Tra i tanti primati della città di Napoli c’è anche quella di essere tra le capitali mondiali del plissé, l’antica arte del tessuto in pieghe. A contendersi l’eccellenza con Napoli è Parigi. Ma nella città del golfo c’è sempre qualcosa in più: il plissé partenopeo ha alle spalle l’incredibile storia della famiglia Papoff.
Una storia che inizia in Russia
Tutto ha inizio nel 1846 con i “cavalli di bronzo”, le maestose sculture equestri che ornano l’ingresso dei giardini di Palazzo Reale a Napoli, regalo a re Ferdinando II da parte dello zar Nicola I e di sua moglie per essere stati ospitati nel Regno delle Due Sicilie.
Al seguito dello zar di tutte le Russie c’era anche Andrej Papoff che, innamorato di una dama francese, Helene, decise di restare per sempre a Napoli.
Ad inizio del ‘900 uno dei nipoti di Andrej decise di apprendere l’arte del plissé a Parigi. Ritornato a Napoli pensò anche di impiantare una lavanderia industriale, la prima del genere in Italia.
La storia della famiglia Papoff è legata a quella della lavanderia ma è l’arte del plissé che accompagnò lungo tutto un secolo la dinastia russo-napoletana. Con la dismissione della lavanderia i Papoff si dedicarono completamente alla pieghettatura anche grazie a Valeria, moglie di Alberto. Tuttavia le recenti difficoltà economiche hanno compromesso la possibilità di continuare l’attività dal punto di vista commerciale: ma le figlie di Valeria ed Alberto, Alessandra e Stefania, non si sono arrese ed hanno fatto rinascere il progetto “Plissé Papoff” con un’associazione culturale.
Il plissé, prodotto di eccellenza
Il lavoro di Alessandra e Stefania e delle amiche dell’associazione nata nel 2016 si avvale di tecniche antiche che richiedono una grande abilità manuale.
“Conserviamo stampi in cartone di oltre cento anni fa – spiegano le sorelle Papoff – si tratta di un tipo di cartone che non riusciamo più a trovare. Il tessuto selezionato si inserisce in questi stampi con molta delicatezza e, una volta stretti gli stampi con una particolare tecnica, si inseriscono in un forno. Il vapore deve essere sapientemente dosato in base alla temperatura e alla durata del trattamento. Così si creano le pieghe secondo dei modelli che riproducono varie forme geometriche. Quasi impossibile ripetere lo stesso risultato con un impianto industriale perché nessuna macchina consente di ottenere lo stesso risultato. Basta lo sbaglio di un millimetro per perdere la resa della pieghettatura”.
Il plissé non si può stirare, tuttavia prevede una sorta di “manutenzione” se con il tempo si perde la tonalità delle pieghe. A questo punto è necessario che l’abito venga “smontato” e che venga ripetuta la pieghettatura. In Europa l’arte dei Papoff ha solo un altro antico concorrente e che si trova a Parigi. “Abbiamo visitato l’atelier francese e – concludono Alessandra e Stefania – ci sono delle differenze ma anche delle somiglianze con quello che facciamo noi. Probabilmente il nostro avo che ha appreso quest’arte in Francia sarà stato in contatto con questo atelier”.
“Il plissé – spiega Giusi Marfella, stilista – nasce nell’ambito della sartoria artigianale dove prevale la qualità rispetto al tornaconto economico. Si tratta quindi di un prodotto di eccellenza che va oltre le possibilità di produzione industriale: esiste la produzione in serie ma non si riesce a ottenere lo stesso risultato. L’abito che richiede il plissé vuole che la pieghettatura cada in un determinato modo. Per questo motivo è necessario l’intervento sartoriale”.
Il corso per conoscere l’arte della pieghettatura
L’associazione Plissé Papoff ha presentato la sua attività durante un incontro tenuto nel Micro Hub Flegreo dell’Associazione Progetto Uomo a Pozzuoli (I traversa Solfatara, 3 Parco D’Isanto). Il workshop è stato organizzato in collaborazione con l’atelier Marfella. In programma un corso che si svolgerà nella sede dell’associazione in via Risorgimento a Soccavo. Il corso ha la durata di otto ore articolate in due giornate. I materiali sono inclusi nel costo. Info: 3319435049 – 3339031087 info@plissepapoff.it