Tempi duri anche per l’Edenlandia, lo storico parco dei divertimenti di Napoli. Il nuovo decreto del Governo impone la chiusura. Un ulteriore danno per la struttura che si stava risollevando tra mille difficoltà dopo anni di chusura.
“Non si capisce sulla base di quali evidenze scientifiche siano stati chiusi i parchi di divertimento- afferma Gianluca Vorzillo, amministratore unico della società New Edenlandia. Il Parco si ritrova a chiudere di nuovo, dopo il già duro periodo di lockdown. Da marzo a maggio il fatturato è stato “zero”, da maggio a settembre anche peggio, soprattutto a causa della politica di terrore che è stata adottata in questi mesi. Insomma in tutto questo periodo non abbiamo ricevuto nessun aiuto concreto da parte delle Istituzioni, né prima né durante il periodo di chiusura e tantomeno dopo.
Noi come tutte le altre aziende abbiamo adattato la nostra policy di ingresso e gestione dei clienti rispettando tutte le norme sanitarie. La domanda quindi è una sola, cosa hanno fatto il Governo e la Regione fino ad ora? La soluzione migliore, probabilmente per loro la più facile, è quella di chiudere tutto, indistintamente, senza pensare alla ricaduta socio occupazionale e al disastro economico in una situazione già complicata”.
“ Noi abbiamo speso soldi – continua Vorzillo- applicato severi controlli all’ingresso, organizzato ingressi contingentati, e sanificato ciclicamente. Un parco di circa 40mila mq, dove il distanziamento è facilmente rispettabile, mantenendo un ingresso di non più di mille persone, perché allora viene chiuso? Ci troviamo a pagare noi imprenditori, del settore entertainment, della ristorazione ecc. per la loro incapacità di programmare delle azioni che avrebbero potuto controllare la diffusione del virus. Cinque mesi di chiacchiere, da maggio scorso, per scoprire che, ad oggi, il Paese è in balia di “personaggetti” che non sono riusciti a gestire una emergenza sanitaria che si sta trasformando in una ecatombe sotto tutto i punti di vista”.
Il vertice della società ha chiesto un tavolo di confronto in Regione, per andare in deroga e ottenere l’apertura del Parco, viceversa saranno costretti, insieme ai dipendenti del parco, a scioperare, scendendo in piazza