È online l’ultimo lavoro discografico dell’artista flegreo dal titolo “Lino Cannavacciuolo #6”. Il disco contiene dieci brani del violinista e compositore ed anticipano altri due lavori discografici che usciranno nei prossimi mesi.
“Lino Cannavacciuolo #6” è stato realizzato durante i mesi del lockdown, i brani sono stati creati in momenti diversi della vita lavorativa del violinista e compositore natio dell’antica Puteoli.
Ascoltando i brani si intuisce la grande professionalità, gli anni di sacrificio e della lunga gavetta. Il disco regala a chi ascolta una miriade di emozioni contrastanti, un viaggio in dimensioni diverse, in epoche diverse del passato e proiezioni che guardano al futuro.
“Lino Cannavacciolo #6” è una sorta di narrazione di culture, di esperienze accumulate durante tutta una vita e della tradizione partenopea, come per il brano “Tarantella”.
Il maestro Lino Cannavacciuolo ha rilasciato a noi di Qui Campi Flegrei un’intervista del suo nuovo disco.
Qual è l’episodio che ti ha fatto capire che avresti fatto il musicista?
Il mio approccio alla musica è iniziato da ragazzino. Mio padre suonava la tromba per passione con la banda musicale di Pozzuoli e, avendo anche lo strumento musicale in casa, istintivamente ho seguito questo linguaggio artistico che mi ha accompagnato fino ad oggi.
Vivi a Pozzuoli, terra di miti e di grandi artisti, cos’è che ti tiene legato alle tue origini?
Sono nato a Pozzuoli e vivo a Pozzuoli, è qualcosa che ho dentro nonostante abbia girato tantissimo… Stando nella mia città sono consapevole che si è limitati perché quasi tutte le produzioni discografiche si trovano fuori Napoli… È un trasporto, un attaccamento a questa terra che non so spiegarmi, che sta dentro, è un legame che sta dentro nonostante le difficoltà… Se la tua terra la senti in modo profondo non riesci a distaccarti e probabilmente e quello che faccio è anche frutto della forza che ha la nostra terra, Napoli e le sue tradizioni. La città è culturalmente importantissima; c’è tutta una lunga scia dei compositori a partire del ‘500 fino al ‘700 … è proprio la scuola napoletana che è fondamentale e si avverte sulla propria pelle… è una crescita che ti rimane dentro e ancor di più a me che ho frequentato il conservatorio ho assimilato tutta questa aria, questa storia fortissima.
A chi dedichi il tuo ultimo disco?
A tutti. E’ un disco di stand by, lo dedico a chi vuole ascoltarlo… non vi è una dedica precisa
Qual è l’incontro che non ti aspettavi nella tua vita lavorativa?
Ho avuto tanti incontri e fatto tante conoscenze, è stato tutto graduale, sono stato molto affascinato da tanti artisti… Adesso potrei dure che nei primi anni ‘80 ho avuto la possibilità di lavorare con Luca ed Eduardo de Filippo quando avevo appena 17 anni …di quest’ultimo sentivo la presenza fortissima nonostante la mia giovane età. Fra gli incontri importanti c’è anche il maestro Roberto De Simone e vederlo all’opera tantissime volte quando facevo l’orchestrale è stato importantissimo. Tra gli incontri che mi sono rimasti dentro c’è anche Pino Daniele e tanti altri… citarli tutti mi è impossibile. Gli incontri sono fondamentali perché la musica si condivide, perché la musica è fatta ‘d’insieme’… dagli incontri interessanti possono nascere sempre cose positive…
Ascolta “Naconda”, uno di brani