Il termine “Tufo” era già conosciuto in epoca romana con il termine “Tofus” o “Tophus”.
Nella geologia dei Campi Flegrei il termine “Tufo” è sinonimo di “Tufo Giallo Napoletano” la roccia utilizzata massicciamente per le costruzioni partenopee. Esso è stato estratto dal sottosuolo con la conseguente creazione di una Napoli sotterranea ed è stato ricavato da numerose cave “a cielo aperto”. L’eruzione che ha dato vita a questa roccia sarebbe avvenuta circa 15.000 anni fa e (secondo una teoria) avrebbe determinato la formazione della caldera flegrea. Si è trattato di una eruzione esplosiva disastrosa con la deposizione di decine di m3 di materiale sotto forma di cinerite incoerente che si è poi “litificata” attraverso un particolare processo detto di “zeolitizzazione”. E’ possibile trovare ancora documenti in cui si legge che l’età di questa importantissima eruzione è 12.000 anni: si tratta di una vecchia datazione ormai superata attraverso metodi più recenti e più attendibili.
Il Tufo giallo napoletano può essere confuso sia da neofiti che non, con altri tufi che si sono depositati a seguito di eruzioni locali anch’esse esplosive ma di gran lunga meno disastrose.
Possiamo evidenziare il tufo giallo del Monte Gauro la cui struttura si presenta anch’essa compatta.
Questo tufo ha avuto origine dall’attività del cratere individuato nell’attuale “Corney Park” di pertinenza statunitense. L’ eruzione del Gauro è successiva a quella del Tufo Giallo Napoletano. Anche la struttura del tufo del Monte Miseno (di bassa qualità) è compatta analogamente a quella del Gauro, l’eruzione che ne ha dato vita è ancora più recente.
Se osserviamo invece il tufo dell’isola di Nisida, (altro cratere di età successiva al Tufo Giallo Napoletano), si potrà notare la sua stratificazione; per questo motivo è più difficile confonderlo con gli altri.
Sull’isola d’Ischia non è difficile imbatterci nel suo tipico “Tufo verde” originato da crateri locali e più antichi dell’eruzione del Tufo Giallo Napoletano. Questo prodotto deve il suo colore ad uno sprofondamento sotto il livello del mare e successiva riemersione, quindi attraverso una interazione con l’acqua.
Da quanto detto finora sembrerebbe che il tufo sia esclusivamente una roccia di origine vulcanica, e ciò è sicuramente vero per l’area napoletana (e non solo) ma basta recarsi nel palermitano per capire che questa affermazione non può rappresentare una regola generale. Infatti nel capoluogo siciliano gli addetti ai lavori definiscono “Tufo” la roccia caratteristica del loro territorio, ovvero una “calcarenite” di chiara origine sedimentaria. Una situazione analoga è evidente anche nel Trapanese dove vengono definiti tufi delle rocce sedimentarie
Attraverso ricerche in rete è possibile reperire esempi di tufi di altre città italiane.
Abbiamo per esempio la “pietra leccese” come anche la pietra tipica della città di Matera ovvero il cosiddetto “Tufo sverdato”
Possiamo quindi concludere che con il termine “Tufo” si può definire una roccia tipica locale, magari utilizzata nell’edilizia ma sulla sua origine è necessario far riferimento ad altre informazioni di geologia regionale e locale.