Domani 27 novembre alle ore 10.30 presso il Museo Archeologico dei Campi Flegrei verrà presentato nell’ambito della manifestazione Vivere i Campi Flegrei “Geoswim: mappare le coste del Mediterraneo. Uno sguardo alle coste vulcaniche” a cura dei proff. Stefano Furlani, Fabrizio Antonioli, Pietro Aucelli, e Gaia Mattei.
La metà del perimetro del Mar Mediterraneo è interessato da coste rocciose; oltre 25.000 chilometri di scogliere a picco, grotte, anfratti e calette incastonate tra promontori rocciosi che formano un paesaggio ricco di bellezza e interesse scientifico.
Il rilevamento di queste coste però presenta non pochi problemi: la notevole pendenza delle falesie costiere e le difficoltà di accesso hanno ridotto, fino a pochi anni fa, la possibilità di condurre studi estensivi.
Negli ultimi anni si sono rese disponibili nuove tecnologie, come i droni aerei e subacquei, che hanno permesso di raccogliere agevolmente dati in maniera veloce, precisa e soprattutto senza dover arrampicarsi sulle pareti verticali.
Ancora più interessante però è l’approccio messo a punto alcuni anni fa nell’Adriatico settentrionale: si tratta del programma Geoswim, un metodo nato con scopi sia sportivi che scientifici, in cui si cerca di abbinare la raccolta di dati strumentali avanzati, come fotografie e parametri chimico/fisici, con l’osservazione diretta delle coste. E la cosa peculiare e allo stesso tempo innovativa è che questi rilievi vengono condotti interamente a nuoto, con maschera e pinne, e con il supporto di un “barchino” dove vengono alloggiati gli strumenti di ricerca.
Geoswim, partito nel 2012 con il rilievo a nuoto in solitaria delle coste dell’Istria e del Golfo di Trieste, approda ora, dopo quasi 560 chilometri di rilievi in oltre 20 aree del Mediterraneo, nei Campi Flegrei, per studiare le caratteristiche geomorfologiche ed ecologiche delle sue pareti costiere e studiare la loro evoluzione passata, i processi erosivi a cui sono sottoposte oggigiorno, e la loro possibile evoluzione futura.
Stefano Furlani, professore di Geografia Fisica e Geomorfologia dell’Università di Trieste, ideatore di questo programma spiega che “le coste rocciose sono state studiate quasi sempre in maniera puntuale, a causa delle difficoltà logistiche”. Aggiunge che “con Geoswim, ho voluto proporre un approccio di rilevamento in continuo di questi tratti di costa, osservando e misurando ogni centimetro di litorale, mappando grotte, archi costieri e qualsiasi forma costiera significativa. I dati costituiscono un archivio unico, che un giorno servirà a comparare le differenze tra quanto osserviamo oggi e le coste del futuro”.
L’area dei Campi Flegrei, unica per le sue ricchezze sia geologiche che archeologiche, rappresenta un contesto adatto a rilievi di questo tipo, soprattutto in corrispondenza dei tratti rocciose, come l’isola di Nisida, o il Monte di Procida.
A proposito della campagna nei Campi Flegrei, il professore aggiunge che “le coste vulcaniche hanno l’indubbio fascino della loro origine legata ai rigurgiti interni della terra, i vulcani, e, grazie alle caratteristiche delle rocce che le compongono e le forme presenti grazie al rimodellamento ad opera del mare, costituiscono un prezioso bagaglio per studiare la loro evoluzione morfologica, la possibilità che si manifestino fenomeni franosi, fino ai problemi connessi con le variazioni del livello del mare. Riguardo quest’ultimo punto, la velocità con cui si manifestano i ben noti fenomeni bradisismici nell’area flegrea la rende quanto mai interessante per i geomorfologi e i geoarcheologi”.