Controluna Edizioni, casa editrice non a pagamento, è riuscita ad affermarsi nello scenario editoriale italiano con la pubblicazione di più di 60 testi all’anno guadagnandosi così un posto di tutto rispetto in un settore non semplice data la concorrenza sempre più agguerrita dell’equivalente digitale.
Intervista al direttore editoriale Gloria Vocaturo
Direttore, come nasce il suo impegno in Controluna?
“La mia collaborazione è nata ad ottobre quando sono stata coinvolta dall’editore che aveva bisogno di un Direttore Editoriale. Ho abbracciato con entusiasmo e gioia l’impresa ma ho dovuto imparare tutto quello che riguarda l’editoria e l’editing di un testo, le norme editoriali, la creazione di una copertina, vero e proprio biglietto da visita di un libro…. Un grosso lavoro ma affascinante e coinvolgente”
Le donne “multitasking”, impegnate su più fronti contemporaneamente, sono diventate ormai una realtà affermata. Come riesce a conciliare questo impegno con tutti gli altri: il suo lavoro, le rubriche?
“Ci vediamo alla panchina, nei suggestivi vicoli della Napoli storica, La Musa del mese, presso Io ci sto, libreria nel quartiere Vomero di Napoli, il suo privato… Questo lavoro non ha orario; si lavora sempre. Quando un testo deve arrivare a conclusione si va ad oltranza, anche la sera, ad orario tardo. Bisogna rapportarsi con gli autori, seguirli ed anche loro hanno la loro vita ma…Si fa’, per passione, con tanta volontà e voglia di arrivare all’atto conclusivo: la pubblicazione”
Qual è l’aspetto che la coinvolge di più di questo suo nuovo ruolo?
“A parte quello tecnico dell’editing, ribadisco stimolante e del tutto nuovo per me, la scelta dei testi, la conoscenza degli autori, il contatto con loro, il rapporto che si viene a creare sono aspetti emotivamente molto coinvolgenti un arricchimento. Chiamarli per comunicargli di essere stati scelti è la vera e propria realizzazione di un sogno per gli autori emergenti poiché Controluna è una casa editrice non a pagamento. È un momento di gioia condivisa molto bello, è donare speranza, dar loro fiducia ed una spinta concreta verso il futuro, aiutarli a credere in sé stessi. Certo, per chi invece abbia già pubblicato è diverso, una conferma ma è sempre uno scambio positivo in un momento in cui sembra tutto lontano dalle sensazioni belle. Credo però che la scrittura occupi sempre un ruolo primario dentro di sé, È solo parte di me”.
L’abbiamo lasciata con due testi in forma poetica e “madrecentrici“, la ritroviamo oggi autrice di un romanzo dedicato a suo padre, “l’altra parte di sé?
“L’ho scritto durante il periodo pandemico, è un testo che mi ha accompagnata. Lui mi ha accompagnata. Era un grande uomo di fede. Mentre scrivevo quella stessa fede si è sedimentata dentro di me, è diventata una certezza, ma quando ero più giovane avevo spesso dei dubbi e lui mi diceva sempre “Capirai Gloria, un giorno capirai”. Aveva ragione. In questi anni ho sentito la presenza di Dio attraverso mio padre, il colloquio con mio padre è diventato il mio con Dio; gli aneddoti di famiglia, momenti di fede. Scrivendo, sola con me stessa, ho compreso il perché di tante cose. Tutto ha un disegno divino, come tutte le cadute che facciamo. Tutto è un’opportunità, anche la sofferenza. Mio padre era praticante, in fin di vita ha visto la Madonna. Lui non ne parlava come un illuminato ma la sua Fede era dentro di sé e noi la respiravamo”.
C’è qualche insoluto tra voi che la scrittura di questo testo l’ha aiutata a risolvere?
“No.Il nostro confronto, le parole “dette”, sono state l’incipit per capire le mie taciute solo perché io dovevo fare ancora il mio cammino ma che oggi, come diceva lui, ho compreso”. D’altronde, a noi bastava uno sguardo per capirci”
Scripta manent. È da qui che nasce il suo romanzo, dal timore che la memoria sbiadisca?
“Assolutamente no. Volevo recuperare alcune cose perché avevo bisogno di lui in un momento delicato e l’unico modo era scrivere di lui, con lui.”
A quando l’uscita in libreria?
“Autobiografia immaginaria di mio padre” è edito dalla Castelvecchi, uscirà a maggio. Adesso mi sentirò sola. Non scriverò più con lui la sera”.
articolo di Deborah Di Bernardo