Il processo tributario nella sua formulazione del 1992 ed entrato in vigore nel 1996, a 25 anni dal suo debutto, merita di essere rivisto e migliorato nella sua articolazione. Non c’è dubbio che il legislatore del 1992 volle dare dignità ad una giurisdizione che fino ad allora non era per niente considerata, vista la sua non esclusività delle materie trattate.
Ebbene, oggi il ruolo del giudice tributario in particolare, e della giurisdizione in generale, è oggetto di studi ed approfondimento. La voce più ricorrente in questo dibattito è il ruolo del giudice: tempo pieno, tempo parziale e terzietà dello stesso, soprattutto in quanto alcuni componenti della Cassazione sono anche giudici di merito.
Prima di entrare in questo dibattito e dei vari progetti di riforma che sono presenti in Parlamento, bisognerebbe fare una chiosa su questa giurisdizione che può essere considerata la quarta giurisdizione del nostro ordinamento, dopo quella ordinaria, amministrativa e contabile. Non c’è dubbio che il giudice tributario pur svolgendo la sua attività a tempo parziale, il suo impegno e la sua dedizione e onorabilità non sono e non possono essere messi in discussione, anche se vi è dipendenza, per la struttura e per la gestione organizzativa del processo, ad una parte del processo, il MEF. L’efficienza del risultato consta soprattutto nella rapidità delle decisioni delle Commissioni Tributarie: nel giro di 6 mesi, al massimo un anno, vengono emesse le sentenze, dando quindi una risposta celere alle parti. Questo è sicuramente merito di questa giurisdizione che non deve nella maniera più assoluta essere messo in discussione. Se la giurisdizione tributaria dovesse passare sotto la giurisdizione ordinaria, già di per se carica, sicuramente avremmo tempi non più celeri e una giurisdizione non più altamente specialistica, perché si passerebbe da un ramo ad un altro, dal penale o civile al tributario, generando anche confusione tra gli stessi giudici.
Tra le diverse ipotesi di studi e di progetti di legge attualmente presenti in parlamento, meritano un giusta considerazione quelli dell’onorevole,Vita Martinciglio della Commissione Finanze, ddl n° 1521 presentato il 21 gennaio 2019, e quello dell’onorevole Umberto Del Basso de Caro della Commissione Giustizia, ddl 2526 presentato il 28 maggio 2020.
I due disegni di legge hanno il merito di dare quella giusta considerazione alla giustizia tributaria che, insieme alle altre giurisdizioni, è una delle funzioni fondamentali dello Stato democratico e si affianca con pari dignità alla funzione legislativa e alla funzione di governo.
La riforma del processo tributario è stata inserita anche nel Recovery plan, il che fa sperare nel vedere la luce in tempi brevi di questa importante giurisdizione, partendo da quei progetti di legge, che con il passaggio fondamentale e obbligato, dal Ministero dell’economia e delle finanze alla Presidenza del Consiglio dei ministri, possa esaltare la effettiva terzietà dei giudici tributari, nel pieno rispetto della nostra carta Costituzionale.
Di tutto questo si parlerà il 30 aprile in un webinar organizzato d IUM “Academy School” coordinato dal presidente, prof. Dott. Eduardo Maria Piccirilli, con le conclusione cons. Francesco Lucifora, presidente commissione con concorsi del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, mentre le relazioni sono affidate ai due parlamentari autori dei ddl, on. Vita Martinciglio e on. Umberto del Basso de Caro, oltre alla presenza del CNDCEC, dott. Achille Coppola, un rappresentante del CNF, avv. Accursio Gallo, un rappresentante dei giudici togati, dott. Nicola Graziano, mentre l’introduzione è affidata ad un rappresentante UNCAT, prof. Avv. Angelo Cuva. I slauti sono affidati ai rappresentanti delle associazioni di categoria: prof. Dott. Bruno del Giudice, di A.E.M.T. e avv. Giuliana Passero di A.M.T.