Michelangelo Merisi, (Milano, 29 Settembre 1571 – Porto Ercole, 18 Luglio 1610) prende il nome di Caravaggio, probabilmente a causa dei genitori, nativi della città medesima. Di carattere burbero, violento, Caravaggio dipinse la sua breve vita, con la stessa intensità con cui dipinse le sue tele. Chiassoso, attaccabrighe, sfidava a duello chiunque non gli stesse a genio, litigava spesso ed era sempre ubriaco. In lui si adatta bene la frase: genio e sregolatezza. Deve la sua fortuna, oltre che al suo genio, al cardinale Francesco Maria del Monte, che gli offrirà un sontuoso appartamento in palazzo Madama, all’epoca proprietà del Vaticano, e alla nobile: Costanza Colonna, che sarà la sua protrettrice. A costoro, Caravaggio deve la sua vita anzitutto; in molti casi infatti, lo hanno tirato fuori da situazioni alquanto pericolose. Grazie alla loro influenza, Caravaggio ricevette molte commissioni, in diversi casi, ricevette dallo stesso cardinale, cospicue somme di denaro, per la realizzazione di molti famosi dipinti.
Nel 1606, a seguito di un omicidio da lui commesso, Caravaggio fu condannato a morte, quindi fuggì alla volta di Napoli, dove vi rimase otto mesi circa. Caravaggio, intraprenderà poi un percorso che lo condurrà sull’isola di Malta e in Sicilia, per poi ritornare a Napoli per altri nove mesi, nel 1610, poche settimane prima della sua morte, che avverrà in circostanze misteriose, a Porto Ercole. A Napoli, Caravaggio dipingerà tre meravigliose tele.
Caravaggio a Napoli: Le sette opere di misericordia
Quest’opera gli fu commissionata dalla confraternita del Pio Monte della Misericordia, che offrì all’artista ben 400 ducati, una cifra enorme. Il dipinto si trova ancora all’interno del complesso, sull’altare maggiore della cappella. L’istituzione nacque nel 1602 ad opera di 7 nobili napoletani, che decisero di mettere insieme il loro impegno economico, al servizio dei bisognosi. Nella tela, sono state dipinte le sette opere di misericordia che la confraternita ancora oggi esercita: dar da bere agli assetati, seppellire i morti, dar da mangiare agli affamati, visitare gli infermi, vestire gli ignudi, visitare i carcerati, alloggiare i pellegrini.
La flagellazione di Cristo
In origine, avrebbe dovuto essere collocata nella cappella della famiglia De Franchis, nella basilica di San Domenico Maggiore, tra il 1607 e il 1608, epoca in cui fu realizzata. Si trova attualmente nel museo di Capodimonte.
Il martirio di Sant’Orsola
E’ l’ultima tela dipinta dal pittore Lombardo, nel 1610, prima di recarsi a Porto Ercole, per sbrigare le pratiche che gli avrebbero condonato definitivamente la condanna a morte. Gli fu commissionata dal banchiere Genovese, Marcantonio Doria, la cui famiglia aveva per protrettrice proprio Sant’Orsola. Caravaggio la dipinse velocemente, aveva fretta di recarsi al più presto a Porto Ercole, quindi la espose al sole per farla asciugare prima, (chissà quali danni avrà riportato). Il dipinto si trova nella galleria del palazzo Zevallos. Il palazzo fu eretto in piena epoca di dominio Spagnolo, tra il 1637 e il 1639 da Cosimo Fanzago, su richiesta di Juan de Ceballos y Nicastro. Il palazzo fu poi venduto al ricco mercante d’arte Jan Van de Eynde, che ne fece una ricchissima galleria d’arte, che conservava meravigliosi dipinti, ora dispersi nelle varie gallerie del mondo.
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