Mele, pere e arance. Oppure cipolle e pomodori. E perché no: friarielli, insalate e bietole. Da frutta, ortaggi e verdure è possibile estrarre colori naturali, nel rispetto dell’ambiente e delle persone che possono indossare tessuti traspiranti e innocui alla pelle. L’idea è quella di mettere insieme colori e fibre naturali: un ritorno al passato che diventa una sfida per il futuro. Sono i principi alla base dell’Atelier Marfella, ispirati alla sapienza orientale combinata con la grande arte sartoriale partenopea.
Intervista alla stilista Giusi Marfella
Quale la missione dell’Atelier?
Riscoprire il rapporto uomo-natura con una linea di abbigliamento innovativa composta da tessuti in fibre naturali che rispettano la natura ma soprattutto la nostra pelle. Ci siamo messi in ascolto dei bisogni di una società che si evolve puntando all’essenzialità con uno stile elegante, ricercato, sofisticato, esclusivo. Ogni stilista, piccolo o grande, deve guardare alla sostenibilità della propria produzione. Ritengo che il nostro Paese possa inserire anche questa peculiarità nella sua proposta di Made in Italy.
Quando ha iniziato ad applicare queste tecniche di colore naturale?
Ho iniziato a prendermene cura con la sperimentazione già nel 2018 con lo studio della tecnica shibori e approfondendo con i colori e le tinture estratte da piante e fiori. Lo shibori è una forma d’arte decorativa utilizzata in Giappone. Si tratta di una tecnica per tingere i tessuti, opportunamente ripiegati e immersi in recipienti di acqua colorata ottenendo, attraverso una stretta legatura, disegni unici. Shibori significa proprio ritorcere, stringere.
Oggi il tema dell’ecosostenibilità è attualissimo e crea anche opportunità di lavoro…
Noi ci ritroviamo in pieno nel pensiero del movimento slow. Gli abiti non sono solo una necessità primaria ma un modo di esprimere personalità e cultura. I valori del movimento slow sono attenzione per la provenienza dei materiali, qualità, durata e rispetto dell’ambiente. La nostra è una proposta che si inserisce nella green economy.
Come nascono le creazioni?
Nascono dalla relazione tra creatività sartoriale partenopea e l’accuratezza tecnica del design del fascino nipponico. Ci sono molti punti di incontro tra Napoli e il Giappone. L’esempio più rappresentativo è Kagoshima considerata la Napoli dell’Estremo Oriente, gemellata e sosia della città partenopea: una storica amicizia di due culture di una forte identità di estetica e bellezza espressa in tradizioni e arti.
L’estrazione dei frutti e delle piante: come avviene il processo? E come vengono selezionati i vegetali per la colorazione?
Partiamo dalla scelta dei vegetali. Le fibre vegetali hanno proprietà tintorie. Un esempio ė la buccia della melannurca. Da un solo elemento si possono ottenere diverse colorazioni dovute al ph dell’acqua, dall’uso di mordenti naturali e dalla maturazione del frutto. Oppure è possibile creare vere e proprie ricette con più fibre ed elementi messi insieme. Per l’estrazione esistono diverse tecniche: dalla bollitura con tempi medio lunghi oppure con una macerazione solare, cioè usando il calore del sole.
Come e quando nasce l’amore per la moda?
L’amore per la moda nasce da un incontro di passioni e mi piace raccontare un aneddoto della mia infanzia di come è avvenuto. Da bambina mi prendevo cura dei fazzoletti di stoffa di mio padre: li stiravo e piegavo come un rito con attenzioni quasi maniacali. Un giorno mostrai a mio padre i primi punti a mano con ago e filo su un suo fazzoletto. Lo prese e tirò i due lembi molto forte e lo scucì. Piansi e ci rimasi male, mi guardò dritto fisso negli occhi e rivolgendosi a mia madre disse “deve capire che per raggiungere un risultato buono e fare un lavoro ben fatto bisogna impegnarsi” quell’insegnamento ha dato il via al lungo percorso della moda.
Quali sono stati i passi più importanti della tua carriera?
Nei miei abiti sono racchiusi tutti i passaggi della mia professione, la formazione artistica e pittorica, l’approccio con la sartoria artigianale, migliorando la tecnica sartoriale, lo studio di tessuti come la canapa, la seta, il bambù e le fibre vegetali da cui ricavo i colori.
Qual è la sfida più importante per il mondo della moda?
Stiamo vivendo una trasformazione nella società e la moda ha pesantemente risentito del fast fashion dove la filosofia consumistica adopera “l’usa e getta”, un processo velocissimo fatto di scarsa qualità. Adesso c’è un ribaltamento sostanziale dei processi di vendita e prodotto. Il passaggio dal fast allo slow fashion, cioè filosofia della qualità del sistema ecosostenibile della bellezza di un capo di abbigliamento.