“Signora, come si chiama questa spiaggia?”. “Questa è la spiaggia della vergogna, non c’è nome più adatto”. È uno scenario imbarazzante quello che si può osservare sul tratto di costa sabbiosa che congiunge il ponte di Nisida con i resti di Città della Scienza.
Centinaia di metri di arenile coperti da cumuli di rifiuti, resti di imbarcazioni, frigoriferi, mobilio e spazzatura di ogni genere. “Sono venuta ad abitare qui vicino perché gli affitti sono più bassi – spiega una donna che passeggia sulla spiaggia con il cane – ma c’è un abbandono totale. Quello che vedete è il segno che la gente si è adeguata alla decadenza. Non c’è speranza”. E’ una normale mattinata infrasettimanale di metà settembre e sulla spiaggia c’è chi cerca di prendere l’ultimo sole dell’estate prima dei giorni incerti della stagione autunnale.
Nemmeno la penna del più fantasioso scrittore potrebbe mettere insieme tante suggestioni come sul quel tratto di spiaggia che offre uno spettacolo magnifico sul golfo di Pozzuoli con Nisida e le altre isole che si intravedono all’orizzonte. Ma basta volgere lo sguardo a nord per essere inghiottiti dallo scempio: i resti di Città della Scienza devastata da un incendio di cui non si conoscono ancora i colpevoli. Alle spalle gli altiforni dell’Italsider, i fabbricati della Cementir, il ponte di cemento che collegava i cantieri con il mare e le palazzine basse e decadenti che si affacciano sul mare. E infine, verso sud, l’occasione per riprendersi dallo shock del grigio scenario post industriale: la gialla massa tufacea di Posillipo con la maestosa Grotta di Seiano e la verde e rigogliosa vegetazione del Parco Virgiliano.
Relitti di barche
Davanti alla spiaggia ci sono boe galleggianti che trattengono centinaia di imbarcazioni da diporto. Anche se la stagione estiva volge al termine sembrano tutte in attesa dei proprietari per sfrecciare lontano da Bagnoli, in direzione delle isole e di coste più alla moda. Eppure sulla spiaggia ci sono resti di reti, cavi, cordame e scafi distrutti da mareggiate o abbandonati e semicoperti dalla sabbia. Ci sono resti di un’estate di pandemia che è stata vissuta sulla spiaggia a pochi passi da casa. In alcuni punti ci sono tante barche abbandonate che sembra di stare a Lampedusa dove i relitti delle imbarcazioni dei migranti sono lasciati a marcire al sole. Eppure siamo a Bagnoli, quartiere della metropoli di Napoli. Intorno alla spiaggia circoli esclusivi che si difendono dalla spazzatura grazie a grandi reti metalliche nascoste da piante ornamentali.
Le immagini della vergogna
Lidi abusivi
I cartelloni sono chiari. Le ordinanze, anche se sbiadite dal sole, sono ancora leggibili: a Bagnoli è vietato la balneazione. Non è possibile bagnarsi nel mare dove fino a pochi decenni fa venivano sversati in acqua metalli pesanti dell’Italsider. Anzi, in alcuni tratti è vietato persino l’ingresso. Eppure è evidente che anche a settembre inoltrato sono attivi lidi abusivi dove è possibile affittare per pochi euro un ombrellone e qualche sedia di plastica. In alcuni punti i tavolini con gli ombrelloni sembrano gareggiare in bruttezza con le sagre di paese allestiti in desolati parcheggi. Su ogni ombrellone c’è uno sponsor – dalla marca di birra a quella dei gelati -, ogni sedia è di un colore diverso. E sembra che stiano lì per attendere la fine dei giorni di sole per essere accatastati e diventare spazzatura da accumulare su altra spazzatura.
Le famiglie
Eppure c’è chi si ostina a prendere il sole nella discarica. Intere famiglie occupano i tratti più puliti: quelli in cui sono presenti solo cartacce, bottigliette di plastica e lattine. I bambini giocano accanto ai loro genitori i quali non hanno idea del male che stanno procurando ai loro figli. Una signora prende il sole a pochi centimetri da una barca che emerge dalla sabbia.
Il parere di “Napoli Flegrea”
“Purtroppo dal 1992 il litorale di Bagnoli versa nel degrado e abbandono assoluto – spiega Mariarosaria Scala, amministratrice del Gruppo Facebook Napoli Flegrea – Soltanto le poche attività private sorte negli ultimi dieci anni, il buon senso di qualche comitato civico e l’energia dei ragazzi del Centro Sociale “Lido Pola” hanno permesso quest’anno di poter offrire alla cittadinanza qualche tratto di spiaggia libera come quelle del lungomare di Bagnoli e di Marina di Badessa a Nisida. Ma sulla spiaggia di Coroglio ormai dal 1992, anno di chiusura della Cementir, sembra essersi fermato il tempo. Esponenti di Napoli Flegrea sono andati più volte sul posto e in Municipalità a chiedere interventi di pulizia. Tante promesse. Abbiamo pensato di pulirla affidandoci a quel buon senso che da anni caratterizza il nostro quartiere, ma purtroppo non basta. La spiaggia necessita di interventi radicali. Facciamo fatica a rassegnarci alla mancanza del mare, ma un’altra estate è trascorsa e nulla è stato fatto”.
La X Municipalità
“La situazione è storica ed è grave” afferma Diego Civitillo, il presidente della X Municipalità che unisce i quartieri di Fuorigrotta e Bagnoli. Continua Civitillo: “stiamo parlando di un’area interdetta a causa della contaminazione da idrocarburi, metalli pesanti e policlorobifenili. Nemmeno gli operai dell’Autorità Portuale possono entrare a causa dei pericoli di contaminazione. Da decenni la comunità di Bagnoli combatte per la bonifica, unica strada possibile. Però ci sono stati anni di immobilismo istituzionale che hanno portato al nulla e che, di fatto, hanno consentito l’accesso a luoghi proibiti a centinaia di cittadini che hanno voluto riprendersi uno spazio gratuito o a prezzo accessibile. Chiaramente così non si può andare avanti. Noi stiamo lavorando affinchè si faccia la dovuta bonifica, primo passaggio per attuare il Programma di Risanamento Ambientale e di Rigenerazione Urbana che prevede anche la spiaggia pubblica“.
Il sogno svanito
Sembra banale nel 2020 parlare di Bagnoli e di pensare al sogno svanito di quello che era e che può ancora diventare questo pezzo meraviglioso di città. Si è discusso per anni, su questo tema sono state costruite fortunate campagne elettorali, hanno preso solenni impegni i vertici nazionali delle istituzioni. Ma ora è tutto fermo. Tutto sembra sospeso in una lunga e interminabile attesa… Alcuni abitanti si sono ripresi la loro spiaggia e la vivono come possono, anche se in condizioni assurde. Qualcuno più prepotente ne ha fatto uno spazio privato. Tutto intorno all’arenile c’è il passato dell’industria e le tante promesse non mantenute. La disillusione e la rassegnazione sembrano materializzarsi proprio qui, su questa riva sabbiosa dove tutto si è arenato. E forse scavando bene tra i rifiuti si ritrovano anche i sogni.