Al giorno d’oggi pensare che nel secolo scorso gli affari di cuore, gli episodi di contesa o le baruffe d’altro genere, fossero ragione di un ricorso alle armi, fa quasi sorridere. Il valore, l’arduo fardello della difesa, nel nome dell’onorabilità era un dato assoluto. Un esercito di gentiluomini con coraggio e un pizzico di sfrontatezza si sfidavano a duello, celando con austero orgoglio ogni eventuale perplessità in merito.
Questo romanzo prende spunto da una curiosa coincidenza, l’autore, il giornalista e scrittore Giorgio Dell’Arti, coglie il suggerimento di un lettore illustre, nella persona di Sandro Veronesi, nel ridare luce a un fatto di cronaca, rilevato da un cronista anonimo, pubblicato sul Corriere della Sera il 10 marzo 1910. Protagonisti del duello furono due uomini illustri: il generale Fecia di Cossato e l’onorevole Chiesa.
A rendere la storia accattivante è la figura di una ricca ereditiera, Eleonora Füssli, vedova di Werner Hermann von Siemens, che andò in sposa a soli diciotto anni a colui che le garantì una cospicua rendita a vita. Il fascino e il mistero che avvolgono la storia personale di Eleonora si intrecciano con i risvolti storici dell’epoca.
Relazioni sentimentali fallite, interessi pubblici e privati, ma soprattutto l’ombra dello spionaggio, convertiranno la giovane vedova Siemens nella figura sinistra, ma non per questo meno accattivante, che alimenterà uno scontro politico senza pari, ottenendo il clamore dell’interesse europeo.
All’inizio del ‘900 i primi vapori delle sanguinose manovre, ad opera dei fascisti, iniziarono a riempire l’atmosfera all’interno dei dibattici politici, riuscendo ad alimentare quel flusso malefico che troverà spazio nei labirinti oscuri dell’incoscienza popolare. Donne del calibro della vedova Siemens, esperte viaggiatrici, poliglotte e per lo più dotate di una bellezza avvenente, furono impiegate a decine durante i secoli scorsi, per eseguire ruoli diretti allo spionaggio, come si presume facesse Elonora Füssli.
Nella narrazione di questa storia, il paradosso creato dall’ardua pratica dei duelli mista ai contrasti tra le fazioni in gioco, mette a punto un racconto sapiente, che dipinge uno scorcio dalle tinte chiaro-scure, del primo decennio del ‘900.
Le conclusioni decantano il clamore suscitato dalla vicende storica, colmando i canali dell’immaginazione, la fine, poco gloriosa, dei suoi protagonisti opacizza lo splendore, unito all’ardore, con i quali i personaggi principali si adoperarono nella costruzione dei fatti reali. Il triste declino dei protagonisti del racconto, concede il passo alla malinconia, che il trascorrere del tempo segna con impietosa decisione sui corpi degli attanti, facendo emergere il lato triste della fugacità della vita.
Perché leggerlo: nel caleidoscopio dell’immaginazione i tratti dei volti di donna assumono mille sfaccettature. Il contorno dei loro volti subisce una lieve deformazione, per poi ritornare nei tratti naturali e infondere nello spettatore l’intensità delle loro anime. Le vicende che ruotano introno alla vedova Siemens raccolgono quel sibilo misterioso che aleggia nei corridoi del potere, la cui sete riversa negli intrepidi le azioni primarie. Le regole dei duelli sfiorano i limiti del comico, se non del ridicolo, per poi abbattersi sulle sponde della flaccida militanza politica.
Uno spaccato sull’Italia dei ruggenti anni ’20 accenna al lato funesto di quell’orrore, che avanzò senza clemenza in Europa, distruggendo equilibri e senso di umanità.
Il sapore del tradimento rende la verità dei fatti accaduti molto più crudele, senza eludere quel leggera magia che solo i racconti hanno.
Paola Iannelli