La peste è nera come la notte, ingloba una paura antica legata alla morte, ai fantasmi invisibili che come serpi velenose cingono i corpi e li annientano lasciando che il male, quello più oscuro li finisca.
È difficile leggere La notte si avvicina dopo essere sopravvissuti a una tragedia epidemica di portata globale, dove le nostre priorità quotidiane hanno cambiato colore.
Tutti noi ci siamo denudati delle certezze raggiunte, violati in ogni rapporto sociale, costretti nostro malgrado, a chiuderci nei nostri covi, sperando di rivivere la “normalità”.
Nel romanzo di Loredana Lipperini il senso della morte corrode la linfa che alimenta i sogni, e li trasforma in incubi in cui le vite narrate prendono corpo.
Le donne protagoniste del racconto non si riconoscono nei modelli classici, ma invertono i parametri edulcorati dalla sapiente arte figurativa, e si trasformano in streghe, esseri malefici per natura, dominatrici e maligne.
L’ambientazione è con certezza un elemento fondante, un paese noioso e sonnacchioso, dove lo spazio abitativo forma il palcoscenico su cui recitare drammi profondi. La sagoma di una fiamma perpetua illumina l’atmosfera gotica del villaggio, prigioniero di false dicerie e crudeli rivendicazioni, il tutto permeato dalla presenza di un organismo invisibile a occhio nudo, ma molto pericoloso.
Maria, Chiara, Saretta forma una triade al femminile, schiacciate dall’ombra del germe che ammazza senza pietà alcuna. Le chiacchiere, i pettegolezzi, le bugie, le false confessioni perdono valore, ogni individuo in paese tiene bocca e occhi serrati per impedire al morbo di estendersi.
Nessuno è esente, la scure della maledizione punirà tutti senza distinzione, come l’incendio finale che sancisce l’epilogo di questa tragedia.
Sebbene la scrittrice rilevi che questo romanzo è stato scritto nel 2016, non ci lascia indifferenti che la pubblicazione avvenga nell’anno legato al Covid-19, lo scopo semmai è quello di rilevare la ciclicità di alcuni eventi pandemici, e di come gli esseri umani neghino la possibilità della diffusione di una nuova peste. Eppure è così.
Le stelle che illuminano il cielo sono le uniche testimoni che nonostante tutto non perdono il brillio, non mutano e puntellano lo spazio che ci sovrasta fiduciose nel domani, granitiche portatrici di luce.