Artemisia nacque a Roma, figlia primogenita del pittore Orazio Gentileschi è considerata la prima donna nella storia che ha vissuto artisticamente la pittura Barocca.
A dodici anni frequentando lo studio pittorico del padre, dimostra uno spiccato talento artistico.
Viene istruito un processo nel 1612 in seguito alla sua denuncia della violenza sessuale da Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva.
Agostino Tassi viene riconosciuto colpevole ma ne esce praticamente indenne, perché viene condannato all’esilio, mentre i Gentileschi subiscono pesanti condanne morali. Infatti Artemisia accetta di testimoniare sotto tortura per provare la sua verginità prima dello stupro, e viene sottoposta alla sibilla, un supplizio che consiste nel fasciare le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare, ma supera la prova.
Dopo il processo Artemisia viene fatta sposare con Pierantonio Stiattesi, pittore fiorentino, e si trasferisce a Firenze dove viene accolta presso l’Accademia delle arti del disegno: è la prima donna a ottenere questo prestigioso riconoscimento.
Importanti famiglie le commissionano quadri e stringe amicizia con personaggi illustri del suo tempo tra i quali Galileo Galilei che la stimava molto.
Di questo periodo fanno parte la Conversione della Maddalena e la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti ed una seconda versione della Giuditta che decapita Oloferne, conservata agli Uffizi.
Negli anni successivi si sposta da Genova a Roma e poi a Venezia.
Il periodo napoletano
Dopo il 1630 viene a Napoli dove rimarrà definitivamente e dove muore nel 1653.
Oggi la fama di Artemisia è grande, anche se, forse, per certi versi è più legata agli aspetti drammatici della sua vita e al coraggio dimostrato nell’affrontarli che ne hanno fatto un’icona femminista.
Artemisia racconta storie di donne coraggiose, pronte a lottare per dimostrare di esistere, per il diritto di esistere.
Ma anche se le sue donne sono le eroine della Bibbia, è facile cogliere dietro ogni volto quello dell’autrice.
Nel Duomo di Pozzuoli, al Rione Terra ci sono tre quadri di Artemisia Gentileschi commissionatele da Don Pedro de Toledo.
Tra il 1636 e il 1637, su commissione del vescovo Martín de León Cárdenas, furono realizzati dalla pittrice tre dipinti per il coro del duomo di Pozzuoli insieme ad altri due quadri: San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli e Santi Procolo e Nicea e l’adorazione dei Magi.
Un convegno a Pozzuoli
Il 22 giugno 2017, presso presso L’Associazione per il Meridionalismo Democratico in Piazza della Repubblica, 78 Pozzuoli, si è tenuto il convegno “Artemisia Gentileschi, donna, vittima, vendicatrice” –
Incontro con Anna Abbate, archeologa e Antonio Isabettini, maestro d’arte sulla figura della pittrice barocca Artemisia Gentileschi.
Il convegno, faceva parte di una serie di incontri organizzati in vari luoghi di Pozzuoli dal maestro Antonio Isabettini e la sottoscritta che hanno toccato vari temi.
Nel convegno del 22 giugno abbiamo voluto parlare della figura di questa pittrice e della sua vicenda umana.
Durante il convegno hanno dato voce ad Artemisia l’operatrice culturale Gabriella Romano che ha letto una lettera confessione di Artemisia e Luisa de Franchis ha recitato tre sue poesie che avevano come oggetto il tema del convegno.
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