da Pozzuoli e Miseno (quando Misenum diventò la base navale militare), collegando il Vicino Oriente con Pozzuoli e poi con Roma, per via di terra ,Quarto/ Capua e per via di mare,Pozzuoli/Ostia. E’ qui che il distretto/regio ebbe la prima vera sistemazione urbanistica adottando l’allargamento del porto di Pozzuoli e dell’abitato e poi la ristrutturazione di Miseno ed Ostia come terminali occidentali dei traffici internazionali.Qui ebbe la prima vera collocazione di Puteoli , già colonia romana nel 194 a.C e in precedenza portorium nel 199, sostituendo Cuma e Napoli in questo particolare compito.
’Questo nome (Puteoli come piccola Delo secondo il poeta Lucilio) era ben noto nella letteratura e nella storia mercantile.I mercatores e i negotiatores non lavoravano solo in Occidente.L’affermazione dell’egemonia romana su tutto il Mediterraneo li aveva incoraggiati a cercare fortuna in Grecia,nelle isole dell’Egeo, in Asia.La frequentazione dei porti orientali non era un fatto nuovo, ma dalla fine della III guerra macedonica (168 a.C.) si era straordinariamente intensificata.La meta era soprattutto l’isola di Delo,dove Romani, Italici ed Italioti, accompagnti dai loro liberti e dai loro schiavi, confluivano con altri mercanti venuti da tutti i punti cardinali, e spesso si fermavano, fondando quelle che oggi chiameremmo filiali delle loro ditte.Essi costituivano nuovi collegi, in cui i nati liberi e i liberti si trovavano insieme senza difficoltà, e facevano decorare le pareti delle loro case con affreschi che rappresentavano i temi per loro consueti: soprattutto le loro divinità(i Lari,Mercurio, Ercole) e i loro riti.In molti casi è possibile riconoscere la provenienza di questi uomini d’affari. Vediamo così che la Campania(Capua,Cuma, Puteoli, Napoli,Pompei) era ben rappresentata.’(Filippo Càssola in la conquista romana.La regione fino al V secolo d.C.L’Evo antico.Electa.) Il quale aggiunge in una nota- la 23- , molto significativa per il nostro discorso: ’La frequentazione del mondo greco da parte dei negotiatores provenienti dalla Campania porta ad una intensificazione dell’influsso culturale ellenistico sulla regione e cita uno studioso accorto come W.Iohannowsky in :Hellenismus in Mittelitalien.Zanker ed.
Si giustifica così , a sancire questo legame politico tra l’impero e Puteoli, la centralità di Puteoli nella visione strategica imperiale,il tempio di Augusto, dedicato al culto di Augusto, inglobato successivamente nel Duomo barocco, la base marmorea che sorreggeva una statua eretta a Tiberio nel 30 d.C. da 14 città d’Asia beneficate dal Princeps in occasiove dei davastanti terremoti tra il 17 e 29 d.C., decorata da figure di divinità personificanti le stesse città, o quella di età antonina ancora da Puteoli con personificazioni delle provincie, o il torso marmoreo loricato di un monumento ufficiale, rinvenuto a Napoli, a Fuorigrotta, di età antonina collocato in prossimità della via per cryptam per Puteoli.E di tutto quello che diremo sulla trasformazione ellenistica delle città della Campania in particolare in due distretti particolari Napoli/Pozzuoli/Baia e ed Ercolano/Stabia/Pompei, dove i segni di questa trasformazione sono enormemente evidenti negli impianti, negli edifici civili e cultuali, nei palazzi domizi, nella statuaria, nella letteratura e nella filosofia, nelle religioni e nei suoi culti ormai orientali, ed infine nell’enorme lascito documentario globale, dove per globale bisogna intendere in senso di ‘generale’ e di ‘universale’, ecumenico. E’ ampiamente provata questa ecumenicità dalla presenza nella città flegrea di comunità asiane : ‘La presenza di comunità asiane a Puteoli giustifica perché nel 30 d.C. sia stata eretta nel porto flegreo ( come già detto) una base onoraria che riprendeva il donario che a Roma, nel foro di Cesare, le città d’Asia avevano dedicato a Tiberio, per ringraziare e celebrare l’intervento imperiale in loro sostegno dopo il catastrofico terremoto. Le città d’Asia che compaiono sul donario puteolano vedono l’aggiunta, alle dodici città menzionate da Tacito in relazione al terremoto del 17 d.C. di Cibira, colpita da un terremoto del 23 e di Efeso, per la quale non sappiamo di eventi sismici occorsi in quegli anni, probabili comunque, visto le motivazioni del donario. La dedica del donario a Puteoli si comprende meglio se si immaginano presenti nel porto campano comunità originarie delle città soccorse da Tiberio, come sarebbe il caso, appunto, di Efeso. E’ da ricordare, ancora, che per una di queste cittá, Cibira, è stata ritrovata a Puteoli un’iscrizione di età antonina, in cui si ricorda la sua ammissione tra i Panelleni. La dedica per le civitates Asiae restitutae è posta dagli augustales di Puteoli, e ciò se non anche un segno del processo di integrazione in corso nella compagine cittadina di questi elementi stranieri, è quanto meno prova degli stretti rapporti che dovevano sussistere’.( G.Soricelli.Comunità orientali a Puteoli).
Innumerevoli dunque sono le memorie, i lasciti e le prove di questo passaggio, dal filoellenismo degli Scipioni al dichiarato intento di imitare e convalidare la cultura ellenica ed ellenistica come ellenismo greco e romano. Un manifesto politico e culturale che ci consegna questo segno di riconversione semantica globale attraverso ciò che mi piace definire le tracce mature del respiro in gentibus, apud gentiles sul suolo italico: la Domus aurea, il Panteon , la villa di Adriano a Tivoli, la villa dei Pisoni a Pompei, le terme romano ellenistiche di Baia, l’anfiteatro Flavio a Pozzuoli, il macellum/serapeo di Pozzuoli, le pitture parietali di Pompei e Stabia, la battaglia d’Isso dalla casa del Fauno a Pompei, Achille e Pentesilea, rilievo di un sarcofago del III secolo d.C. nel museo del Sannio, rilievo con un corteo bacchico da Ercolano, torso policleteo proveniente dal Duomo di Pozzuoli, adesso nel museo archeologico di Baia, il Larario delle dodici divinità nel decumano di Pozzuoli, testa dell’Atena Lemnia di Fidia, proveniente da Baia, il sacello degli Augustali da Miseno, il ninfeo di Punta Epitaffio. La copia romana di originale greco di Kore-Persefone da Baia, l’Apollo saettante dal tempio di Apollo a Pompei, la statua di Iside a Pompei. Per citare le più originali manifatture che si conoscano in ambito ellenistico romano in Campania, pari solo agli equivalenti in Pergamo, Antiochia, Cesarea dovute alla abilità di maestri in loco o di provenienza asia. Da Liternum a Pompei, da Pozzuoli a Napoli questo reticolo di città e di villaggi, attraversati da vie e porti, costituisce in realtà l’esempio maturo dell’impiantistica ellenistica e in specie ellenistica romana, testimoniano ulteriormente che le città metropolitane in occidente come in oriente debordano in una strutture reticolari che intrecciano città e campagne, agorà e porticati, strade maggiori e strade minori, capitali e regni, colline e fiumi, mari e montagne, deserti e spianate, dalla Britannia fino all’Iran e fino all’Arabia: paesaggi a perdita d’occhio che ispireranno i pittori, i mosaicisti, i poeti e i letterati, oltre che il genio di architetti e urbanisti, ma anche la visione ecumenica degli imperatori, dei navigatori e persino dei santi. Un paesaggio che non definisce più il confine, ma immagina i confini come parti di una topografia reale ed immaginaria allo stesso tempo. La semantica diventa estetica, il paesaggio cartografia. Dovremo attendere duemila anni perché questa geografia dei luoghi come reticolo e immaginazione , come mappe di Thom, ricompaiano sotto l’egida di un altro Impero.
Nel prossimo articolo proveremo a dare testimonianza dell’enorme lascito poetico, filosofico e letterario dell’Ellenismo greco romano in Campania e nei Campi flegrei, altro capitolo immenso dell’età in discussione.