L’attuale pandemia e l’emergenza sociale e sanitaria che il mondo sta vivendo ha ricadute tragicamente più forti proprio su quei territori dove la crisi economica, la precarietà e assenza di welfare già si erano particolarmente accanite. Diventa fondamentale allora pensare a come ricostruire, alle nuove attività da sviluppare, alla nuova occupazione da offrire: la sfida del dopo-pandemia si presenta soprattutto come una sfida di cambio di paradigma e di una nuova politica industriale nel Mezzogiorno.
È il momento di avviare una nuova stagione di condivisione coi territori, la Campania deve liberarsi da zavorre, emergenze ambientali croniche, progetti e inadempienze che provocano procedure d’infrazione da parte dell’Europa (rifiuti, acque, bonifiche, ecc…) deve superare lo shock causato dalla pandemia e deve cogliere questa occasione per diventare davvero una regione moderna sotto tutti i punti di vista e trainare il Mezzogiorno.
CGIL, Libera e Legambiente Campania con il documento “Recovery Campania, l’opportunità per cambiare” – presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella sede della Fondazione “Famiglia di Maria” presieduta da Anna Riccardi – rivendicano il diritto al confronto e all’ascolto da parte di tutti i soggetti istituzionali, aprendo, allo stesso tempo, una campagna di ascolto con tutti gli attori interessati.
“Con l’iniziativa di oggi iniziamo un rapporto più armonico e strutturato tra questi importanti soggetti di rappresentanza della nostra regione come Libera e Legambiente, con l’obiettivo – ha affermato Nicola Ricci, segretario generale CGIL Napoli e Campania – di allargare la discussione e il confronto a tutti quei soggetti del mondo del lavoro, del sociale, dell’associazionismo che vorranno dare il proprio contributo per chiedere un cambio di passo sui temi e le azioni da mettere in campo per il futuro di questa regione. L’esigenza è quella, evitando l’autoreferenzialità, di proporre e ragionare insieme su lavoro, diritti e sostenibilità che grazie alle grandi risorse del Recovery Plan e dei Fondi ordinari e di Sviluppo e Coesione, potranno dare impulso e spinta vera allo sviluppo della regione. Insieme a Cisl e Uil abbiamo già lavorato a un documento programmatico unitario che insieme al confronto e al contributo delle associazioni e dei movimenti, potrà rendere le organizzazioni sindacali e gli attori sociali non interlocutori privilegiati ma soggetti di interlocuzione e condivisione per la piena realizzazione e fattibilità dei progetti. Tra le tante priorità chiediamo al Comune di Napoli di aprirsi al confronto sulle quattro proposte delle macro-aree della città metropolitana: mobilità, inclusione sociale e territoriale, digitalizzazione e transizione ecologica. Alla Regione Campania, invece, – ha concluso Ricci – chiediamo di rendere pubblico il pacchetto di proposte inviate al Governo e quali priorità sono state scelte nelle condizionalità imposte dall’Europa”.
“Dalle recenti indagini delle procure distrettuali antimafia, – ha detto Mariano Di Palma di Libera Campania – si evince che le organizzazioni criminali tentano di minacciare e corrompere parti diverse del tessuto politico ed economico dei territori: dall’emergenza sanitaria agli appalti futuri delle risorse destinate dal Recovery Fund emerge un preoccupante protagonismo criminale. La politica, gli apparati statali e parastatali stanno sembrano distratti e con e poca autorevolezza il rischio è che questa pandemia sia uno dei più grandi affari recenti per le mafie nel nostro Paese. Desertificare i territori dal lavoro, – ha concluso Di Palma – significa offrire una opportunità unica alle mafie, per questo motivo, chiediamo il coinvolgimento dei cittadini organizzati e delle parti sociali, nei progetti di ricostruzione socio/ambientale dei territori”.
“Per una Campania più verde, innovativa e inclusiva – ha affermato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – ci aspettiamo scelte coraggiose e radicali sui progetti da finanziare. Partendo dalla bonifica di interi territori che aspettano di essere liberi da veleni da decenni, puntando solo sulle tecnologie pulite per la produzione di energia rinnovabile, sugli impianti di economia circolare, sulla mobilità a emissioni zero in città e sulle tratte extra urbane, sulla rigenerazione urbana, sull’agroecologia, sul turismo sostenibile e sulle aree protette. Solo così si potrà concretizzare la transizione ecologica di cui si parla da anni. Questi interventi devono essere accompagnati da un profondo pacchetto di riforme nazionali e regionali. Per accelerare la transizione ecologica servono più semplificazioni, controlli pubblici migliori, un’organizzazione burocratica aggiornata professionalmente e all’altezza della sfida, una maggiore partecipazione con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione verde, per coinvolgere i territori e ridurre le contestazioni locali. Solo così – ha concluso Imparato- si darà concretezza al nome scelto per il PNRR: Next Generation Eu, con un forte richiamo agli impegni che si assumono per le prossime generazioni. Ma perché alle intenzioni dichiarate corrispondano i fatti è necessaria quella volontà politica che non abbiamo visto finora. È il momento di mostrarla a partire dalla nostra regione”.