Immagina un mondo politico che chiude con le vecchie regole, e che inventa un nuovo modo di far circolar le idee, muovendo energie e spazi secondo chiavi di azione anomale.
Il romanzo LA RE-PUBLICA pone l’accento sulla fase di un rinnovamento politico, che lambisce i contorni della fantasia distopica. Siamo nel 2063, i palazzi del potere a Roma vivono una nuova stagione, con l’elezione del Presidente della Repubblica. All’ombra del cupolone si svolge però un’azione traversa, che cerca di dare l’avvio a un processo di restaurazione di un movimento politico, il cui interesse è di ristabilire all’ascesa al potere di una monarchia assoluta. Al centro i foschi interessi che dipingono la scenografia del Parlamento italiano, le cui sfumature racchiudono quel vago senso di disorientamento che lancia una simile idea.
Il libro di esordio di Giuseppe Porcaro, giovane studente federiciano di soli 20 anni, illustra la possibilità che vede il nostro Belpaese al centro di una rivoluzione al contrario, il cui principio cardine è nel sovvertire gli ideali di libertà e democrazia, sostituendoli con quelli anacronistici di un assolutismo governativo.
I protagonisti seguono i disegni di una Roma monumentale, e percorrono destini paralleli condividendo calici di totale indifferenza, restituendo il disordine morale e spirituale, senza l’ombra di un pentimento.
Le alte cariche del governo cercheranno invano di scoprire l’origine di un violento attentato, ai danni della sede del partito del Progresso Liberale, e sarà la scintilla grazie alla quale si aprirà un acceso dibattito.
L’epilogo del romanzo rimetterà tutte le carte in gioco, seguendo la fitta ragnatela del potere.
Con ritmo e utilizzando un registro linguistico semplice ma arguto, il novello scrittore esibisce la prima trasposizione immaginativa del singolare cosmo degli uomini che guidano le intricate maglie della supremazia politica. Un assaggio di un futuro prossimo ma non troppo.