Di Peppe D’Isanto, fondatore e titolare dell’omonimo negozio di strumenti musicali a Pozzuoli, in Via Pergolesi, scomparso da poche ore dopo aver lottato come un leone per oltre due anni contro un male incurabile, sono tanti i ricordi che porterò per sempre con me. Per lo più tutti legati alla comune passione per la corsa. Ma due in particolare mi resteranno per sempre nel cuore…
Diversamente da me che corro da quand’ero ragazzo, alla corsa Peppe si avvicinò in tarda età e mai avrebbe immaginato, come lui stesso ammise una volta mentre chiacchieravamo, di appassionarsi in maniera maniacale come poi avvenne.
Abitando nello stesso viale, spesso capitava che la mattina presto o la sera, andando o tornando da lavoro, Peppe mi incrociava mentre correvo insieme a un amico, a volte sotto il diluvio o con temperature rasenti lo zero. In quell’occasione candidamente ammise da par suo – Peppe era una persona sincera, se doveva dirti una cosa te la diceva senza farsi tanti problemi “perché il parlare chiaro è fatto per gli amici” – che quando ci incrociava ci reputava dei pazzi!
Quando poi anche lui incominciò a correre e a sua volta non riusciva a farne a meno, andando in ansia se era costretto per forza maggiore a dover saltare un allenamento, con la sincerità che lo contraddistingueva mi disse: “Giarri, ora capisco perché uscivate anche se diluviasse o si gelasse: io quando non corro mi sento male!”.
Nel giro di pochi anni, Peppe ha fatto tante gare in Italia e oltre confini, sempre in compagnia di sua moglie Rita che lo seguiva come un’ombra, chiudendole tutte in maniera più che dignitosa per un amatore. Ricordo con particolare simpatia il suo arrivo alla maratona di Firenze del 2016: non appena tagliò il traguardo, Rita gli andò incontrò e lo baciò sulle labbra. In quell’attimo il viso stanco di Peppe si illuminò di felicità.
L’altro momento che porterò sempre con me risale a poche settimane fa. Da amici runner avevo saputo che la sue condizioni si erano aggravata per cui decisi di andarlo a trovare. Mi accolse sulla sedia a rotelle, con quel suo inconfondibile sorriso che ti faceva capire quanto gradisse la tua presenza.
Mentre parlavamo della corsa, rinverdendo con allegria e nostalgia i tanti bei momenti vissuti insieme, a un certo punto si fermò, mi fissò e, diventando improvvisamente triste, disse: “Giarri, io non sono uno stupido!”. “Lo sappiamo”, risposi senza aggiungere altro, comprendendo a cosa si riferisse.
Peppe era consapevole di quello che lo attendeva, tuttavia non l’ho mai sentito lamentarsi o imprecare contro la vita o Dio. Fino all’ultimo ha combattuto contro il male con la stessa grinta con cui affrontava le gare. Il suo rammarico più grande, mi confidò quella mattina, era di non poter continuare a occuparsi a tempo pieno del negozio e che i nipotini lo vedessero in quelle condizioni. Ad addolcirne l’amarezza, il pensiero di aver saputo trasmettere ai figli Anna ed Enzo la passione e il senso di responsabilità per l’attività commerciale che negli anni aveva realizzato e sviluppato, facendola diventare un punto di riferimento per quanti amano la musica, non solo a Pozzuoli e nella zona Flegrea, ma, grazie all’e commerce, in tutta Italia.
Conoscendolo, sono sicuro che a quest’ora Peppe avrà già iniziato a macinare chilometri di corsa in Paradiso.
Vai Peppe, non ti fermare, vola!
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