Il 31 Gennaio alle ore 17.30 a Palazzo Migliaresi al Rione Terra dio Pozzuoli, si è avuto un incontro sul tema del Bradisismo flegreo organizzato dall’Osservatorio tutela ambiente salute e territorio e dal comitato Free-Pozzuoli.
Per gli aspetti prettamente scientifici, oggetto di questo articolo, sono intervenuti: il professor Emerito di Vulcanologia della Federico II Giuseppe Luongo già Direttore dell’Osservatorio Vesuviano; il professor Mauro Di Vito Direttore dell’osservatorio Vesuviano (INGV sede di Napoli) dall’agosto 2022; il professor Giuseppe De Natale già direttore dell’Osservatorio Vesuviano (INGV sede di Napoli) e il professor Claudio Scarpati (Vulcanologo – Distar Università Federico II di Napoli)
Dopo l’introduzione di Ciro Di Francia che ha promosso l’incontro, Il Prof Di Vito ha avviato le relazioni scientifiche con una ampia panoramica sul fenomeno evidenziando le varie fasi sia di bradisismo discendente che di quello ascendente degli ultimi 2000 anni. Dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano (15000) sono state riconosciute numerose eruzioni medio – piccole di cui l’ultima è avvenuta con il Montenuovo nel 1538. Prima di quest’ultima si è avuto un sollevamento del suolo di circa 15 m in pochissimo tempo. Di Vito ha sottolineato come Pozzuoli sia costruita su due livelli con la presenza del cosiddetto “terrazzo della Starza” sollevato di circa 50 m. rispetto all’area portuale e come esso sia stato in passato raggiunto dal mare a causa delle fasi di bradisismo discendente. Inoltre lo studioso ha fatto riferimento agli evidenti fori di Litodomi sulle colonne del Serapeo e di come segni analoghi siano stati individuati in altri luoghi flegrei, attraverso cui è stato possibile capire fin dove il mare si sia inoltrato. Il Prof Di Vito ha anche sottolineato come sul sito dell’Osservatorio Vesuviano sia possibile individuare numerose informazioni, ad esempio i dati sulla sismicità (non solo flegrea). Inoltre sul sito vengono pubblicati e archiviati i bollettini liberamente scaricabili circa l’andamento del bradisismo.
(E’ possibile leggere un mio articolo sul sito dell’Osservatorio Vesuviano al seguente link https://www.quicampiflegrei.it/2021/11/22/il-nuovo-sito-dellosservatorio-vesuviano-uno-strumento-utile-per-tutti/ )
Il Prof Di Vito ha inoltre sottolineato come sia possibile collaborare con l’ente di ricerca in caso di scosse sismiche, con opportune segnalazioni che aiutano i tecnici a valutare la loro propagazione.
Il Prof Luongo ha introdotto il suo intervento ricordando che dalle perforazioni fatte diversi anni fa (nella zona di S.Vito ndr), a circa 3 Km di profondità si siano registrate temperature di circa 400°C Ha illustrato come, per il bradisismo flegreo ci siano più modelli interpretativi: cosa c’è all’origine delle deformazioni del suolo e della sismicità? I dati certi, ovvero i capisaldi sono molto deboli e inducono a diverse ipotesi. Uno dei modelli ipotizza che da una sorgente profonda affluisca del magma verso l’alto in un serbatoio posto presumibilmente a circa 8 km. Esso sarebbe sotto uno spessore di rocce carbonatiche sopra le quali ci sarebbe un serbatoio idrotermale sede dei terremoti e delle deformazioni del suolo in superficie per afflusso dal basso dei gas volatili. Un altro modello descrive la presenza di un Sill (magmatico) posto a circa 4 Km di profondità, in grado di generare sia la deformazione del suolo, sia terremoti quando si verifica un aumento della pressione verso l’alto.
Un altro modello descrive la presenza di celle convettive piccole e grandi (flussi caotici) mentre secondo un ulteriore modello, la deformazione del suolo determina un sollevamento centrale e una sua subsidenza laterale testimoniata da evidenti markers archeologici. (Vedi Baia sommersa)
Ciò che sembra accomunare i modelli interpretativi è che la deformazione recente sia attribuibile ad una “piastra” situata alla profondità di circa 3 Km.
Lo scienziato ha sottolineato come le divergenze in campo scientifico non sono negative ma che sia necessario approfondire gli studi sui fenomeni in atto per avere più dati certi e per poterne elaborare un modello quantitativo.
Il Prof De Natale ha illustrato l’andamento della sismicità con la crisi dell’82-84, ben superiore a quella registrata negli ultimi anni. Tuttavia da diverso tempo, si è registrato un incremento della stessa rispetto ai primi anni di quest’ultima fase di sollevamento ( iniziato circa nel 2005 ndr); lo scienziato ha evidenziato come in un suo lavoro (e di altri) del 2017 si ipotizzava un incremento della sismicità con l’approssimarsi della deformazione al livello massimo raggiunto nel 1984.
De Natale ha inoltre illustrato come si sia voluto effettuare uno studio sulla resistenza delle rocce alle sollecitazioni per cercare di capire fin dove sia possibile la deformazione del suolo senza che avvenga alcuna eruzione Tale studio ha il limite di non poter riprodurre le temperature reali a cui sono sottoposte le rocce nella crosta e che quindi tale studio abbia valore relativo. Le alte temperature modificano il loro comportamento perché esse si adattano più facilmente alle sollecitazioni permettendo una duttilità maggiore rispetto agli esperimenti effettuati in laboratorio.
Nel suo intervento il Prof Scarpati ha fatto una descrizione delle eruzioni dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano che hanno sconvolto l’area flegrea e non solo. Tali sono fenomeni sono rari ma non impossibili pertanto devono essere studiati per capirne meglio i meccanismi. Il Professore ha anche sottolineato che l’area di emissione del Tufo Giallo Napoletano possa essere stata nella zona tra Agnano e Bagnoli come invece quella relativa all’Ignimbrite Campana possa essere stata a Quarto. Ciò si evincerebbe da alcuni ritrovamenti di litologie di origine prossimale. Tuttavia tali sono solo ipotesi in quanto il sistema è fortemente collassato in entrambe le eruzioni data la loro elevata energia.
Il prof Scarpati ha voluto ricordare come nei Campi Flegrei quasi tutte le eruzioni abbiano avuto carattere esplosivo. Il disequilibrio ha origine nel sottosuolo con un’esplosione in grado di proiettare in alto il materiale che raggiunge l’atmosfera per poi ricadere per gravità sulla superficie.
Una volta ritornato a terra esso può dar luogo ai cosiddetti flussi piroclastici estremamente pericolosi e distruttivi. C’è da sottolineare che se il materiale piroclastico dovesse incontrare falde acquifere subirebbe una seconda esplosione; in questo caso le eruzioni sono definite freato – magmatiche.
In quest’incontro si è fatta quindi una panoramica ampia ma ovviamente non completa dello stato dell’arte nella ricerca scientifica, attraverso più punti di vista in base ai diversi campi di ricerca e studi degli scienziati intervenuti. Il lettore può ulteriormente informarsi attraverso altri documenti: il sottoscritto per esempio ha intervistato il Prof De Natale qualche mese fa, si può leggere il documento attraverso il seguente link https://www.quicampiflegrei.it/2022/05/24/bradisismo-cosa-succede-nei-campi-flegrei-intervista-al-professor-giuseppe-de-natale/
e può vedere la registrazione di un confronto tra il Prof Luongo ed il Prof De Natale da me promosso e moderato attraverso il seguente link https://www.facebook.com/casamehari/videos/1475608449541278
entrambi contributi utili per meglio comprendere il bradisismo flegreo