Napoli. Al PAN, Palazzo delle Arti Napoli, lunedì 14 maggio si è svolta la presentazione del libro “La gente di Napoli – Human of Neaples”.
“La gente di Napoli”, i volti e le storie dei napoletani, è un progetto fotografico e di indagine psicosociale, a cura di Vincenzo de Simone, nato sulla scia di un format di successo già ideato per la città di New York “Humans of New York” da Brandon Stanton.
Il libro contiene le foto e i pensieri più significativi dei napoletani e dei turisti che ogni giorno visitano le bellezze di Napoli, raccolti nell’arco di cinque anni. Il coinvolgimento della gente di Napoli è il principio cardine del progetto: le persone sono coinvolte direttamente e attivamente, i loro volti e i loro pensieri sono i veri protagonisti. In ogni fotografia è presente una persona con il proprio pensiero su Napoli e sull’essere napoletano, su cosa significa vivere a Napoli, sul perché si resta o sul perché si fugge via.
L’obiettivo di “La gente di Napoli – Human of Neaples” è quello di importare in una realtà sociale e culturale così variegata come quella di Napoli, un sistema di osservazione della realtà che risulterà utile ai fini della ricerca scientifica.
Il libro, che per ora è un self publishing ed è già disponibile in qualsiasi libreria e store online, vuole promuovere l’immagine, la cultura e il turismo di Napoli, utilizzando le esperienze ed il contributo di diversi professionisti. La prefazione è a cura del giornalista Paolo Chiariello, le illustrazioni dell’artista Gioia Romanelli, le foto e i pensieri sono stati raccolti dall’autore. La ricerca scientifica svolta grazie alle interviste raccolte è stata realizzata dagli psicologi Vittorio Sarnelli e Virginia Santoro, coordinati da Ciro Pizzo e Massimo Di Roberto, docenti dell’Università Suor Orsola Benincasa.
Il progetto gode del patrocinio del Comune di Napoli, del comune di San Giorgio a Cremano, Assessorato all’Assistenza Sociale della Regione Campania e dal Consiglio Regionale della Campania.
Durante la presentazione, il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha espresso pensieri di plauso al progetto: “Vi faccio i miei complimenti, perché credo che chi studia la città, l’analizza ed ha il coraggio di scrivere un libro e affronta questioni di questo tipo, non può che avere il mio plauso. Trovo l’abbinamento foto/pensiero davvero originale e mi piace anche questo studio sulla psicologia individuale e collettiva”. De Magistris ha poi speso parole sulla rinascita del panorama culturale napoletano: “Io vedo un’energia culturale nella città che ha davvero dell’incredibile, è come se dovesse solamente esplodere, e questo è molto napoletano. Credo che ci sia qualcosa legato ai vulcani, siamo fra il Vesuvio, i Campi Flegrei, la Solfatara, noi abbiamo un’energia che viene da sotto. Ho sempre pensato che la cultura sia l’arma di riscatto dei popoli, attraverso la cultura si può fare ogni cosa, ma soprattutto si può sconfiggere la “cultura mafiosa” della violenza”, e ha concluso dicendo “noi abbiamo un’originalità davvero unica, nel bene e nel male, è una città che sarà sempre un po’ inferno, un po’ paradiso e un po’ purgatorio”.
Parole, quelle del Sindaco de Magistris, che sono state condivise da Alessandra Clemente, Assessore alle Politiche Giovanili “I giovani, insieme alla creatività e all’innovazione sono un’asset strategico per la crescita culturale di Napoli. La vostra progettualità (dell’autore del libro e di chi ha collaborato – ndr) si è distinta per merito, per competenza, dedizione, capacità di realizzarla. Questo è un progetto d’eccellenza e di impegno, di grandi capacità e che interpreta un protagonismo sano del territorio perché tutti, diventando Humans Of Neaples, mettendoci la faccia, possono prendere parte, ma soprattutto diventare protagonisti del presente”.
Per conoscere a fondo questo progetto, ho incontrato l’autore Vincenzo De Simone e lo psicologo Vittorio Sarnelli.
Com’è nata l’idea di creare questo libro?
Vincenzo De Simone: “L’idea del libro nasce da un lungo percorso ed è stata la conclusione di una prima fase. L’intento è quello di promuovere la città, la cultura e volevamo dare uno spunto di riflessione su Napoli e i napoletani, i nostri personaggi vivono Napoli e abbiamo voluto cogliere il lato umano ed empatico attraverso questi pensieri”.
Questo libro è un progetto di ricerca e di indagine sulla psicologia individuale e collettiva. Come sono stati scelti i campioni per le statistiche?
VdS: “Siamo scesi in strada armati di macchina fotografica e lì abbiamo selezionato i nostri campioni. Certo, non è stato semplice, le persone hanno sempre una diffidenza iniziale, ma poi, spiegato il progetto, sono stati ben contenti di farsi fotografare e di esprimere un proprio pensiero su Napoli. Abbiamo raccolto testimonianze di uomini e donne di una fascia d’età che va dai 18 anni ad oltre 60”.
Qual è la figura del cittadino napoletano che emersa dalle analisi effettuate?
Vittorio Sarnelli: “Il prospetto del cittadino napoletano non è così semplice da fare, a dirla tutta, sia per quanto riguarda i pensieri su Napoli, sia per quanto riguarda ciò che è emerso da una raccolta dati di tipo scientifico. Ne è emerso che Napoli è davvero una commistione fra pensieri molto diversi fra loro, quasi caotici. C’è da dire che è un campo di studio molto difficile da formalizzare e che poi, in realtà, formalizzato eccessivamente potrebbe anche portare a perdere varie sfaccettature che fanno parte non solo del napoletano ma anche del fatto che l’essere umano non è un animale molto semplice, anche quando ha un opinione o un pensiero in merito a qualcosa. Abbiamo raccolto testimonianze che erano l’una l’opposta dell’altra e che rappresentavano la personalissima opinione di ciascun individuo. I napoletani sono tutto ed il contrario di tutto. Questo progetto è anche un po’ lo specchio della società, è una cartolina”.
Ci sono le cosiddette “fughe di cervelli”. Fra gli intervistati, in quanti sono andati via?
VdS: “Su settecento intervistati, una cinquantina sono andati via per cercare lavoro”.
Siete ben supportati dai professori del Suor Orsola Benincasa, quindi questo progetto nasce anche come progetto universitario?
VdS: “È nato come una tesi triennale, ma allora il campione da analizzare era troppo piccolo. Certo, si poteva presentare benissimo, ma le competenze che ho ora, dopo la laurea magistrale, non sono le stesse che avevo all’epoca”.
VS: “Sarebbe andato sprecato il valore che il progetto può avere anche oltre l’essere una semplice tesi triennale. Il rischio era anche quello di bruciare il progetto e farne una cosa sterile e che inizia e finisce in un momento dato. Invece si sono aperti un sacco di campi che effettivamente lasciano molto spazio ad uno studio scientifico”.
L’analisi di ricerca sociale e scientifica può avere anche future applicazioni?
VS: “Il lavoro di ricerca è anche in fase di pubblicazione come articolo scientifico, quindi potrà essere utilizzato da coloro che fanno parte di questo ambito. Io spero che questo lavoro sia ripreso anche al di là del campo accademico: qua si sta parlando di persone e quando si va nell’accademico si parla di persone come numeri. Quindi, spero che ci sia interesse anche da qualche altro campo. In realtà questo format è stato ripreso dal lavoro che Brandon Stanton ha fatto con “Humans of New York”, ma noi abbiamo il valore aggiunto di avere il supporto dell’Università suor Orsola Benincasa, e soprattutto le nostre competenze professionali”.
“Humans of Neaples” costituisce una straordinaria possibilità per “la gente di Napoli” di essere finalmente altro rispetto agli stereotipi che la affliggono e può essere in grado di cogliere e di raccogliere in una città dalle mille sfaccettature attraverso la chiarezza e la semplicità incontestabile di una fotografia. Perché si sa, Napule è mille culure.