Situato nella Conca di Agnano laddove oggi sorge il famoso complesso termale, il lago di Agnano era un bacino di origine vulcanica formatosi molto probabilmente intorno all’anno 1000 per via dei continui sommovimenti tellurici dovuti al bradisismo.
La decisione di prosciugarlo risale al 1835, in epoca borbonica, a seguito dei tanti casi di malaria che durante l’estate decimavano la popolazione che viveva sulle sue sponde praticando caccia, pesca e soprattutto coltivazione della canapa tessile.
Tuttavia perché la bonifica si realizzasse, bisognò attendere l’unità d’Italia, precisamente tra il 1865 e il 1870, anni in cui si realizzò il collettore sotterraneo tra il lago e il mare, la cui costruzione costò un esorbitante numero di vite umane.
All’apertura del canale che avvenne in pompa magna il 28 ottobre del 1870 – il canale è tuttora visibile presso il Dazio di Bagnoli e, a causa dell’abusivismo edilizio, non vi confluiscono solo acque termali ma soprattutto scarichi fognari tra le principali cause di inquinamento di quel tratto di costa flegrea – man mano che il livello del lago si abbassava, vennero alla luce settantadue sorgenti termali e un tempio greco del IV/III secolo a. C. dedicato alla dea della salute Igea a testimonianza che già anticamente erano note le qualità terapeutiche delle acque che ivi sgorgavano.
Sul lago sorgeva anche “La grotta del cane”, un sudatorio delle antiche terme greche, così denominata per via delle esalazioni venefiche di anidride carbonica che vi si diffondevano: essendo l’anidride carbonica più pesante dell’ossigeno, il gas si depositava al suolo per cui qualunque animale vi entrasse e respirasse restava tramortito.
L’esistenza del lago e la sua storia sono note agli addetti ai lavori, ma non certo al vasto pubblico.
Al fine di renderla nota a tutti, lo studioso autodidatta Aldo Cherillo, collaboratore di Lux in Fabula, è impegnato in un’assidua campagna di divulgazione che include convegni nelle scuole e nelle sedi opportune affinché prima di tutto i giovani acquisiscano la consapevolezza del valore storico del territorio in cui vivono.
Purtroppo la recrudescenza della pandemia ha impedito ogni evento teso a ricordare la bonifica.
Non escludiamo che, non appena le acque si saranno calmate, scusate il gioco di parole, non si organizzi un convegno per raccontare quanto avvenne centocinquant’anni fa e le sue ripercussioni tuttora in corso sul territorio.
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