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LA STELLA NERA, ovvero come la magia può cambiare le sorti del mondo

Scritto nel 2017, LA STELLA NERA di Gary Lachman (edizioni TLON) ha un sottotitolo per molti versi intrigante e, nello stesso tempo, inquietante: Magia e potere nell’era di Trump.

A tanti ciò farà storcere il naso, ritenendo improprio e fantasioso l’accostamento tra politica e magia. Eppure chi è avvezzo a tematiche umanistiche e psicologiche sa benissimo che quando si parla di magia non ci si riferisce soltanto a quella disciplina fatta di formule, simboli, filtri e rituali il cui fine consta nel catalizzare in terra le energie universali e le entità soprannaturali per risvegliare il potere divino che alberga nell’uomo e collaborare con lui alla realizzazione dei suoi più reconditi desideri.

La magia di cui si parla nel libro e che, stando all’autore, ha consentito a Trump di diventare prima uno degli uomini più ricchi del mondo –  a riguardo Lachman pone comunque dei dubbi sulla liceità della ricchezza del tycoon e i metodi utilizzati per arricchirsi – e successivamente assurgere alla Casa Bianca, deriverebbe dalla capacità di Trump di saper pensare in positivo e gestire il proprio pensiero al fine di accrescere la stima in se stesso e sottomettere la massa mediante l’utilizzo dei media di cui è proprietario, convinto di essere in grado di poter realizzare tutto ciò che desidera tanto da riuscirvi davvero – la Trump Tower che svetta nel cielo di New York è l’emblema del suo successo.

La credenza di Trump nel potere del pensiero positivo deriverebbe dall’aver frequentato fin da ragazzo insieme alla famiglia la chiesa del pastore protestante Norman Vincent Pale le cui prediche vertevano sulla necessità dell’individuo a imparare a pensare in positivo e in grande per garantirsi una vita agiata e ricca di successi.

Tali teorie erano il fondamento del pensiero filosofico di un altro scrittore americano coevo di Pale Napoleon Hill i cui libri sono tuttora disponibili nelle librerie. (In Italia uno degli assertori del potere del pensiero positivo fu Amadeus Voldben, pseudonimo di Amedeo Rotondi, che però, a differenza di Pale e Napoleon Hill, puntava al bene interiore dell’individuo anziché a quello materiale essendo convinto che dalla serenità dell’anima derivassero la sanità del corpo e un’esistenza tranquilla.)

Se sulla carta imparare a pensare in positivo e in grande sarebbe alla portata di tutti, farlo realmente non è da tutti. Come abbiamo visto Trump fu educato a fare ciò fin da ragazzino frequentando una comunità dove la guida spirituale, Pale, non faceva altro che diffondere ai propri accoliti il verbo del cosiddetto “vangelo del pensiero positivo”.

Tra i tanti nomi di autori le cui opere sono legate allo studio della tradizione, mettondo in risalto il potere del pensiero positivo e come svilupparlo, nel testo si cita anche il mago nero Aleister Crowley il cui pseudonimo era La Bestia. La scelta di tale citazione è dovuta al fatto che uno degli assiomi strutturanti il pensiero di questo ambiguo personaggio, secondo l’autore, era in sintonia con le idee promulgate di Pale: fai ciò che vuoi sarà l’unica legge.

Ed è quello che avrebbe fatto Trump mettendo in pratica, nel corso degli anni, gli insegnamenti di Pale e di altri divulgatori del pensiero positivo, o Nuovo Pensiero, grazie all’aiuto di personalità quali Steve Bennon, introdotte nel mondo del cinema e della televisione, capaci di creare e diffondere messaggi in grado di influenzare l’opinione pubblica a favore di Trump al punto di farlo eleggere, contro ogni pronostico, Presidente degli USA, incoronandolo di fatto come l’uomo più potente del mondo.

Ed è a proposito del trasferimento dalla vita privata a quella politica dell’attuazione del pensiero positivo che il libro diventa inquietante.

Analizzando l’azione politica di Trump, l’autore mette in risalto che la formazione culturale del tycoon si sposa con quella di Putin –  non a caso all’epoca in cui Trump era Presidente i due sembravano andassero d’accordo – che tra i suoi consiglieri ha il filosofo Dugin il cui pensiero non soltanto è strutturato su fondamenti tradizionalisti e razzisti come lo è quello di Trump e dei suoi consiglieri, ma, prevedendo il ripristino di quello che Dugin identifica come “ordine naturale”, intimamente legato al tradizionalismo da cui sorsero il nazismo e il fascismo e su cui sono strutturati tutti i sistemi conservatori, non solo contempla la lotta a qualunque tipo di modernità e  diversità incluse quelle sessuali, ma anche il ripristino geopolitico di quello che un tempo era l’impero russo. Al pari di Mussolini che sognava la realizzazione di un nuovo impero romano e di Hitler che sognava invece il rispristino di quello asburgico.

Sarebbe stato proprio il pensiero di Dugin a influenzare la politica internazionale di Putin determinando nel 2014 l’intervento delle truppe russe in Ucraina per sedare la rivolta di Kiev, dando il pretesto allo zar di annettere la Crimea alla Russia, spostando sempre più verso oriente i confini nazionali. Tale spostamento non rappresenterebbe solo l’inizio del rispristino geografico del vecchio impero russo, ma la base per la realizzazione di un’eurasia, una commistione tra Europa e Asia di cui la Russia sarebbe il fulcro centrale, così come gli USA lo sono per l’occidente. E dunque ripristinare il conflitto del duopolio mondiale USA – RUSSIA dopo che la caduta del muro di Berlino aveva di fatto posto gli USA in una condizione di preminenza planetaria rispetto al Cremlino.

La lettura del testo di Lachman non solo serve a comprendere come sia stata possibile l’ascesa di Trump alla Casa bianca, ma aiuta a farsi meglio un’idea di quanto sta oggi avvenendo in Ucraina e delle pericolose ripercussioni che il conflitto in corso potrebbero avere a livello mondiale.

Il libro non soltanto ci illumina sul potere del pensiero e dunque, su quanto sia importante imparare a pensare in positivo e a gestirlo. Ma anche quanto può essere pericoloso quando viene utilizzato da fanatici che, avendo un ego smisurato e privi del senso della misura, possedendo i mezzi per sviluppare e diffondere il proprio credo, non si fanno scrupoli di portare il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare in quanto, nella loro allucinante visione fondamentalista, ogni distruzione preclude a una rinascita di un nuovo ordine rifacentesi all’antica tradizione.

C’è da chiedersi quale nuovo ordine potrebbe sorgere dalle ceneri di un conflitto atomico da cui non risulterà nessun vincitore ma solo vinti, morte e distruzione!?

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Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
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