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IL DISCORSO DEL RE

Per chi è appassionato come me della Spagna, l’occasione di incontrare Sua Maestà Filippo VI, è apparsa come il miglior regalo natalizio. Armata di pass e tesserino da giornalista ho speso buona parte del primo pomeriggio del 12 dicembre a superare i vari controlli, code interminabili, barbuti uomini delle forze dell’ordine, riuscendo così a superare il varco d’ingresso che mi ha introdotto nel celeberrimo teatro San Carlo.

La stampa era relegata nei piani alti, con sano disappunto dei giornalisti, ma soprattutto dei fotografi, piazzati in angoli remoti nei vari palchi, i quali con aria circospetta hanno cercato invano una posizione migliore per immortalare le figure dei reali e del nostro Presidente della Repubblica.

Dopo ore di febbricitante attesa eccoli arrivare, sul palco si inscena una rappresentazione canora dei due inni, un gruppo di giovani avanza e con disciplinata postura gorgheggia i due elogi nazionali. Purtroppo si sa quello spagnolo è privo di testo, ragion per cui la prima parte è stata arrangiata da alcuni musicisti, muniti di chitarre e piatti, per poi passare alla gloriosa interpretazione dell’inno nazionale italiano.

Con sommo gaudio ogni partecipante ha contribuito a dare fiato alle trombe, io compresa, nel passionale canto che ha unito le sfere emozionali dei presenti.

Un breve, ma intenso filmato, ci ricorda la nascita della prestigiosa università di Napoli: Federico II. Quest’anno si sono celebrati gli ottocento anni, un’istituzione accademica che da secoli caratterizza la nostra città, fornendo ai cittadini corsi di alta formazione e concede un’aura di lustro duratura e salda.

Il cortometraggio oltre a immortalare i simboli iconici della capitale partenopea, presenta frame della cerimonia celebrativa, che ha investito con la dicitura “federiciani illustri”, alcune figure note nel mondo delle scienze e delle lettere, che si sono distinti per meriti. Il conseguente mormorio del pubblico denota un lieve disappunto, per la scelta dei personaggi, ma il cicaleccio di fondo viene smussato dall’arrivo del Senato Accademico, composto dai direttori dei vari dipartimenti a cui fa riferimento il dottorato di ricerca, con cui verrà insignito il Re.

Felipe VI arriva sul palco e siede alla destra del Magnifico Rettore Matteo Lorito, colui che indossa una tunica munita di capospalla di ermellino, accessorio che lo eleva dal gruppo di accademici che con sobria e composta postura assistono alla cerimonia.

Per la prima volta un Senato accademico insignisce un Capo di Stato del titolo di Dottore di Ricerca Honoris Causa, nello specifico in Scienze Sociali e Statistiche, riconoscendo a Sua Maestà, la partecipazione e i buoni propositi impiegati per il suo impegno civile e la passione per l’approfondimento delle tematiche legate alle discipline storiche.

La commozione è tanta, anche quella del Re, che infine riesce a parlare, definendo la consegna del titolo un dono di immensa gratitudine, caduto nell’ottavo centenario della Federico II. Non manca di sottolineare che l’Università di Salamanca, la più antica del Regno, si fregia di un inciso che recita: “I Re per l’università e l’Università per i Re”.

Gli Illuminati monarchi del passato hanno contribuito alla fondazione di istituzioni accademiche, favorendo così lo sviluppo culturale delle comunità, volgendo lo sguardo al futuro, costruendo così società cui le fondamenta sono intrise di cultura.

Senza alcun dubbio elogia i legami tra Napoli e il Regno di Spagna, soffermandosi sull’opera di Carlo III di Borbone, uomo visionario che con la sua opera rese lustro a Napoli, trasformandola in una città monumentale. Peccato che il paese natale lo richiamò in patria per assolvere al titolo reale e così la nostra città, che nel frattempo aveva goduto di un’epoca di rinascita memorabile, cadde nell’oblio.

Le relazioni amicali dei nostri paesi riecheggiano nei vari riferimenti a personaggi letterari, figure di riferimento che hanno sancito la profonda vena culturalista che ha contraddistinto da sempre l’enorme fratellanza fra Spagna e Italia.

Nel rispetto del protocollo la cerimonia volge al termine, le ultime parole sono dedicate al significato semantico della parola “università”, ovvero “unione, comunità, progetto comune”.

Tra applausi e composto entusiasmo il Re lascia il palco, destinando ciò a cui abbiamo assistito allo spazio che custodisce i ricordi, come questo che ci porta a credere che la cultura cambierà il mondo. Dobbiamo avere fede: grazie Maestà.

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Paola Iannelli
Docente di lingua e letteratura spagnola, ha iniziato a scrivere articoli in ambito accademico, ha svolto una tesi di dottorato sul noir partenopeo post moderno presso l’Università di Salamanca. Nel 2020 pubblica il suo primo noir con il titolo Il paradiso non ha un angolo retto con la casa editrice indipendente napoletana Homo Scrivens. Partecipa a vari blog letterari e scrive per un celebre sito dedito alla letteratura Thrillernord. Nel 2021 pubblica il sequel Amarga, che si candida come giallo finalista al concorso letterario Garfagnana in Giallo Barga noir. Nel 2023 riesce a vincere nel medesimo festival il premio per il racconto Al di là del giardino, nel contest Racconti all'ultimo minuto. Nel 2024 entra a far parte dell'Ordine dei giornalisti campani. Attualmente pubblica per Mursia Editore collana Giungla Gialla, ha pubblicato un noir Uno sguardo innocente, vincitrice al Garfagnina in Giallo sezione Giallo classico nel 2024. Partecipa attivamente in convegni internazionali dedicati alla letteratura di genere, in particolare con Tenerife noir, noto festival che si tiene ogni anno nella capitale canaria.
http://www.paolaiannelli.it

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