“Oggi abbiamo segnato la storia. L’ecomostro del lungomare, l’ex Vicienzo a Mare, sarà abbattuto! Senza quello scheletro di cemento che per anni è stato là, inutilizzato e a danno del territorio e del paesaggio, avremo una linea di costa libera e fruibile da tutti. Dopo anni di battaglie, portiamo a casa un risultato importante. Storico. Sarà così possibile completare la passeggiata ai piedi del Rione Terra e rendere un sogno realtà. Pozzuoli è un gioiello prezioso e come tale va custodito con attenzione e conoscenza, per far sì che le prossime generazioni possano vantarlo sempre e metterlo a reddito. Grazie alla maggioranza che mi sostiene e a tutti quelli che hanno permesso di raggiungere questo risultato. Guardiamo al futuro e lavoriamo per far sì che sia splendido per i nostri figli e per tutti i sacrifici che la nostra comunità ha affrontato a testa alta”.
Lo ha detto il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia il 29 dicembre commentando l’atto deliberativo votato oggi a maggioranza in Consiglio comunale con il quale viene adottata la “variante semplificata” al Piano Regolatore Generale e posto il vincolo finalizzato alla demolizione del manufatto. Un risultato che per l’assessore ai Lavori Pubblici Vincenzo Aulitto “rappresenta un nuovo inizio per la riqualificazione della costa cittadina compresa tra via Napoli e il Rione Terra. Abbiamo superato problemi atavici e tortuosi iter burocratici – ha sottolineato l’assessore – grazie alla coerenza e alla collaborazione di tutta la maggioranza di governo”.
Quella dell’ex Vicienzo a Mare è una storia controversa che va avanti da diversi anni, da quando, dopo decenni di abbandono, nel 2013 l’amministrazione Figliolia decide di inserire il progetto dell’abbattimento tra gli interventi aggiuntivi del PIU Europa. Progetti che vengono accolti e finanziati dalla Regione Campania. In quello stesso periodo c’è una nota della Soprintendenza che sottolinea l’inattendibilità da un punto di vista paesaggistico dell’opera, rimarcando che la riqualificazione dell’area non potesse in alcun modo prescindere dall’abbattimento del manufatto. Successivamente inizia il contenzioso sulla liceità edilizia dell’opera: il Tar dà ragione al Comune, mentre il Consiglio di Stato in ultima analisi ribalta la decisione. Oggi la parola fine al lungo iter burocratico-legale che nel giro di sei-sette mesi dovrebbe condurre all’abbattimento dell’ecomostro.