Seni di vergini! … si, quelle maliziose cupolette dalle candide superfici sormontate da una ciliegina – raccontate da Dacia Maraini in Bagheria come “minne di Sant’ Agata, quelle paste in forma di seni tagliati, ripieni di ricotta zuccherata?” e da Giuseppina Torregrossa “Il conto delle Minni” – è l’idea centrale del libro fresco di stampa “Le impudiche paste delle vergini“ di Maria Oliveri.
Non è romanzo ma un un saggio storico antropologico frutto di anni di lavoro tra ricerche bibliografiche e minuziose indagini archivistiche che narra la storia millenaria, a tratti inedita, delle “impudiche paste delle vergini”.
È consuetudine di Maria Oliveri sorprendere i lettori e anche questa volta non si è smentita. Infatti l’Autrice dopo gli straordinari volumi “I segreti del chiostro” (Genio ed.) e “In Santa Caterina” in cui narra le storie e le curiosità inedite dei monasteri femminili siciliani dove focalizza l’attenzione su una sapienza gastronomica maturata in ottocento anni di storia conventuale, ritorna in libreria con “Le impudiche paste delle vergini” che sarà presentato per la prima volta alla Via dei Librai nella capitale siciliana il 24 aprile.
Se si pensa che al primo libro ha fatto seguito l’inaugurazione – all’interno del monastero di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo – della dolceria I segreti del chiostro, che in un’ottica di musealizzazione dell’ex complesso monastico, propone di tramandare alle nuove generazioni le antichissime ricette monacali, legate alla cultura locale e al territorio si comprende il motivo per cui Maria ama definirsi non tanto storica o saggista quanto «operatrice culturale».
Con il nuovo volume Maria Oliveri incanta, portando il lettore in un viaggio affascinante, pieno di suggestioni e golosità. Lei è una vera divulgatrice della ricerca storia e delle mille tradizioni culinarie della sua Sicilia e non solo! o meglio del Regno delle due Sicilie.
Nella prefazione scritta dalla nota antropologa Rita Cedrini si legge: «Maria Oliveri ancora una volta regala al lettore l’esito delle sue ricerche, sempre condotte con la scrupolosa scientificità che la connota, avviatesi dalla curiosità di indagare su alcuni dolci tipicamente siciliani presenti in altre aree regionali della nostra penisola. Un dolce affresco che si fa cultura raccontata del nostro far parte di quella koinè mediterranea che ha saputo assimilare quanto giunto da lontano ha reputato valido. La disamina prende l’avvio dalle “minne di vergini”, non impudiche ma sacre, sottolinea l’autrice, in riferimento alla sacralità del femminile nella sua capacità di dar la vita. Dolci che sotto altre forme e altre denominazioni sono presenti in tutto il meridione fin nell’Abruzzo. Certamente l’estensione del regno delle Due Sicilie ha facilitato la circolazione di usanze nei propri territori, ma i confini non sono mai state barriere insuperabili. Così si spiega la presenza di dolci di chiara matrice siciliana fino a Guardiagrele. Se la composizione dell’impasto e la coreografia estetica rimangono simili talvolta avviene che “le sise delle monache” si trasformino in tre collinette. Chissà perché, si chiede l’autrice»
Ma torniamo alle “impudiche paste”, queste sono presenti in tutte le pasticcerie d’Italia e in particolare in Sicilia, in Campania, in Calabria, in Abruzzo, nel Lazio … in quasi tutte le regioni italiane c’è un dolce a forma di piccolo seno c’è chi la chiama cassatina, cassatella, minna, delizie, pupazza frascatana, paste gioisane, dolci della sposa, ‘nfrennula, bocca di dama, tette delle monache, sospiri, sise delle monache .. e così via..
Ad esempio in Campania mi vengono in mente le delizie di limone della penisola sorrentina, le cassatine napoletane che si mangiano soprattutto nel periodo di Natale.
«…di virgini, tette delle monache, sospiri, minnuzzi di Sant’Agata….in diverse parti d’ Italia sono diffusi pani e dolci cerimoniali realizzati in forma di mammella: a volte derivano da antiche reminiscenze di culti pagani, altre volte dalla devozione a santi e sante ( come S. Agata), altre volte ancora vengono realizzati come segno benaugurale» si legge nell’introduzione del libro della Oliveri.
Bellissimo il termine impudiche… da dove è tratto? Lo spiega l’Autrice nella introduzione.
Tra le impudiche vi è la minna di Sant’Agata, una morbida semisfera con protuberanza che lascia poco spazio alla fantasia, ma di certo non fa venire in mente non pensieri monastici. Eppure queste minne erano deliziosi dolci preparati dalle monache nei conventi. Chi le chiama così: «impudiche paste delle Vergini» è Don Fabrizio il protagonista del «Gattopardo» che si chiede anche «come mai il Santo Uffizio, quando lo poteva, non pensò mai di proibire questi dolci?»…
«Con buona pace di Don Fabrizio, protagonista del Gattopardo, le paste dolci in forma di seno non sono “impudiche” ma sacre: rimandano ad un universo ancestrale, sospeso tra sacro e profano perché nella maggior parte delle religioni antiche l’immagine della mammella veniva collegata a un primordiale principio di vitalità e nutrimento e ad un augurio di prosperità e abbondanza…» scrive Maria Oliveri,
É straordinario come partendo da dolci l’Autrice intraprende preziosissimi collegamenti con la storia, la mitologia, la letteratura, l’archeologia e la religione. In questa Italia dove il legame tra i dolci e i riti è davvero profondo Maria Oliveri ci accompagna in quelle embricate radici che hanno prodotto la nostra originale identità.
E devo dire la verità questo libro l’ho letto prima di andare in stampa perchè l’Autrice, cara amica, mi ha onorato di scrivere una nota…
MARIA OLIVERI
Appassionata di arte e storia, ha conseguito la laurea magistrale in filosofia nel 2001 all’Università degli studi di Palermo. Ha collaborato con varie riviste cartacee e digitali come Sapori di Sicilia, Il genio magazine, Buongiorno Palermo, La camera dello Scirocco e Balarm. Ha pubblicato I segreti del chiostro, Il Genio editore (2017) e In Santa Caterina (2019), Il Genio editore in collaborazione con il fotografo P. Araldi. Ha partecipato al volume collettivo Palermo. Gente, culture e cucina, Villaggio letterario (2022), a cura di A. Russolillo e S. Favarò. Ha curato il catalogo con contributi collettivi Sacra et pretiosa Cerae, Il genio editore (2022) insieme alla prof.ssa N. Oliveri. Ha partecipato con diversi contributi insieme ad A. Russolillo al volume collettivo Lipari. Gente, culture e cucina, Villaggio letterario (2023) a cura di M. C. Martinelli e al volume collettivo Tra amiche , Les Flaneurs (2023) a cura di I. Margarese.