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Vita e opere nel Regno di Napoli

Fu una sirena, di fattezze non ben definite, che approdando su uno scoglio di una amena città, le diede il suo nome. Gli déi avevano il loro sguardo fisso su quel luogo, e molti dei suoi figli vi transitarono, ricordiamo Ulisse, di ritorno da Troia, Enea che scende negli inferi dal lago Averno alla ricerca del suo padre Anchise, o ricordiamo la battaglia tra gli stessi Déi e i Titani avvenuta proprio nello stesso Averno. Quel luogo benedetto fin dalla sua nascita, vide un popolo sorgere sulle sue sponde, che dalle isole Greche vi portò un po’ della sua anima, e quell’ anima ha concepito Neapolis.

Per sei secoli Napoli è stata capitale di un reame che comprendeva tutto il sud Sicilia esclusa, ma che dal 1816 con la nascita del regno delle due Sicilie, la città Partenopea divenne capitale anche della suddetta isola, fino ai famigerati fatti dell’unità d’Italia.

Dai Normanni agli Svevi, dagli Aragonesi agli Angioini e dalla monarchia Asburgica a quella Francese, Napoli divenne a un certo punto della storia, una nuova Roma.

Città fortemente difesa, ben nutrita di una giusta ricchezza ma soprattutto di cultura.

Sovrani lungimiranti come Ferrante d’Aragona o Filippo il magnanimo, hanno contribuito a rendere il regno di Napoli, una tappa importante in grado di attirare l’attenzione dei sovrani e dei grandi artisti.

Già il sommo poeta Virgilio qui vi risiedette più volte, trovando spunti interessanti per i suoi testi; le Bucoliche ad esempio, opera composta proprio a Napoli, per non parlare dell’Eneide, le cui ispirazioni maggiori sono sorte proprio nella città Partenopea, basti osservare che nel suddetto poema, Virgilio colloca a Napoli, nel lago Averno, la porta degli inferi.

Una spelonca profonda, protetta da un cupo lago e dalle tenebre dei boschi, sopra la quale nessun volatile poteva impunemente avventurarsi ad ali spiegate

Virgilio: Eneide

Napoli a quell’epoca era una città Greca, una delle più importanti della Magna Grecia, e già acquisì un grande favore agli occhi dei Romani che la inglobarono nel loro impero, proprio per il grande amore che avevano per lo stile Greco. I Romani amavano talmente Neapolis così da lasciare intatto il suo stile e la sua lingua, difatti i Partenopei continuarono a usare la lingua Greca fino al terzo secolo d.C.

Ricordiamo in quel tempo i grandi maestri di filosofia presenti in città ( Sirone che fondò la sua scuola a Posillipo) scuole Filosofiche cui molte volte anche Virgilio fece visita. Napoli era una polis importante, i suoi scambi commerciali con Atene erano quanto mai vivi, alcuni tratti tipici dell’ urbanistica Greca sono ancora visibili osservando la città dalla collina del Vomero

La famosa SpaccaNapoli, proprio per la linea retta che sembra tagliare in due la città, essa è un’ espressione dello stile urbanistico dei Greci, i quali crearono delle linee urbane che delimitavano le aree abitative, chiamate plateiai, poi decumani dai Romani.

Parte di quell’ epoca ci chiama ancora mediante le opere a noi pervenute, come il teatro Romano riemerso tra le palazzine di via anticaglia e i magazzini che circondavano l’ Agorà, piazza principale della polis, visibili nei sotterranei della chiesa di San Lorenzo maggiore

Dodicesimo e tredicesimo secolo

In epoca medievale, Napoli ha visto nascere molte correnti artistiche e supremi maestri vi sono giunti in città, per il culmine che essa aveva raggiunto nel mondo dell’arte e della cultura, ricordiamo Boccaccio e Petrarca nonché Giotto che con i suoi discepoli ha lasciato a Napoli notevoli opere.

Nel dodicesimo secolo, anche un altro illustre personaggio ha calcato il suolo della nobile Partenope, si tratta di San Tommaso D’Aquino, monaco e grande teologo dell’ordine Domenicano, soggiornò nella basilica di San Domenico maggiore, dove insegnò teologia per diversi anni.

Durante il suo ministero a Napoli San Tommaso diede prova delle sue abilità letterarie nonché devozionali; famoso l’evento dell’icona del crocifisso che gli parlò e che ora si trova nella sua vecchia cella, nel piano superiore dell’attuale basilica.

Quindicesimo secolo

Dal quindicesimo secolo in poi, Napoli aumentò il numero dei suoi abitanti, una vera metropoli che, figlia di quell’epoca Greca che rappresentava ancora nella struttura urbanistica del centro, si apprestava a diventare ancora più grande.

Una città tuttavia serva dei vari regnanti che qui si succedettero e che non sempre sono stati in grado di splendere, come accadde per il vicerè Rodrigo Ponce de Leòn.

In questo periodo del suo impiego a Napoli sotto il monarca Filippo IV di Spagna, accaddero i fatti della rivolta popolare scatenata dal pescivendolo Masaniello, (probabilmente Tommaso Aniello) che a seguito delle numerose gabelle (tasse) diffuse dal vicerè, aizzò il popolo in un grande intervento di massa, portando il vicerè ad abbassare e a eliminare in certi casi le gabelle.

Purtroppo sappiamo com’è andata a finire, l’eroe popolare, si dice, perse il senno e alcuni tra il popolo decisero di ammazzarlo, immaginando di fare cosa gradita al vicerè, stizzito da Masaniello e in procinto di sferrare un attacco contro la gente. Il vicerè sfruttò in maniera inaspettata l’evento e rialzò di nuovo le tasse, sicchè il popolo prima contrariato nei confronti di Masaniello, lo pianse portando i suoi resti in processione e restituendogli il nome di eroe.

Nello stesso periodo (1547) altri fatti videro il popolo di Napoli insorgere, tali fatti riguardano il tentativo del reame Spagnolo di introdurre a Napoli il tribunale della santa inquisizione, sotto il vicerè Don Pedro de Toledo, cui il nome della famosa via del centro.

Il popolo insorse con tutto il suo orgoglio, e pure questa volta gli Spagnoli dovettero arrendersi dinanzi a tale patriottica fierezza.

La chiesa dell’Immacolata al Gesù nuovo, simbolo della rivolta popolare contro l’imposizione del tribunale della santa inquisizione. Il vicerè pur sottomesso dalla reazione del popolo, si rivoltò contro i nobili che parteciparono alla protesta, requisendo i loro beni e condannandoli a morte. Così accadde a uno di quei nobili, cui fu requisito il suo palazzo nobiliare che successivamente fu donato all’ordine dei Gesuiti che ne fecero l’attuale chiesa.

Sedicesimo secolo

Il sedicesimo secolo fu il periodo dei grandi artisti, Napoli sfornò grandi capitali e ne accolse altrettanto.

Giambattista vico, grande filosofo cui il nome brilla ancora nei manuali storici, ha reso le sue gesta in questa città dove è nato e dove è morto.

Giambattista Basile che pure con il suo contributo ha innalzato il nome di questa città nelle grandi vette della cultura.

Ricordato soprattutto per essere il primo favolista moderno d’occidente, ha scritto innumerevoli fiabe dal contorno significativo in lingua Napoletana, che ricordiamo essere stata l’ufficiale lingua del regno di Napoli anche nelle sedi governative per oltre cento anni, dal 1442 al 1554.

Alcune delle sue fiabe sono state tradotte in altre lingue e rese famose da altri autori come Charles Perrault, una delle sue fiabe tradotte è stata Gatta Cenerentola, poi successivamente solo Cenerentola.

Il sedicesimo secolo è stato anche il periodo dei grandi pittori, sia Napoletani che di altri luoghi e che a Napoli hanno sfornato immensi capolavori, ricordiamo i grandi pittori Luca Giordano e Salvator Rosa, entrambi Napoletani e figli di quella grande corrente artistica trasmessa in città dall’arrivo di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio che a Napoli soggiornò per diciotto mesi in due diverse occasioni, dal 1606 e il 1607, e poi ancora nel 1609, l’ultimo suo capolavoro il martirio di Sant’Orsola, si trova proprio a Napoli nella Galleria d’Italia, altri tre suoi dipinti si trovano in città, come le sette opere di misericordia, al monte di pietà e la flagellazione di Cristo, al museo di Capodimonte.

Diciassettesimo secolo

Il secolo diciassettesimo ha dato il via alla grande ascesa di Napoli nel panorama mondiale.

Nel 1734 Carlo III di Borbone diventa re di Napoli dando adito alla dinastia dei Borbone di ramo Spagnolo che saranno sovrani del sud con Napoli capitale per oltre un secolo. Molti sono i primati raggiunti da Napoli sotto l’egida dei Borbone: prima città Italiana e terza d’Europa a installare i lampioni a gas nelle strade, prima città Italiana a portare l’acqua corrente nelle case, e tante altre opere come l’albergo dei poveri, più grande di Versailles, dove i poveri non solo venivano curati ma anche istruiti nel lavoro e reintrodotti nella società.

In questo periodo la pizza che a Napoli si consuma dal sedicesimo secolo, diventa l’ alimento più quotato. Dai banchi dove veniva consumata, passa nei locali. Sorgono luoghi dove la pizza viene comprata come qualsiasi altro alimento, le due pizzerie che attualmente sono le più antiche del mondo: Port’Alba 1738 e Brandi 1760, ancora sfornano quei capolavori che hanno reso Napoli tra le città più influenti del pianeta.

Il principe Raimondo Di Sangro continua sempre più a suscitare interesse con le sue invenzioni, lasciando tutti di stucco con l’esposizione dell’opera: Il Cristo velato, realizzato da uno scultore Napoletano e tuttora presente nella sua cappella di famiglia, che offre alla vista altre meravigliose opere da lui volute e ispirate.

La tarantella e la tammorra spopolano in città insieme ai balli che li accompagnano, il mandolino si consacra sempre più come strumento popolare e Pulcinella da piccola maschera di teatro, danza sulle strade secolari rappresentando né più né meno, il popolo Napoletano in ogni sua forma.

La tammurriata come la tarantella, sono danze che hanno avuto la loro fama proprio nel diciassettesimo secolo, e rappresentavano il popolo proprio per la loro peculiarità di ritmo che raccoglieva l’essenza di Napoli

Il presepio diventa sempre più un’ espressione popolare avvincente, da semplice rappresentazione della divina famiglia, a Napoli cresce sempre più il desiderio di trasformarlo in un vero culto artistico. Dai nobili passò a essere un elemento fruibile anche per il ceto medio e quindi gli artigiani si ingegnarono per arricchirlo con dovizie di particolari, così da essere quell’ oggetto di culto che tuttora è l’ emblema della Napoli devozionale nel mondo.

Napoli era una di quelle grandi città inserite nel Grand Tour, una tappa artistica in cui giovani letterati e pittori e musicisti, passavano di città in città, tra quelle più importanti dal punto di vista culturale, per sorbirne gli effetti.

Qui venne Mozart insieme a suo padre Leopold e alla sorellina Nanner, qui soggiornò Renè de Chateaubriand e Wolfgang Goethe, che spese parole fiammanti su Napoli, definendola un paradiso nel suo libro: Il mio viaggio a Napoli.

Ancora in quest’epoca, più precisamente nel 1737 sorse il Real Teatro San Carlo, una vera perla nel panorama artistico e culturale, il primo teatro lirico del mondo, voluto dal re Carlo III

I Misteri e altri aneddoti di Napoli

Alcuni scenari che ci rimandano al mondo degli spiriti, sono legati all’ex palazzo di giustizia, detto vicaria, dal titolo del vicario del regno che esercitava il potere giudiziario; oggi quel luogo è chiamato Vasto. All’esterno, sulla facciata che dava su piazza Capuana, pendevano delle gabbie di ferro che esponevano le teste mozzate e gli altri resti dei condannati a morte. A questo palazzo di giustizia, oggi Castel Capuano, è legata la storia del fantasma di Giuditta che, fino a poco tempo fa, si narra, appariva a giudici e avvocati, costei fu condannata a morte in quella che oggi è piazza Cavour, per aver ordito il macabro omicidio di suo marito, per poter vivere liberamente la relazione con il suo vero amore, un sacerdote di nome Stefano. Altro luogo di apparizioni, è il luogo adiacente all’ex carcere femminile in vico Santa Maria ad Agnone. Alcune donne giurarono di udire più volte in quei vicoli, canti di donne in una lingua che non conoscevano; sembravano canti di giovani lavandaie.Durante il terremoto del 1980, in seguito ad un crollo nel giardino del convento della chiesa di Santa Maria ad Agnone, emersero alcuni lavatoi di epoca Greca. Le signore che udivano spesso quei canti, quando seppero di questa scoperta, rabbrividirono, poiché compresero che quei canti così incomprensibili, appartenevano alle voci di donne dell’ antica Neapolis, quindi Greche. Dal quattrocento all’ottocento, fuori le mura della città, zona detta l’Imbrecciata, da breccia, poiché era lastricata di ciottoli, c’era il mondo dei piaceri, fatto di taverne e di prostitute.Tra le taverne, più che altro baracche, più rinomate della Napoli del tempo, c’era quella del Crispano, buon cibo e possibilità di andare a donne. Dal XV al XVII secolo, Napoli fu una delle capitali Europee della prostituzione. A tal punto da ricevere per la sola zona dell’Imbrecciata, l’approvazione al meretricio che, nell’ottocento ricevette la ferrea regola d’essere esercitato entro e non oltre la mezzanotte. La fama del luogo non sfuggì al mondo della letteratura, nel XIX secolo Alexandre Dumas padre, scrisse riguardo all’Imbrecciata: «Quel singolare sobborgo, al pari dell’isola di Lesbo, è abitato soltanto da donne, le quali, vecchie o giovani, belle o brutte, di ogni età, di ogni paese, di ogni condizione, sono buttate lì alla rinfusa, sorvegliate come criminali, parcheggiate come gregge, braccate come bestie alla rinfusa.» Flaubert invece disse: « qui le donne alzano le gonne per indurre in tentazione il passante». Ma non c’erano solo le donne a prostituirsi, in quelle zone esercitavano anche i Femminielli, uomini che si travestivano da donne, poiché si sentivano donne dentro.

Diciottesimo secolo

Il diciottesimo secolo è il periodo della consacrazione della poesia e della musica Napoletana.

Nasceranno capolavori che per tutto il diciannovesimo secolo renderanno Napoli una delle città più importanti nel panorama musicale. Canzoni come ‘O Sole mio, J’ te vurria vasà, ‘O surdato ‘nnammurato, saranno cantate in tutto il mondo e da grandi artisti, divenendo simboli della cultura Napoletana e Italiana

Ultimo grande primato di Napoli capitale fu la stazione ferroviaria, la prima in Italia che vide la prima locomotiva in assoluto partire su suolo Italiano, nella tratta Napoli Portici, il 3 Ottobre del 1839.

Napoli religiosa

Napoli brilla anche per la fede, innumerevoli sono le chiese e i luoghi di culto presenti in città, tanto da superare Roma. Ricordiamo la Chiesa di San Pietro ad Aram che anticipa di qualche anno la basilica di San Pietro in Roma. In questa Chiesa ora nell’ attuale corso Umberto, si narra abbia operato San Pietro in persona

A Napoli si trova inoltre il battistero più antico della cristianità, voluto da Costantino in persona e presente nell’ attuale duomo

Il culto di San Gennaro come si può immaginare, è parte integrante del popolo e della cultura Napoletana, da molti secoli il prodigio della liquefazione del suo sangue cattura ancora l’ attenzione del popolo, ma non è l’ unico infatti anche Santa Patrizia compatrona di Napoli insieme a San Gennaro, opera il miracolo della liquefazione, nel giorno della sua memoria il 25 Agosto, nella chiesa di San Gregorio Armeno dove si trovano le sue spoglie.

Scoperte archeologiche

È di pochi giorni fa la notizia di una nuova sensazionale scoperta archeologica, dopo quelle avvenute durante gli scavi per la costruzione delle fermate della metropolitana di Duomo e Municipio, dove sono emersi imbarcazioni di epoca Romana, l’ antico porto di Neapolis, l’ altare in onore di Augusto per i giochi isolimpici nati proprio a Napoli e oltre cinquemila frammenti di ceramiche, vasellame e torce di epoca Greco Romana. Questa scoperta porta a galla una Chiesa medievale, risalente al secolo XI. A ritrovarla è stata nientemeno che un imprenditore, improvvisatosi tombarolo. I suoi scavi hanno attirato l’ attenzione del nucleo dei carabinieri per la tutela dei beni archeologici di Napoli che, hanno scoperto sotto otto metri dal livello stradale, un’ area sacra comprensiva di pavimento in marmo bianco, un’ abside semicircolare e un’ icona affrescata che ritrae Cristo in trono. I carabinieri hanno inoltre scoperto migliaia di altri oggetti di epoca Romana e medievale, in possesso dell’ imprenditore. Gli scavi sono tuttora in proseguimento. Napoli non smette di stupire, restituendo all’ Italia una Chiesa che risale a un’ epoca di cui non si hanno molte notizie dal punto di vista di edifici sacri.

Frammento dell’ abside affrescata

Imbarcazioni Romane e reperti di epoca Greco Romana

Con l’unità d’Italia finisce un’era, Napoli non sarà più un regno, ma la sua cultura e la sua ossatura di città stato resteranno per sempre nell’anima di ogni Napoletano. Sei secoli come capitale di un regno, non si cancellano facilmente, Napoli è ancora la capitale del sud per ognuno dei suoi figli. Le hanno tolto il primato ma non il potere, perché quello risiede nell’anima di ogni entità che compone la struttura fisica e spirituale di questa città

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Ivan Tudisco
Ivan Tudisco è nato a Napoli nel 1980 dove attualmente vive. Nel 2007 ha esordito con una raccolta di poesie edita da una casa editrice Siciliana, seguiranno altre due raccolte, di cui l’ultima pubblicata nel 2021 con una editrice Romana: Rosabianca edizioni. Nel 2020 ha esordito con il suo primo romanzo: Gente di Pianura, in ebook. Una serie di racconti di genere vario, sono stati pubblicati su varie antologie nazionali tra il 2019 e il 2021, e una raccolta di favole, ha visto la sua pubblicazione nel 2021, ed è tuttora disponibile sul sito della casa editrice Ivvi. In Giugno 2022, sarà pubblicato un nuovo romanzo, con l’editrice Montag, collabora con QuiCampiFlegrei dal 2020. Tutti i libri di Ivan Tudisco sono disponibili nelle librerie online, quali: Mondadori storie, La Feltrinelli, Libro Co.

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