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Lacco Ameno, a Villa Arbusto mostra di Giuseppe Simon Patalano, in arte Bolivar

abato 25 giugno, a partire dalle ore 18, apre al pubblico la mostra “Bolivar espressionismo e potenza”, promossa dal Comune di Lacco Ameno in collaborazione con il Circolo Georges Sadoul di Ischia, all’interno di un progetto culturale che riporta il patrimonio artistico isolano all’attenzione del grande pubblico. 
Dopo il successo delle esposizioni dedicate, tra gli altri, a Michele “Peperone” Petroni e Antonio Macrì, Villa Gingerò, nel complesso museale di Villa Arbusto, ospita fino al prossimo 25 luglio un affascinante percorso di riscoperta dedicato alla produzione artistica di Giuseppe Simon Patalano, in arte Bolivar.
Uomo dalla vita avventurosa e artista di rara potenza pittorica, Bolivar è stato a più riprese definito “astrattista”, “impressionista”, “espressionista”;  tutte definizioni che hanno cercato di cogliere l’essenza più intima della sua urgenza espressiva, alle quali però l’uomo ha sempre opposto una semplice constatazione, figlia del saggio pragmatismo isolano: “io sono un muratore“.

Nato nel 1901, agli albori del secolo, Bolivar si inserisce in quella breve ma incandescente stagione artistica che, a partire dal dopoguerra, vede Forio d’Ischia sede privilegiata di un ambiente cosmopolita animato da personalità della letteratura come Auden e Capote, Moravia e Morante; della pittura come Bargheer e Gattuso, Gilles e Pagliacci; della poesia e della critica letteraria come Ingeborg Bachmann e Libero de Libero. 
La pittura, verso cui è spinto dall’artista svizzera Lèlo Fiaux, che ne intuisce talento e forza espressiva, diventa specchio di una personalità complessa e inquieta, oltre che strumento di emancipazione e riscatto, anche terapeutico, da una sofferenza umana accumulata in quasi vent’anni di ospedale psichiatrico negli Stati Uniti.

Nella retrospettiva a Villa Arbusto trenta dipinti che raccontano l’intera parabola dell’artista: dai primi quadri astratti ai paesaggi dai colori scuri e minacciosi e in seguito più chiari e accesi, fino ai celebri ritratti “psicologici” (come amava definirli l’autore): solitamente brutali, grotteschi, senza alcuna retorica ma efficaci nel cogliere l’essenza intima e segreta del soggetto anche quando deformato in maniera drammatica. 
Opere grumose dalla tecnica materica e gestuale, tasselli di una personalità tormentata ma vitalissima, preziose finestre di un mondo interiore ricchissimo che si aprono allo sguardo del visitatore.

«Bolivar è stato un grandissimo pittore che solo l’insularità ha confinato in margini molto più stretti di quanto meritasse», spiega Massimo Ielasi, curatore della mostra. «La selezione dei lavori ripercorre tutta l’evoluzione personale, oltreché artistica, di uno dei talenti più potenti che abbia espresso il nostro territorio. Il suo nome è noto tra gli addetti lavori ma la mostra è dedicata soprattutto ai più giovani, a quelle generazioni che non ne conoscono la vitalità, il linguaggio e un vigore pittorico davvero fuori dal comune». «Tutti i colleghi del suo tempo – continua il curatore  – lo hanno amato. Così come quelli che sono venuti dopo. Aldo Pagliacci, suo contemporaneo, ne ha lodato l’arte in un mirabile scritto che leggeremo proprio il giorno dell’inaugurazione della mostra. L’ambizione è quella di spingere i nostri amministratori a costituire un Museo civico dell’isola d’Ischia; senza questa realtà, la traccia lasciata dalla gran parte degli artisti locali finirà per scomparire». 

«Questa mostra è l’omaggio a un grande artista isolano che ha saputo raccontare se stesso e il suo tempo con passione e un linguaggio personalissimo, ma non è solo un momento celebrativo» ha spiegato la vicesindaca Carla Tufanoassessore alla Cultura. «L’esposizione rappresenta un ulteriore passo che l’Amministrazione di Lacco Ameno compie per trovarsi pronta davanti alle sfide culturali e turistiche che attendono il territorio; un’opportunità di confronto e di stimolo di idee per costruire il futuro partendo dal suo passato, da ciò che siamo stati. E’ la filosofia che anima costantemente ogni progetto di rilancio del nostro paese, del Museo archeologico Pithecusae e di tutto il complesso di Villa Arbusto. Per questo vorrei ringraziare tutte le Istituzioni, le associazioni e le persone che hanno collaborato per la realizzazione della mostra, in particolare Massimo Ielasi, che ne è l’ideatore e il curatore, Bruno Macrì e Salvatore Basile per il prezioso apporto di competenza, entusiasmo e professionalità». 

Bolivar espressionismo e potenza è una mostra a ingresso libero.
E’ visitabile tutti i giorni negli orari di apertura del Museo archeologico Pithecusae.
Per info: www.pithecusae.it
tel. 081  99 61 03


Note biografiche 
Giuseppe Simon Bolivar Patalano, nasce a Forio nel 1901.

Decimo di quattordici figli di Luigi Patalano, giornalista e scrittore di idee mazziniane e anticlericali, cui si deve, tra l’altro, la prima costruzione dell’edificio che poi diverrà La Colombaia, residenza isolana di Luchino Visconti. 
Dopo le prime due classi dell’Istituto Nautico di Procida, si imbarca giovanissimo come mozzo su diverse navi mercantili alla volta di India, Cina, Hong Kong. 
Su consiglio di un fratello di stanza a Providence, salpa da Venezia alla volta degli Stati Uniti. Sono gli anni della Grande Depressione, che come un buco nero inghiottisce vite e destini, compresi quelli  di Giuseppe Bolivar. L’uomo viene rinchiuso nel 1934 in un ospedale psichiatrico e lì rimane, ininterrottamente, per quasi un ventennio.
Nel 1951, estradato dagli Usa, torna in Italia, a Forio, suscitando lo sgomento dei fratelli che si erano ormai abituati all’idea della sua scomparsa, probabilmente della sua morte, escludendolo dall’asse ereditario. 
Il ritorno nella sua terra natia, alle soglie dei cinquant’anni, è il momento della vita in cui Patalano scopre la sua dimensione d’artista. Comincia a dipingere per necessità, salvo esser poi notato da una famosa pittrice svizzera, Lèlo Fiaux, che lo indirizza al figurativismo. Nell’ ambiente cosmopolita di quegli anni conosce due scrittori di fama internazionale W.H.Auden ed Alberto Moravia e chiede a entrambi di posare per un ritratto, ricevendone naturalmente l’approvazione entusiasta. 
Ma la persona cui Patalano dedica la maggior parte delle sue opere è Maria Maddalena, tenace donna di Panza, frazione contadina di Forio, che lo segue negli anni della sua maturità, accudendolo amorevolmente e proteggendolo dai suoi stessi incubi.
Muore nel 1981, lasciando in eredità una gran quantità di opere e, soprattutto, la sua autobiografia “Bolivar”, scritta e pubblicata in inglese nel 1977, quattro anni prima della sua scomparsa, su incoraggiamento dell’amico poeta Auden. 

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Redazione
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