I suoi libri sono tradotti in diverse lingue, tra cui il cinese e giapponese. Danila Comastri Montanari è definita in tutto il mondo la madre del giallo storico. I suoi romanzi sono pubblicati da Mondadori e Hobby & Work. Il protagonista, Publio Aurelio Stazione, senatore e detective, è un cult del settore: ha anche una voce su wikipedia. Molti dei romanzi di Comastri Montanari sono ambientati nei Campi Flegrei. Nell’antica Puteoli, al Rione Terra e nell’antica Baia tra terme e lupanari.
Comastri Montanari è nata a Bologna, laureata in pedagogia e scienze politiche, un passato da insegnante e una grande passione per i viaggi. Nel 1990 scrive il suo primo romanzo, Mors Tua: l’inizio di una lunga serie. L’ultimo, Ludus in fabula, è stato pubblicato di recente da Mondadori.
Intervista alla scrittrice Danila Comastri Montanari
Lei è una scrittrice di successo internazionale. È la madre del giallo storico in Italia e nel mondo. Come mai ha scelto di ambientare parte delle sue opere tra Puteoli e Baia?
“Perché tutti i grandi dell’Urbe vi mantenevano una residenza. Perché Baia era la “pusilla Roma“, la piccola Roma. Perché in quel luogo di villeggiatura dal lusso inaudito, i costumi erano meno rigidi che nella capitale, più trasgressivi e quindi più interessanti. Delitti compresi, quelli inventati da me, certo, ma anche quelli veri: non dimentichiamo che Tiberio è stato strangolato a Miseno!”
Lei ha una conoscenza completa dei Campi Flegrei. Nei suoi romanzi ci sono mappe e riferimenti frequenti a questa zona. come nasce questo interesse?
“Amo svisceratamente i Campi Flegrei, ho trascorso le vacanze a Baia per molti anni consecutivi, ricalcando instancabilmente i percorsi antichi, dall’Averno alla Solfatara, dal Monte Nuovo a Pozzuoli, da Bacoli a Miseno, dal Lucrino a Miliscola, dall’Arco Felice fino a sotto il mare. E poi Procida, Vivara, Ischia, Cuma… ogni volta ci ho trovato qualcosa di nuovo, di evocativo, di favoloso, come se vivessi nell’aria la storia e la leggenda. È il mio “luogo del cuore“”.
Come il territorio flegreo può valorizzare questo tipo di letteratura?
“Nella serie delle inchieste di Publio Aurelio, che esce ormai in dieci lingue, due romanzi e alcuni racconti sono ambientati nei Campi Flegrei: sull’Averno, a Baia, a Pozzuoli, a Miseno e a Cuma. Molte scene mi sono state ispirate dai luoghi stessi, estremamente suggestivi, come quella col corpo della fanciulla trovato nel bacino di raddobbo della Classis Misenensis, quella col grassone morto nella “stufa” delle terme, quella con la schiava che scappa fuori dall’arena di Puteoli, quella con il viaggio di Aurelio a Cuma lungo la galleria di Cocceio e il consulto della Sibilla Cumana. I miei libri potrebbero essere certamente usati al fine di creare interesse per i siti in cui si svolgono, soprattutto se vi si creassero alcuni eventi collegati, capaci di echeggiare sia l’antichità, sia il mistero: in fondo io scrivo dei gialli. Proprio molto gialli!”
Molti, moltissimi, nei Campi Flegrei non conoscono i suoi racconti. Questa cosa la meraviglia?
“Un po’ sì, perché non sono tanti i romanzi moderni che si svolgono lì. E quando penso che “Cave canem“, ambientato sul lago d’Averno, viene letto da un pubblico molto vasto in molte lingue diverse mi dispiace pure parecchio che non sia conosciuto in loco….”
Chi potrebbe essere oggi il senatore-detective Publio Aurelio Stazio?
“Al di là del sesso, della condizione sociale, dello stile di vita e dei secoli, Publio Aurelio esiste davvero: gli ho dato la mia personalità!”
Quando si scrive si lascia un messaggio, qual è il messaggio lasciato nelle sue storie?
“L’antichità era molto moderna, o forse noi siamo molto antichi…”.
Visto che lei conosce l’area flegrea, sa anche dello sforzo per la valorizzazione di questo territorio. Cosa consiglierebbe?
“Chiedere il mio parere è pericoloso, perché io sono notoriamente spregiudicata, quindi quando dico che la cultura deve produrre ricchezza, non intendo ricchezza immateriale o soddisfazioni morali, parlo di vile e volgarissimo denaro, ovvero di soldi. Prima di tutto c’è l’ambiente termale, con tutto ciò che significa in termini di svago, salute, piacere e fitness; a Ischia l’hanno capito bene… Poi il territorio flegreo avrebbe moltissimo da valorizzare: vale il viaggio anche da solo il Parco Archeologico di Baia, senza contare la favolosa parte sommersa, attorno alla quale in un paese più disposto all’investimento, di certo avrebbero già organizzato un grosso business basato sul turismo subacqueo. Personalmente, io nello splendido Anfiteatro di Pozzuoli – che compare anche in uno dei miei romanzi – ci farei anche i ludi gladiatori. E avete la Piscina Mirabilis, che altrove sarebbe stata già commercializzata fino all’osso, perché è uno degli ambienti più incredibili di tutta la penisola italiana. E le Cento Camerelle. E Cuma, magnifica per il turismo esoterico. E la Solfatara. E il Serapeo. E il Rione Terra. Avete ottimi ristoranti a buon prezzo e mozzarelle ineguagliabili. E anche l’olio. E pochi chilometri a nord veniva ancora prodotto un Falerno che con quello antico nulla ha a che fare, ma il viticcio ne portava il nome prestigiosissimo, noto a tutti i cultori della classicità”.