La storia dell’antica Roma è ben ancorata nel mare flegreo.
Il bradisismo inabissando la linea di costa romana ha dato luogo ad una Atlantide sommersa unica al mondo.
La città, il porto, le ville, i giardini, le terme, le tabernae, le sculture, i mosaici sono le straordinarie testimonianze del glorioso passato di Roma che giacciono in fondo al mare tra Pozzuoli e Baia.
Il direttore Fabio Pagano del Parco Archeologico dei Campi Flegrei annuncia sui social la riapertura il 2 giugno del Parco sommerso di Baia con un nuovo percorso di visita che include i due mosaici venuti alla luce nel 2018 e mai visitati dal pubblico.
Le splendide decorazioni pavimentali, le prime con tessere colorate rinvenute nel parco, sono state già battezzate come “le più belle del mondo”.
Il Parco Archeologico Sommerso di Baia insieme con l’equipe dell’Istituto Centrale del Restauro stanno curando il restauro in situ guidato da Barbara Davidde una delle più stimate archeologhe sottomarine del mondo.
Gli amanti della subacquea e gli amanti dello snorkeling accompagnati da istruttori esperti potranno visitare il nuovo percorso anche durante la fase di cantiere.
Enzo Maione del Centro Sub Campi Flegrei e il noto fotografo Pasquale Vassallo, autori del volume “Il Parco Archeologico Sommerso di Baia“ sono i nostri ciceroni nella visita alla città sommersa.
Dopo l’aggiornamento sulle normative per le immersioni in sicurezza Covid curate dal DAN Europe capitanato da Alessandro Marroni e dopo che Enzo Maione ha eseguito tutti i processi di sanificazione non ci resta che tuffarci nella storia della Montecarlo dell’antichità.
Durante i lavori di ampliamento del porto di Baia degli anni Venti del novecento emergono le sculture di Afrodite e di una testa di Amazzone, elementi architettonici e le fistule aquarie (condutture idriche) con bolli imperiali.
La foto di Pasquale Vassallo
Vent’anni dopo il comandante Raimondo Baucher, mito della subacquea mondiale evidenzia nelle acque puteolane le strutture di Portus Julius. Nel 1960 si redige la prima carta archeologica dell’area sommersa che riporta a Punta Epitaffio un tratto di strada basolata fiancheggiata da edifici che due decenni dopo si rivelano essere il Ninfeo di Claudio, un complesso termale e la villa a protiro di Caio Calpurnio Pisone. Alla villa è legata la vicenda storica della “congiura pisoniana”, il complotto sventato nel 65 d.C. volto ad uccidere Nerone.
Nel 1969 una mareggiata porta alla luce il gruppo odissiaco di statue in marmo dell’abside del Ninfeo con le statue di Ulisse e il suo nocchiero Baios, due statue di Dioniso giovinetto, le sculture di Antonia Minore come Augusta, con in capo un diadema e in braccio un fanciullo alato e la statua di una bimba, forse Ottavia Claudia, con il capo ornato di gemme. Tutte le statue della città sommersa sono esposte al Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia.
Dopo pochi minuti di navigazione siamo nel golfo di Baia, ci immergiamo nella città che dalla fine dell’era repubblicana è stata il luogo di villeggiatura preferito dall’aristocrazia romana, nuotiamo accanto ai resti delle ville imperiali, sfioriamo i muri bimillenari con tracce di affreschi, ammiriamo i mosaici, ci muoviamo negli spazi urbani tra tabernae, terme e peschiere.
Alberto Angela dopo l’immersione a Baia scrive sui social “l’emozione di trovarsi tra i resti delle ville dei potenti di allora, avvolti da alghe e concrezioni… potete immaginare la sensazione che si prova nel pinneggiare nel silenzio del mare, tra strade, botteghe o terme romane ammirando persino i resti di un ninfeo dove gli imperatori banchettavano…È un sito unico al mondo. Un vero gioiello del nostro patrimonio”.