
(foto di copertina tratta dal sito de LA BOTTEGA DEI SEMPLICI PENSIERI)
La storia di Mariolina Trapanese, mamma di un ragazzo down, è quella di una donna che ha sempre creduto e lottato per la realizzazione del proprio sogno, creare una struttura capace di educare professionalmente i ragazzi con deficit come suo figlio affinché, una volta terminato il percorso formativo, potessero proseguire senza inciampi e in maniera del tutto autonoma nel mondo del lavoro, garantendosi un futuro come accade per i ragazzi normodotati.
Questa storia iniziò tredici anni fa in un appartamento di Quarto insieme ad altre mamme di bimbi down. Giovedì 26 febbraio 2025 ha raggiunto al Quirinale l’apice con la nomina di Mariolina, insieme ad altrettante trenta persone distintesi per il proprio impegno sociale, a Ufficiale al Merito della Repubblica da parte del Presidente Sergio Mattarella.
Mariolina è il classico insegnamento che nella vita non bisogna mai lasciarsi sopraffare dal dolore e dalla sofferenza; che le difficoltà, se vengono affrontate di petto come se fossimo un pugile sul ring, possono essere sottomesse e governate dalla propria volontà, trasformandosi in qualcosa di importante e utile non soltanto per noi stessi, ma per tutti coloro che condividono le nostre stesse problematiche.
All’epoca, eravamo a settembre 2018, di Mariolina Trapanese e della sua Bottega dei Semplici Pensieri mi parlò Rosario Mattera, un altro sognatore flegreo ideatore della rassegna enogastronomica Malazè oramai di livello internazionale. Rosario mi propose di intervistarla per il mio blog per farne conoscere la storia.
Questo è quanto Mariolina mi disse quel pomeriggio nei locali di un condominio di Corso Italia, a Quarto. Oggi la Bottega dei semplici Pensieri, insiema ad altre tre associazioni – “La Quercia Rossa” (cooperativa sociale), “Artemide” (associazione culturale) e “Dialogos” (associazione di promozione sociale) – ha in gestione Casa Mehari, una villa confiscata alla camorra, dove svolge le proprie arttività formative.
Per quanto è avvenuto nel corso degli anni fino al clou di ieri al Quirinale, rileggendole, le parole di Mariolina non sono solo un carico di speranza, ma hanno un che di profetico.
Oggi che ha raggiunto un traguardo così importante, probabilmente per lei stessa inaspettato, credo valga la pena riproporre integralmente quell’intervista a dimostrazione che nella vita bisogna avere il coraggio di credere nei propri sogni; di impegnarsi con tutte le proprie forze per realizzarli.
I sogni sono i semi della vita. Se non li perdiamo di vista e ce ne prendiamo cura come se fossero piante, prima o poi si realizzeranno. Mariolina ce lo insegna, le sue parole ce lo insegnano, il suo lavoro ce lo insegna!

Signora lo scopo principale della vostra associazione prevede l’adeguata formazione e il successivo inserimento nel mondo del lavoro dei ragazzi down: come nasce tale iniziativa la quale è sia un onere che un onore sociale?
Nasce da un’esperienza personale di avere un figlio con un deficit intellettivo. Insieme con altre mamme ci siamo incontrate al termine di un ciclo scolastico. Oltre le scuole superiori – i ragazzi hanno frequentato l’istituto alberghiero -, non vedevamo nessun tipo di futuro per i nostri figli. E non volevamo vanificare la loro esperienza scolastica. A questo punto abbiamo detto “ok, diamoci da fare” e abbiamo messo in piedi tutta una serie di attività, attraverso dei progetti, che potessero migliorare sempre di più la loro formazione avvenuta già in età scolare. In questo modo abbiamo creato la nostra associazione, ponendoci l’ambizioso scopo di creare una scuola di formazione per ragazzi diversamente abili. Seppure non le nascondo che le difficoltà sono tante!
Difficoltà di che tipo?
Purtroppo come associazione non abbiamo una sede adeguata. Quindi ci adoperiamo con progetti extrasede. Del resto, come lei stesso vede, qui dove siamo non possiamo fare granché (attualmente la sede dell’associazione è situata in un appartamento su piano rialzato in un condominio sito in Corso Italia 388, a Quarto n.d.r.). Abbiamo inoltrato richiesta per avere un bene confiscato alla camorra al fine di poter disporre di una struttura ricettiva che ci consentisse di creare sia laboratori di formazione che eventi in maniera del tutto autonoma.
Malgrado non abbiate una sede confacente alle vostre necessità, comunque riuscite a fare cose pregevoli come appunto inserire nel mondo del lavoro alcuni dei ragazzi.
Per quanto concerne l’inserimento nel mondo del lavoro abbiamo cominciato con Garanzia Giovani e tre dei nostri ragazzi sono riusciti a ottenere un contratto di lavoro per sei mesi. Poi abbiamo messo a punto dei progetti, tra cui Raccogliendo Mi Trasformo dove i ragazzi stazionano su un campo agricolo dal momento della semina. Questo progetto lo facciamo in collaborazione con l’Università di Agraria di Napoli, presso il centro di sperimentazione a Castel Volturno. I ragazzi seminano il mais e ne seguono tutto il percorso dalla trasformazione e crescita del seme in pannocchia. Lo scorso anno ci siamo occupati della produzione della farina di polenta. Quest’anno vogliamo andare oltre, creando dei biscotti. In virtù di ciò ci siamo accordati con delle aziende. Nel caso specifico Casa Infante che accoglie i nostri ragazzi nei suoi laboratori e li avvia, con l’ausilio di tutor, all’autonomia della preparazione dei biscotti. Questo è uno dei traguardi che abbiamo raggiunto nell’anno in corso.
Se non erro avete fatto anche corsi per pizzaioli
Abbiamo tenuto un corso per pizzaioli alla Multicenter School. Successivamente i ragazzi hanno fatto esperienze in alcune pizzerie napoletane. Purtroppo tutto si conclude con l’esperienza. Il passaggio successivo che prevede l’integrazione a tempo indeterminato nel mondo del lavoro è molto lontano. Almeno per quel che riguarda il nostro territorio. Questo è il motivo per cui ci siamo dati come obiettivo uno step successivo che contempla la nascita della cooperativa sociale per concretizzare il percorso di formazione compiuto dai ragazzi. Sempre con la Multicenter School abbiamo creato all’interno dell’istituto un angolo bar, nominato Ke-bar, che in realtà è un’aula di formazione dove i nostri ragazzi, mediante turnover, si alternano al banco in modo da migliorare sempre di più le loro conoscenze, capacità lavorative e il rapporto con l’utenza. Mi lasci sottolineare che con il direttore della scuola convenimmo che tale esperienza è formativa non solo per i nostri ragazzi, ma anche per gli stessi studenti della Multicenter perché li educa ad avere un approccio normale verso ragazzi con deficit di apprendimento.
Le istituzioni vi supportano adeguatamente?
Per alcuni aspetti sicuramente ci sono vicine – approvano, ci danno i patrocini. Ultimamente abbiamo vinto un bando europeo, Benessere giovani, sia con il Comune di Quarto che con quello di Pozzuoli.
Il bando è inerente le attività specifiche che svolgete, nel senso è legato alla formazione professionale di cui parlavamo prima?
No, creiamo anche altri tipi di laboratori in quanto ci piace ragionare a trecentosessanta gradi per offrire sia l’apertura mentale sia la possibilità di mettere in moto fantasie. Secondo me, la cultura, comunque la tocchi, è una forma di crescita! Con il comune di Quarto metteremo in piedi un laboratorio di mosaico e si chiamerà Mosaicheart con l’ausilio di una docente cui seguirà una mostra dove esporremo le opere dei ragazzi.
Prima mi accennava alle difficoltà che avete nell’interagire con le istituzioni
Purtroppo con le istituzioni non riesco ancora a trovare il giusto interlocutore al fine di ottenere una sede adeguata per tutto ciò che facciamo. Questa è la cosa che più mi addolora. In sei anni che operiamo, penso che abbiamo dimostrato abbondantemente la nostra serietà ed efficacia. E penso che meriteremmo un minimo di attenzione in più da parte delle varie istituzioni, anziché essere sballottati da un ufficio all’altro, uscendone sempre con un pugno di mosche! Da più di anno e mezzo abbiamo fatto richiesta al comune di Quarto di un bene confiscato gestito dal comune. Ma finora non c’è stato nemmeno il varo del bando cui potremmo almeno partecipare. Consideri che all’epoca in cui il Comune fu commissariato, ebbi modo di pqrlare con il commissario, era il vice Prefetto di Napoli, che ebbe modo di apprezzare il progetto, affermando che meritava attenzione.
Mentre invece qual è l’atteggiamento dell’attuale amministrazione?
Per il momento non ho avuto modo di incontrarmi né con il sindaco né con qualcun altro rappresentante. Mi hanno detto di aspettare il bando che sarebbe uscito di lì a poco. Per ora nulla. Tuttavia non le nascondo che in noi sta maturando il pensiero e la volontà di spostarci dal territorio flegreo, o almeno da Quarto, per andare verso Napoli. Non è detto che lì non troveremmo maggiore attenzione da parte di chi di dovere.
I ragazzi di cui vi interessate sono locali?
Assolutamente no! Ormai la Bottega è conosciuta per cui da noi vengono non solo dalla zona flegrea ma da Napoli, Secondigliano, Fuorigrotta, Lago Patria. Siamo una realtà ben nota nell’ambiente. Tenga presente che quando inaugurammo il Ke-bar, per il servizio che fece in quell’occasione il giornalista Giuseppe De Caro fu premiato a livello nazionale. Inoltre abbiamo avuto modo di collaborare anche con l’AIS, l’associazione italiana sommelier, consentendo alla Bottega di crescere e migliorare.
Non le è mai venuto il dubbio che le difficoltà istituzionali possano derivare dal vostro non essere in alcun modo politicizzati, anziché derivare da antipatici intralci burocratici?
Voglio proprio sperare di no! Per le questioni che stiamo trattando credo che l’obiettivo di tutti debba andare al di là delle mere questioni di partito. I ragazzi e le famiglie che si rivolgono a noi lo fanno unicamente perché sanno che cosa facciamo e le opportunità che offriamo loro. Se poi anche in questo contesto entrassero in gioco le beghe politiche, vuol dire che in questo paese, mi riferisco all’Italia in generale, davvero non c’è speranza. Non solo per chi è diverso, ma per tutti. Qui si parla di civiltà e penso che la civiltà debba prescindere dalle casacche di partito. O almeno, dovrebbe!
Al di là dell’introduzione dei vostri ragazzi nel mondo del lavoro, avete altri obietti?
Educare gli altri, i cosiddetti normodotati, a vedere i nostri ragazzi come una risorsa e non un peso per la società.
Cosa farete martedì sera a Villa Avellino?
Proporremo il nostro progetto Brindisi Solidale che prevede la nascita di un piccolo apecar modificato dove i ragazzi possano offrire un brindisi a eventi e matrimoni, se gli sposi volessero festeggiare in maniera solidale, a fronte di una donazione. Per noi martedì sera rappresenta la prova del nove perché per la prima volta i ragazzi si muoveranno in assoluta autonomia fuori dalle tranquille mura di una scuola. E contestualmente lanciare un messaggio sociale che non si riducesse solo agli alunni della Multicenter, ma venisse recepito dal mondo esterno, facendosi notare e apprezzare come risorse lavorative.
Avete altri progetti in corso di realizzazione?
Sì, un altro che si chiama “semplicemente chef” a cui collaborano quattro istituti alberghieri. Si tratta di un contest dedicato esclusivamente a ragazzi diversamente abili: i ragazzi della bottega sono stati preparati da uno chef; quelli della scuola dai loro professori. Ci siamo ritrovati l’anno scorso in un evento organizzato Al Gambero Rosso a Nola. Le assicuro che è stata un’esperienza bellissima, entusiasmante. Anche per chi pratica questo mondo ad alto livello come appunto Al Gambero Rosso che ci ha accolti e ha potuto valutare di persona che cosa significa dedicarsi ai ragazzi e prepararli.
Lei è convinta che il mondo esterno sia pronto a un confronto di questo genere?
Sì perché già ci hanno chiamati in altri circostanze e i ragazzi ne sono sempre usciti a testa alta.
Nel loro percorso formativo come e da chi sono accompagnati i ragazzi della vostra bottega?
Il nostro punto di partenza era ed è quello di costruire un lavoro integrato. Lo stiamo realizzando grazie alla fortuna di aver incontrato alcuni anni fa cinque/sei ragazzi che vennero da noi tramite la Caritas per esercitare il servizio civile. Da allora questi ragazzi non sono più andati via affascinati dall’idea di una crescita comune. Grazie a questo rapporto sinergico tra il ragazzo normodotato e il diversamente abile, attraverso un lavoro di formazione che prevede per entrambi la presenza di un tutor, puntiamo a realizzare entro il 2019 la operativa sociale. Questo progetto prevede che i ragazzi normodotati siano integrati ai nostri progetti, divenendo collaboratori dei nostri ragazzi. Una cosa del genere la vedrete già in opera martedì all’Apecar di Villa Avellino.
Signora qual è Il suo sogno nel cassetto?
Vedere realizzata la scuola di formazione e la villa per eventi gestita dai ragazzi. E ovviamente vedere i ragazzi volare via da questo nido rappresentato dalla bottega per inserirsi con tutti i crismi nel mondo del lavoro e del quotidiano senza alcuna difficoltà!
Terminata l’intervista, la signora Trapanese mi presenta due sue collaboratrici, Elvira e Martina. Ponendosi tra loro, scattiamo la foto che correda l’intervista. Dopo i saluti di commiato, mentre mi accompagna alla porta, mi offre una confezione di biscotti prodotti dai ragazzi della bottega affinché li assaggi: sono ottimi!