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I tarocchi, un gioco di simboli ed incroci ermetici. Terza e ultima parte

Che sia così l’ inizio delle carte e dei tarocchi come carte da gioco, è testimoniato da due fatti eclatanti:

 a ) il primo mazzo di carte dipinte in questo modo fu creato per prima del 1477 per il duca Filippo Maria Visconti

b) la prima rappresentazione cartacea artistica dei Tarocchi viene attribuita nientemeno che a Mantegna nei Tarocchi detti del Mantegna a Ferrara 1460-1465.

Dunque questo è il centro motore della giostra delle immagini, perché l’Imago, la struttura Immaginale è esattamente la struttura di cognizione cui si riferisce quest’epoca. La stessa Visione della Croce,( visibilità della Croce, di un dio che muore davanti a tutti sulla croce) è la scena simbolica per eccellenza nelle chiese, nelle rappresentazioni e nell’immaginario collettivo. I Rosacroce, interpretano la Croce come allegoria dell’Albero della Vita di contro all’Albero della Conoscenza, vera schismogenesi del pensiero umano fin dai primordi, rappresentato molto bene questo dramma nella carta del Tarocco n. XVI La maison de Dieu, la casa di Dio in cui il fulmine distrugge la Torre di Babele; è nella costruzione di un casa, un Nome, contro la casa di Dio e il suo Nome, il vero peccato dell’uomo. La Croce è fino alla Rivoluzione Francese il luogo simbolico per eccellenza dell’identità europea. Nel segno della Croce si combattono guerre, si stipula la pace, si costruiscono gli stati, si delineano gli scenari immaginari fondamentali: gli affreschi e le tavole ad olio che fondano una estetica dell’immateriale talmente forte da non avere eguali nel mondo se non nell’ideografia visiva dell’Egitto. E  sotto la Croce una umanità di poveri e di sofferenti, come in Bruegel, come in Lucas Cranach, o come nelle strazianti scenografie di Masaccio, vero immaginario precursore di Pasolini e in qualche modo di Orson Welles che si riferisce però alle opere anch’esse cabiriche di W.Shakespeare. Questo è lo scenario, il background fondamentale. Nella scena del reale questo immaginario prende spesso la via della Colpa e della Pena, allora non basta più il Confessore, arido e giudicante scrutatore di uno speculum particolare, la coscienza infelice e il pensiero del peccato. La castrazione del desiderio e l’incesto simbolico sono gli assi incrociati della negazione del desiderio vissuto come censura o rivolta, come Maschera o come Volto, come Immagine o Gioco.

Dunque una metodologia che sia filosofica, storica, antropologica, di epistemologia semantica e della cosiddetta teologia antica ci può permettere di penetrare il labirinto cognitivo ed allegorico che i tarocchi aprono al mondo del pensiero segreto, nascosto, come la Divinità che la presiede, più antica del Dio vivente, il Dio nascosto, il deus absconditus della teologia negativa, cara a Meister Eckart e giunta fino a K.Barth. Un metodo trasversale, di incroci logici che dia il senso di questo gioco che, sebbene distante di secoli, è simile ripeto ai Yi-Ching, alla mantica sibillina e all’azard, ai giochi della probabilità statistica di origine ebraica e cabalistica. Non è affatto ignoto, anzi, che le teorie della Cabala profetica ed estatica, hanno in Europa, proveniente dalla Catalogna e dalla Provenza, e dunque anche in Italia una immensa diffusione. Senza la filosofia mistica  e cabalistica di Abrahm Abulafia, la sua filosofia delle stelle che dal 1270 si diffonde da Barcellona fino  in Sicilia, non si capisce ciò di cui si nutre il pensiero eretico. Da Praga, (dove Rabbi Loew ben Bezabel, il Maharal  ispirerà l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo e il suo circolo scientifico e astronomico cui fanno parte Tycho Brahe e Giovanni Keplero e di lì illuminerà tutto il Rinascimento filosofico europeo), alla Germania, all’Italia la Toràh dei maestri cabalisti, da vigore alla religione ebraica e cristiana e al pensiero eretico e filosofico. Persino Cavalcanti e Dante ne fanno uso ed adesione nei Fedeli d’amore e Dante nella costruzione della Visione divina e mistica, nel rapimento della sacra divinità fino al Paradiso, alla Visione della Rosa mistica.

Cosa chiarissima nel sonetto Io sono stato con Amor insieme. Senza l’ebraismo cabalistico, interpretativo, associato all’Alchimia, non ci sarebbe stato né Spinoza, né Marx, né Freud, né Einstein né Kafka.  Nel pensiero ermetico figurale, nell’Immagine, bisogna vedere dunque l’emersione del nascosto, dell’ambiguo, dell’estraneo, così come l’intende Freud in Imago nel 1919:”L’Unheimliche, (l’estraneo) sorge spesso e facilmente ogni qualvolta  i limiti tra l’immaginazione e la realtà si cancellano, in cui ciò che abbiamo considerato come fantastico si presenta a noi come reale, in cui un simbolo assume l’importanza e la forza di ciò che era simboleggiato, e così via”. Osiride è un dio nero, un dio straniero, ripete continuamente A. Brèton in Arcane 17, il suo libro più elaborato uscito nel 1944, in piena catastrofe epocale. Comincerò dunque definendo il campo dei saperi che la cartomanzia e la divinazione denotano, a prescindere -è ovvio- dalla efficacia dei presagi che questa arte pretende di chiarire.

a)

Il centro di queste visioni è dunque il Corpus Hermeticum, che, già conosciuto in greco fin dal XII secolo, viene tradotto da Ficino per Cosimo nel 1460. L’Asclepio è scritto sotto forma di dialogo nel quale Ermete Trimegisto introduce Asclepio nella teosofia  e nella cosmologia ermetica, in cui  si afferma che attraverso Ermete è lo stesso Amore divino a parlare:’ex ore Hermu  divinus Cupido sic exorsus est dicere…’. La Gnosi ermetica vi è descritta come un’illuminazione improvvisa e salvifica che consente all’anima di possedere una visione senza limite del Tutto. Ed è ciò che la cabala mistica afferma nello Zohar, il Libro dello Splendore, che insieme al Corpus Hermeticum , è il testo che sconvolge la filosofia aristotelica e scolastica che è invece il dominio esclusivo della teologia della Res Publica Christiana di Roma. Il conflitto dunque è centrale, tra la formazione degli Stati Moderni, i Principati, e la Curia Romana. La controriforma detterà le regole entro cui la teologia cattolica  scriverà il codice interpretativo della Verità divina. La teologia eretica e riformata aveva già posto invece il carattere nazionale ed individuale della lettura evangelica, il pensiero eretico di Gassendi e Spinoza farà il resto, affossando la teologia cattolica nel mare magnum del dubbio libertino, panteista e materialista. Il deus sive natura, il Dio che vive ovunque nella natura, è  di fatto equivalente al Nous, alla mente universale di Pamenide, Eraclito, Platone, Ficino, Pico, Giordano Bruno,Campanella e Vico. Il dado è tratto e dentro questa cesura del pensiero, il popolo si sente autorizzato a vivere questa panteità del tutto secondo lo spirito che gli è proprio, con la visione della sua religione popolare, il sensualismo amoroso, (le passioni) e la teologia giocosa della festa, il dionisismo attraverso cui farà capolino prima la ‘Nave dei folli’ di Sebastian Brandt, l’’Elogio della Follia’ di Erasmus da Rotterdam e più avanti nientemeno che la Gaia Scienza di F.Nietzsche. Il gioco e la piega del caso fortuito sono i veri cardini del suo ragionamento volgare. Il rococò e il barocco, saranno le estremità estetiche di questa riforma dalla linea alla piega del tempo. La Fortuna, il Forsitan,è la divinità per eccellenza del Ludus, del Gioco, e del Gioco della Vita, la sua ‘Combinazione fortunata’ avvicinandosi tremendamente al più illustre e tardo nel tempo Gioco dei possibili di F.Jacob, la logica combinatoria del Dna e di madre natura. Dentro questo spazio di libertà interpretativa, tra la fine del Settecento e l’Ottocento, alcuni autori libertini, ermetici e spiritualisti, (Antoine Court de Gébelin, amico degli enciclopedisti Diderot e D’Alembert, degli scienziati Franklin e Lalande, dei teorici della rivoluzione Danton e Desmoulins e dell’eroe dell’indipendenza statunitense La Fayette, iniziati presso la loggia massonica Le Nove Sorelle della quale fu Maestro Venerabile per due anni e Alphonse Louis Constant, alias Eliphas Lévi-1816-1875) introducono nel gioco delle carte, la fascinazione della divinazione e del sorprendente, del misterioso e del rischio, quel rischio e quel fortuito proprio del capitalismo mercantile che, con le Joint Adventures, avevano sostituito interamente , nell’immaginario collettivo, il Denaro a Dio. ‘We trust in God’ citerà arrogantemente sul dollaro americano,il senso del nascente capitalismo americano.’ Il cambiavalute e sua moglie di Quintin Metsijs’ e le orribili scene di visionarietà caravaggesca, hanno sostituito per sempre il simbolismo della Croce. I tarocchi da semplice gioco di carte, diventano il gioco della interpretazione dei percorsi incrociati, diventano la lettura sibillina del Destino e il gioco analitico più interessante prima dell’Interpretazione dei Sogni di Freud. La ballades du pendus (la ballata degli appesi) di F.Villon, I vagabondaggi poetici di Rimbaud e T. Coleridge, gli scritti labirintici di Kafka e la visionarietà di M. Chagal, introducono bene all’aforisma fondamentale della messa in scena dell’Onirico e dell’Immaginale che riguardano il sistema semantico dei Tarocchi.

b)

Il Gioco dunque si iscrive dentro il più vasto campo di esperienza della Vita cosmica, della vita politica, la sua scena immaginaria e sociale e il gioco particolare che vede un Interrogante e un Responso interpretato da un cartomante. Dunque un gioco che fa dell’Interpretazione fortuita della carte scelte alla cieca, un caso particolare: l’individuo vede sciogliere i punti di un suo dilemma attraverso la lettura delle carte degli Arcani maggiori che hanno un significato generale e un senso e una direzione particolare, dove cioè s’incrociano i destini dell’individuo interrogante. E’ il vaticinio interpretativo che riprende la consultazione delle foglie oracolari della Sibilla, della Apollinea  delphica deità, dei sacerdoti vati della tradizione vedica e brahmanica, della primordiale forza intuitiva della tradizione sciamanistica europea e asiatica. Con un by pass  epocale, la modernità, nella più clamorosa piega del tempo mai vista, riprende una modalità tipica dello sciamanesimo primitivo. La religione primitiva, orfica, pitagorica, sciamanica sotto l’egida di Ermete Trimegisto, il maestro leggendario egizio della Gnosi a volte sovrapposto a Mosè stesso come nel mosaico, la tarsia pavimentale, Il Colle della Virtù del Pinturicchio nel Duomo di Siena, si riprende la rivincita contro lo scientismo ateo e filosofico e contro la teologia cattolica di santa Romana Chiesa! I Tarocchi di Marsiglia sono l’ultima elaborazione allegorica di questa filosofia mistica e sapienziale. E che si sovrappone, epistemologicamente, come la regola del caso, della fortuità, delle possibilità, della congiunzione aperta, sulla regola della sequenza determinata e acasuale. I Tarocchi sono il primo caso conosciuto di logica formale random inventata come gioco, come ludus e depense, ad alta complessità immaginativa, contro una logica dello stato-macchina molare, assoluto e accentratore, e della procedura lineare semplice, aristotelica prima e cartesiana dopo. Insomma la matematica di Leibniz contro quella di Cartesio, il calcolo differenziale e già insiemistico di Leibniz, per scale di diffusione numerica, contro la geometria dello spazio di Cartesio. ‘Nei domini della cultura bisogna situare le carte del tarot tra l’abaco di Fou Hi, primo re sacro dei cinesi e le molteplici compilazioni pensanti del medioevo. E’ una scacchiera simbolica, nella quale l’uomo avanza le sue mosse di gioco nell’invisibile e riceve gli ammonimenti dello”scacco matto” che gli si avvicina’, scrive ancora Josè Lezama Lima.

Ecco qui di seguito i 22 Arcani maggiori di cui presto darò un’altra interpretazione, ma secondo una esegesi di logica algoritmica proprio della Logica combinatoria di R.Lullo,Bernoulli, Leibniz e Fermat, che segue evidentemente le procedure proprie di ogni Gioco di sequenze numeriche e combinazioni probabilistiche, donde l’interpretazione casuale, fortuita delle carte, i tarocchi, ‘uscite’ dalla sorte’. Il verbo francese ‘sortir’ indica questa emersione dal nulla e dal caso proprio di accadimento, di un ‘ad-casum’. Legge e caso sono le due sponde in cui il destino umano si gioca l’imprevedibile. Ma questo in altro luogo e con più disponibilità di tempo.

Il Bagatto (le Bateleur). La parola ha origini latine e sta ad indicare “figura da poco”, “bagatella”, cosa di nessun conto. Rappresenta un giovane uomo con un grande cappello e abiti vistosi, posto in piedi davanti a un tavolo, su cui figurano monete, vasetti, dadi, coltelli, una borsa. L’uomo regge nella mano sinistra un bastone dorato.

II – La Papessa (La Papesse). È forse una delle figure che ha dato luogo a maggiori discussioni, dal momento che nessuna donna ha mai avuto accesso al soglio di Pietro. In taluni mazzi è stata sostituita da Divinità o altre carte. La donna ha un triregno in capo, è seduta su un trono ricoperto da un velo e ha in mano un libro aperto.

III – L’Imperatrice (L’Imperatrice). Una donna in trono, con la corona in testa, ha in mano uno scettro col globo sormontato dalla croce (da sempre simbolo di impero). Regge con la mano destra uno scudo con un’aquila araldica, e ha due ali aperte sulla schiena.

IV – L’Imperatore (L’Empereur). Un uomo barbuto, seduto in trono di profilo, con una gamba incrociata sull’altra, regge uno scettro con la destra. Sotto al Trono è appoggiato uno scudo con un’aquila araldica.La carta è evidentemente collegata col potere terreno.

V – Il Papa (Le Pape). Seduto in posizione frontale, il Pontefice col Triregno regge un pastorale a croce con tre traverse. Ai suoi piedi, di statura notevolmente inferiore, sono inginocchiati due chierici. Il Papa ha la barba canuta, probabile allusione alla sua saggezza.

VI – L’innamorato (L’Amoreux). Sotto un grande cupido alato, pronto a scoccare la sua freccia, un giovane sta in piedi tra due figure femminili, una vestita più poveramente dell’altra. I critici sono concordi nell’identificare questa lama col mito di Ercole, che dovette scegliere tra Vizio e Virtù.

VII – Il Carro (Le Chariot). Un carro visto in modo rigidamente frontale, è condotto da un giovane guerriero incoronato, mentre trattiene saldamente due cavalli, uno blu ed uno rosso, che tendono a scartare in posizioni opposte.

VIII – La Giustizia (la Justice). È questa una delle quattro Virtù cardinali citate nel mazzo, da cui manca la Prudenza. Una donna in trono regge con la mano sinistra una bilancia dai piatti allineati, e con la destra una spada. Questo Trionfo contiene in sé l’idea di equilibrio e di punizione.

IX – L’Eremita (L’Hermite). Un vecchio barbuto, appoggiandosi ad un bastone, avanza reggendo una lampada. Non si può fare a meno di pensare a Diogene che, reggendo una lampada affermava di cercare l’uomo.

X – La Ruota della Fortuna (La Roue de Fortune). Questa immagine, largamente conosciuta e rappresentata nel Medioevo, raffigura una ruota sormontata da una sfinge alata con corona e spada, con due esseri mezzo uomo e mezzo animale arrampicati ai suoi lati. Già in epoca medievale la Ruota era usata per ricordare la vanità delle conquiste e dei beni terreni.

XI – La Forza (La Force). Una donna con un ampio cappello in testa chiude le fauci di un leone. È una delle quattro Virtù cardinali raffigurata nel mazzo.

XII – L’Appeso (Le Pendu). Un uomo è appeso per un piede a un palo retto da nodose travi di legno. La gamba libera è piegata verso l’interno. La carta raffigura una pena praticata realmente durante il Medioevo, sia dal vero sia in effigie, a chi si rendeva reo di tradimento. Questo tipo di pittura, detta infamante, era solitamente affidata a mestieranti, ma a volte ad artisti di rilievo, come Sandro Botticelli e Andrea del Sarto.

XIII – La Morte (a volte lasciata senza scritta) – Uno scheletro con una falce cammina in un campo cosparso di mani e di teste. La figura è collegata con l’iconografia medievale del Trionfo della Morte molto diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento, in cui uno o più scheletri si trascinano, in fila o in una danza macabra, regnanti, Papi e altri soggetti solitamente di alto livello sociale.

XIV – La Temperanza (La Temperance). Altra virtù cardinale. Un Angelo con la veste bipartita in due zone di colore blu e rosso, versa un liquido da un’anfora all’altra reggendole entrambe con le mani.

XV – Il Diavolo (Le Diable). Un essere cornuto dal viso sghignazzante, le ali di pipistrello, i seni femminili, i genitali maschili, le gambe caprine, sta in cima a un piccolo ceppo a cui sono legati due diavoletti. Gli zoccoli e il ghigno osceno sono mutuati dalle classiche immagini greche del dio Pan.

XVI – La Casa di Dio (La Maison Dieu). Una torre che ha come tetto una corona, viene scoperchiata da una lingua di fuoco, mentre due figure umane cadono al suolo e piccole sfere riempiono l’aria. La costruzione evoca la Biblica torre di Babele, talmente alta che Dio punì gli uomini confondendo il loro linguaggio.

XVII – La Stella (L’etoile). Con questa carta si abbandona il mondo umano e si entra in quello spiritualmente superiore. Otto stelle, di cui la centrale molto più grande, sormontano una donna nuda che versa per terra acqua da due anfore. Sul fondo, un minuscolo albero su cui canta un piccolo uccello.

XVIII – La Luna (La Lune). Seconda lama della serie degli astri la Luna splende rotonda in cielo ma con il volto raffigurato di profilo, mentre gocce colorate partono dalla terra verso di essa. In primo piano un Gambero, legato zodiacalmente al segno del Cancro, esce da una pozza d’acqua. Due cani ululano e due torri sullo sfondo sembrano custodire il paesaggio.

XIX – Il Sole (Le Soleil). Un grande sole radiante sparge gocce su due gemelli ritti in piedi vicino a un basso muretto in mattoni.

XX – Il Giudizio (Le Jugement). Un angelo esce da un nembo colorato suonando la tromba, mentre tre piccoli corpi sorgono da un avello Anche questa immagine, frequentissima nel Medioevo, può farsi risalire ai numerosi miti sulla fine del mondo presenti in molte religioni antiche. Il più importante riferimento è certamente l’Apocalisse di San Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. Questa carta corrisponde all’Angelo di altri mazzi da gioco.

XXI – Il Mondo (Le Monde). La carta rappresenta una donna seminuda che regge due bastoncini nelle mani. Essa è circondata da una mandorla di foglie, mentre ai quattro lati della carta compaiono i simboli Tetramorfi degli Evangelisti: un Angelo (San Matteo) un’Aquila (San Giovanni) un Toro (San Luca) e un Leone (San Marco). La carta compendia, se pur in forma elementare due figure geometriche, il cerchio e il quadrato, che erano considerate il simbolo della perfezione.

Il Matto (Le Fou). La lama non è numerata e può essere inserita sia all’inizio sia alla fine del mazzo. Un giullare girovago, col cappello a sonagli, che regge su una spalla un fagottino con le sue poche cose, si avvia verso una strada non meglio identificata, rincorso da un cane che gli sta lacerando una calza. Una figura analoga si trova nel tarocco del Mantegna, ma è chiamato il Misero.

Prima Parte

Seconda Parte

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Vincenzo Crosio
Vincenzo Crosio è nato a Napoli nel ‘50. È scrittore, poeta, saggista. È stato rettore del Seminario teologico politico di Salsomaggiore Istituto Sobozan, Fudenji. insegnante relatore all'Istituto Filosofico di Napoli, specializzato nella Interpretazione dei testi antichi tra Oriente ed Occidente. È stato editorial board di Scienze e ricerche, su cui ha pubblicato saggi di epistemologia semantica, antropologia e filosofia, tra cui importantissimi contributi sulla civiltà della Campania antica e dei Campi Flegrei.

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