Chi non mai sognato di essere Barbie? Stereotipo di bellezza, magra, alta, bionda, occhi azzurri, nasino all’insù, gambe chilometriche oltre a un sorriso perenne. Ebbene la trasposizione cinematografica del mito universale della femminilità è crollata.
Del suo mondo di plastica, dove il colore base è una particolare tonalità di rosa, l’emblema ingessato della bellezza moderna si frantuma. Un risveglio, che appare uguale agli altri, come lei stessa afferma “sempre felice, sempre straordinario”, decide il suo futuro.
Per la prima volta si accorge che il collo dei suoi piedini da fata ha perso la statica posizione obliqua, sono piatti e in quanto tali incapaci di reggere l’inossidabile postura retta.
Il disagio che Barbie prova è condiviso con le altre bambole, la mancanza di porte e finestre non la tutela dai saldi diritti della privacy. Il suo sogno di vita perfetta si frantuma.
Barbieland è un luogo d’incanto, nulla è come appare, persino i cambi atmosferici non sono compresi, tantomeno le manifestazioni emotive.
Il dramma che Barbie deve affrontare non è di poco conto, ma lei ha un amico del cuore “Ken”, un uomo disponibile e amorevole. Sebbene l’attore che ne interpreta il ruolo sia poco credibile, un Ryan Gosling palestrato e ossigenato, il quale decide senza ombra alcun tentennamento di aiutare la sua dea.
Barbie e Ken vanno incontro a mille avventure, dove non mancano equivoci, false piste e logiche contrapposizioni tra le sfere ideali e reali.
Il tentativo di destrutturare l’universo senza tempo in cui vive Barbie, non credo abbia sortito il suo effetto, dietro il cumulo di retorica che affligge questo film, si nasconde ben altro. Bisogna cercare nella spasmodica ricerca della destrutturazione dei miti che hanno infiammato l’infanzia di tutte noi. Siamo sinceri ma vogliamo davvero trasformare Barbie in altro?
Nel fil lei afferma di non aver la “vagina”, ma quale bambola la possiede?
Lasciateci sognare in santa pace, illudiamoci di vivere parentesi di sospensione, la vita reale è fin troppo inquinata di falsità, e Barbie resta una magica utopia, un sogno di plastica.