Dunque seguendo la traccia del precedente articolo ( la prima parte) è importante capire il contesto storico e culturale di cui si parla, un ecumenismo globale sorretto da tre onde storiche del cambiamento:
1)L’Ellenismo vero e proprio.
2)Il cristianesimo dirompente
3)L’affermazione dell’impero romano come impero globale, che occupa militarmente tutto il globo conosciuto, dalla Britannia alla Dacia,dalla Scizia fino alle frontiere della valle dell’Indo, dalla Samotracia fino all’Egitto e lungo tutto il bacino mediterraneo e sahariano.E Roma capitale di un impero di siffatte dimensioni.
Ma le spinte ‘ecumeniche’ vere e poprie vengono soprattutto dalla cultura ellenistica e poi, a partire dal II secolo, dal cristianesimo che s’insinua come ideologia e religione nelle pieghe dell’impero e poi ,da Costantino, in poi come religione di stato. Solo l’area asiatica avrà nella religione del Buddha un simile collante ideologico e culturale. Due nervature storico-ideologiche, quella ellenistica e romana, e il cristianesimo che fanno del cosmopolitismo, della ecumene, la Koinonia universale, l’elemento fondante e fondamentale di una nuova comunità in gentibus, tra le genti, le nazioni.La civilitas diventa ecumene. San Paolo è l’apostolo delle genti, colui che dichiara questa ecumenicità del battesimo del Cristo, oltre lo spazio della Giudea. Addirittura Alain Badioux, filosofo francese non della prima ora, in San Paolo. La fondazione dell’universalismo, Napoli. Cronopio, ne proclama la grandezza simile a Lenin, in questa apertura di frontiera universale nell’evocare nelle masse povere mondiali, l’elemento di dissoluzione delle classi. Augusto, Traiano, Adriano e Marco Aurelio per inverso sono gli eroi della pax armata romana.Costantino unirà in un sol braccio, armato ed apostolico, in un sol segno,(in hoc signo vinces), le legioni romane e porterà al trionfo questa dimensione ecumenica a livelli inaspettati, al punto di affermare la doppia capitale, Roma e Costantinopoli, due assi centrali per governare quel vasto mondo, l’Occidente e l’ Oriente, che non potevano che ‘evangellizzarsi’ a vicenda, e il collante fu l’Ellenismo greco-romano.Afferma al proposito di questo primo globalismo Hans-Joachim Gehrke in ‘Incontri di culture:l’Ellenismo’;-Ci imbattiamo dovunque in ambienti culturali che hanno molteplici aspetti in comune,ma conservano peculiari tradizioni regionali provviste di numerose varianti.La forma esistenziale dominante dell’assetto comunitario era e rimase la città,nella configurazione, in parte trasformata e soggetta a mutamenti, della polis greca, la quale per parte sua potè collegarsi, soprattutto nel Levante e nel Vicino oriente, a tradizioni locali di vita cittadina.Su questo terreno si rinvengono i maggiori elementi comuni, nell’integrazione sociale, nell’organizzazione e nella comunicazione politica, nei rituali e nelle concezioni religiose, nella formazione intellettuale e nella rappresentazione artistica e letteraria, sempre nel quadro della lingua e della concettualità greche, così come delle forme di pensiero che ne derivano.’(pag.653.Il mondo antico.La Grecia.Salerno Editore).
In cosa consistettero queste trasformazioni che diedero accesso nelle strutture e negli impianti a queste genti, al popolo e ai popoli che si mescolano razzialmente e culturalmente, che provenivano da ogni parte del mondo, come nelle taberne puteolane o negli angiporti di Misenum?Un esempio su tutto, Alessandria d’Egitto e poi Roma e poi Pompei Ercolano, che ci riportano, nel concreto del reale, a questo tipo di ragionamento e ci proiettano dall’urbe ellenistica per eccellenza, Alessandria, a Roma e poi con un volo zoomato ad Ercolano/ Pompei in Campania.Per adesso.L’ellenismo fu il grande il trionfo della polis nella sua trasformazione in metropoli cosmopolita, in cui gli edifici pubblici e lo spazio pubblico si arricchirono di ampli colonnati,agorà adibite al commercio ma anche all’uso civico di Gymasioi, palestre in cui si dedicava il tempo alla cura del corpo e dello spirito affiancati spesso da Biblioteche e Terme; edifici e palazzi in cui l’aristocrazia del denaro rappresentata dagli amministratori e dagli aediles soggiornavano, erano ricchi e dotati di lusso estetico enorme. Marmi e pavimentazione diedero il gusto delle linee e dei quadrati, delle piscine interne, dei mosaici e delle pitture che abbellivano in ogni dove gli edifici pubblici e le case private, di lussose statue in stile retoricamente moderno della plastica in movimento.Lo stile greco classico fu soppiantato per una evidente ricerca di spazialità e di movimento, di contro al rigidismo antico ed arcaico.In Alessandria d’Egitto, che fu costruita per la prima volta non su edificazioni precedenti, lo schema per linee ortogonali, insediato nella impiantistica urbana da Ippodamo di Mileto, dove l’orografia entra a far parte del progetto architettonico ed urbanistico, dove l’orientameno topografico segue l’utilizzo di ampi schemi a raggiera che consentono di dislocare gli edifici pubblici e privati , nelle zone più idonee, diventa il modello urbano per le nuove città o per le città che devono essere potenziate o abbellite di edifici dal gusto moderno e non antico.La stesa a pianura(plateiai), la collocazione centarle dell’agorà attorniata da edifici pubblici, il reticolo collinare ed extraurbano.Tanto per fare un esempio, prima Poseidonia e Turi/laos e poi Pompei/Ercolano e poi Pozzuoli /Baia/Napoli usufruirono ampiamente di questi schemi, nella collocazione del nuovo Foro, nella stessa sistemazione del Rione Terra, nel Macellum e nella ricostruzione del nuovo anfiteatro Flavio, oltre che nella sistemazione delle ville romane in edifici chiaramente restaurati in maniera ellenistica, nello stradario orientato verso nord dell’asse centrale della raggiera, verso sud, e verso ovest.Ne usufruì soprattutto il porto di Pozzuoli, Baia e Miseno che divennero nel loro lusso ellenistico la residenza dei Cesari, degli Imperatori, di intellettuali e retori romani e greci. La ellenizzazione di Roma era cosa già avvenuta in due date fondamentali, il 343 a.C. anno dell’accordo con Capua che orienta interessi economici e culturali verso una zona profondamente ellenizzata , e il 272, anno della caduta di Taranto che mette fine alla conquista romana della Magna Grecia. Le imprese di Alessandro Magno e la sottomissione a Roma dell’Impero ellenistico, di fatto mettono in comunicazione Roma e la Campania con tutto il Vicino Oriente, il Medio Oriente e parte dell’Oriente estremo, trasformando Roma e la Campania e l’area flegrea in un enorme bacino commerciale e culturale, dove affluiscolno le ricchezze dell’oriente e della cultura ellenistico-orientale. Basti ricordare la grandiosa fabbrica a Baia dei marmi e delle riproduzione marmoree , copie degli originali greci, che di fatto sostituiscono il traffico dei bronzi nel mediterraneo, troppo pericoloso per la navigazione, come testimonia il ritrovamento dovuto all’affondamento di una nave da traporto, vicino alle coste calabresi dei cosidetti bronzi di Riace. Basti pensare all’enorme scalpore che ebbe, in pieno Rinascimento, il ritrovamento di una di queste copie presso il colle Oppio, del Lacoonte, attribuite a Agesandro, Polidoro e Atanodoro di Rodi(autori probabilmente anche dei gruppi statuari con storie di Ulisse della grotta di Sperlonga, interessante congiunzione ipotetica al gruppo statuario simile del Ninfeo di punta Epitaffio a Baia), ritrovamento cui assistettero due eminenze dell’arte rinascimentale del tempo quali Michelangelo e Giuliano da san Gallo. L’ ellenismo greco-romano, non sarà se non il medium locale di questa enorme potenza economica e culturale del vasto Impero romano.Non a caso troviamo testimonianze di viandanti orientali nei luoghi di sosta nel deserto arabico che attendono di imbarcarsi per Pozzuoli, di strani reportage d’epoca che segnalano di marinai approdati per un naufragio nelle coste del bacino indiano e che i raja dell’epoca mandino ambascerie a Roma.Dunque Roma è sull’asse topografico di due rotte fondamentali, il sud meridionale ed africano e il sud-est del Vicino oriente e del Medio-estremo oriente , di cui l’Egitto è, con Alessandria, il terminale più vicino ad altri due scali navali di estrema rilevanza che sono Pozzuoli ed Ostia.Il Lacoonte ritrovato sul colle Oppio e la quasi contemporanea edizione dell’Eneide, in cui tra l’altro si narra dello stritolamento di Laooconte e dei suoi figli da parte di un enorme serpente, è l’esatta dimensione di cosa sia culturalmente e semanticamente lo spirito dell’Ellenismo.L’ellenismo sulla scia della cultura filosofica stoica e dei suoi semeia, segni, fenomeni della realtà e non la realtà così come è secondo l’ontologia classica,testimonianza non del vero ma del verosimile, dunque della prima fenomelogia che conosciamo, è una cultura in cui vero e falso, apparenza e realtà, scena e scenografia, spettacolo e teatro, alludono a fatti che si concatenato secondo un’altra grammatica ed un altro senso.In questo l’ellenismo è il post-moderno del moderno.I ‘logoi’ non sono i caratteri scritti né le lettere dell’alfabeto, sono fonemi, suoni, nent’altro che le entità fenomeniche, apparenti, quasi simulacri del reale.Dunque la messa in scena di spettacoli, teatrali , lirici,scorribande di gladaitori e circhi, di pinture ed affreschi parietali,non sono altro che decorazione scenica di una sola idea: i fenomeni nella loro caducità sono la proiezione di un universo privo,vuoto di significato. Che la mirabile stesura del Qhoelet, attribuita a Salomone, sia in realtà attribuibile invece ad un re-governatore ebraico-ellenistico è assai assai più probabile. E’ la prima filosofia scenica ed esistenziale che riguarda il sociale, gli uomini nel loro carattere scenico, quasi pirandelliano. L’Eneide e prima ancora le Argonautiche di Apollonio Rodio con il mito di Giasone, sono in realtà opere di antropologia,geografia, miti e mitologemi che riguardano sostanzialmente non più la nostalgia, le imprese eroiche degli antichi,la guerra, il fato,l’avversione o la collera degli dei, ma le trasmigrazioni intorno al mondo di uomini stranieri, senza identità precise, alla ricerca sintomaticamente di un desiderio, che in entrambi i casi, nel ramo d’oro di Virgilio, e nel vello d’oro di Apollonio, sono il riverbero di una coscienza individuale e collettiva non più antica ma drammaticamente moderna nel suo ’auri sacra fames’ , la sacra fame dell’oro. Jung e Freud, sarebbero in questo, forse d’accordo.L’età della fame di oro, dell’opulenza, è la vittoria del ceto mercantile internazionale sulla morale e la virtù eroica.In questa dimensione, conta più la scatola magica della scena, lo scenario che non il contenuto.Claudio Nerone e poi da ultimo Eliogabalo saranno le sensibilità straordinariamnte postmoderne, e per questo anche deliranti, dell’ellenismo greco e romano.Dovremo aspettare Ariosto e Shakespeare per avere un’altra proiezione paradigmatica di questo valore scenico dell’avventura umana.
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