Tu sei qui
Home > Rubriche > Gli articoli di Vincenzo Giarritiello > L’amore col caffè facciamolo con la napoletana

L’amore col caffè facciamolo con la napoletana

A Napoli ‘na tazzulella ‘e cafè non solo è un vero e proprio culto di piacere gustativo, ma un valido pretesto per fare quattro chiacchiere tra amici, tra persone che hanno interessi comuni, tra chi deve parlare di affari, tra chi si piace e quel momento rappresenta spesso il preludio a qualcosa di più intimo e bollente di un semplice caffè insieme.

C’è chi il caffè ama prenderlo la mattina appena sveglio, perché ritiene che lo aiuti a ridestarsi; chi, invece, lo preferisce dopo pranzo, perché lo aiuta a digerire. Chi ama prenderlo a lavoro, perché la pausa caffè è un momento di innegabile relax. Chi ama prenderlo da solo in casa mentre guarda la tv, sfoglia il giornale, legge un libro. O semplicemente perché ha voglia di regalarsi un momento di piacere per se stesso.

Tuttavia laddove il caffè lo si fa con la macchinetta, si usa quasi sempre la moka.

Da qualche tempo si usano pure le macchinette elettroniche per le cialde e le capsule di caffè.

Pochi sono i casi in cui il caffè viene fatto con la classica napoletana. Quella che, una volta bollita l’acqua, la si capovolge affinché l’acqua filtri nel caffè per poi colare nella caffettiera.

Un vero e proprio rito spesso attuato muniti di cuppetiello di carta da infilare sul beccuccio in modo che, mentre l’acqua filtra nel caffé, l’aroma, anziché disperdersi nell’aria, ristagni nella caffettiera insaporendo ulteriormente il caffè. Eduardo De Filippo docet.

Per anni, praticamente tutta la vita, in casa mia il caffè lo si è fatto con la classica moka a pressione.

Alcuni anni fa, mentre eravamo in un centro commerciale, con mia moglie capitammo davanti allo store di un famoso marchio di macchinette per il caffè. Incuriositi, entrammo. Sugli scaffali erano esposte macchinette di tutti i tipi, anche quelle di ultima generazione che, oltre al caffè, fanno il cappuccino schiumato come al bar.

Girando tra gli scaffali, notai che non c’erano le classiche napoletane. Chiesi a una commessa il motivo di quella mancanza. Rispose che la fabbrica era del nord Italia e in catalogo non contemplava le napoletane.

Quella risposta mi mise un tarlo nella mente che ho covato a lungo. Ad acuirlo, poco prima di natale, ci pensò un signore che una mattina entrò nel bar dove spesso mi fermo per prendere il caffè prima di iniziare la giornata di lavoro.

Notando la fretta con cui io e altri sorbivamo il caffè, disse:

<<Voi accussì nun ve pigliate ‘o cafè, ma ‘o veleno…>>

<<Come sarebbe a dire?>> domandò una signora.

<<Il caffè è uno dei veri piaceri della vita. E come tutti i piaceri, ha un rituale da compiersi prima di consumarlo… Quando fate l’amore, amate i preliminari o vi piace farlo in fretta?>>

La signora arrossì.

<<Che domande>> rispose balbettando, <<ovvio che amo i preliminari, altrimenti…>>

<<Altrimenti è come se non faceste l’amore, ma ‘na cosa frienne e magnanno ca nun sape ‘e niente…>>

<<Sì>> rispose imbarazzata.

<<E la stessa cosa è per il caffè… I’ capisco che dovete andare a lavoro. Per cui è giusto che al bar il caffè lo prendiate di corsa. Ma a casa il caffè come lo fate?>>

<<Con la macchinetta>> rispose sicura.

<<Quale?>>

<<La napoletana.>>

<<Quella che, ‘na vota ca l’acqua è bollita, se revota pe’ fa’ scennere l’acqua ncoppa ‘o cafè?>>

<<No, la moka…>>

<<Signo’, i’ di napoletana ne cunosco una sola… La moka, nun è ‘a napuletana!>> disse indignato. Fu quello che aggiunse subito dopo che il tarlo nella mente me lo fece crescere in maniera esponenziale. <<Chi produce le moka è del nord. E nun puteve essere diversamente…>>

<<Perché?>> mi intromisi incuriosito.

Lui mi guardò e poi disse:

<<La moka è a pressione e il caffè sale velocemente… La napoletana, invece, lavora per filtraggio, per cui il caffè scende lentamente e ogni goccia ca cade ‘int’ a cafettera è ‘na vrenzola ‘e piacere… La velocità è tipica delle popolazioni del nord. Vanno ‘e pressa pecché hann’ a faticà, ecco perché la macchinetta a pressione è adatta a loro. Noi napoletani, invece, la vita amiamo assaporarla, attimo per attimo. Anche quando faccimmo ‘o caffè cu ‘a napulitana, e aspettamm’ che l’acqua scende dinta a cafettera, chillu mumento è nu mumento ‘e piacere. È comme se facessemo ‘e preliminari primma ‘e fa’ l’ammore…>>

La signora lo guardò e sorrise.

<<Avete ragione>> disse.

<<Signò, ‘a vita è nu muorzo… Ce stanno mumento addò uno adda correre, pecché s’adda i’ a faticà e ce pijammo ‘o cafè al bar, ambresse ambresse, comme mò. Ma ce stanno pure mumento addò uno s’adda arrecreà: comme quando s’adda piglià ‘na tazza ‘e cafè a casa o adda fa’ l’ammore… ‘A tazze ‘e café è l’orgasmo, è ‘a fine do mumento ‘e piacere… Non a caso, quando ‘o cafè sta ascenno da moka, ce sta chi dice, “‘o cafè è sburrato”, comme a Puzzule…>>

Lei sgranò gli occhi, visibilmente turbata dalle sue parole. Lui continuò:

<<Chella ca vene primma e ce pijà ‘o cafè è ‘o piacere overo: priparà ‘a machinetta, assettasse ‘ncopp’ a na seggia o a nu divano, e aspettà che ‘o cafè è pronto. Nuje napulitane tenimmo ‘a cafettera napuletana che c’accumpagna chianu chianu a stu mumento ‘e piacere, che ce n’amma fa ‘e sta moka ca ce mette pressione pure pe’ ‘na tazza ‘e café?… E poi è pure ‘na questione politica!>>

<<In che senso?>> domandai.

<<Chille ‘e n’copp’, ca scusa ‘e fa l’Italia unita, c’hanno privato ‘e tutto chelle ca teneveme ‘e bello. Pure co café c’hanno futtuto. Mò, cu l’autonomia differenziata ce vonno da’ n’ata scoppola… E che cazzo, almeno ‘o café facimmelo comme s’adda fa: cu pacienza e passione. Almeno l’ammore facimmolo cu ‘a napulitana!>>

Quella discussione, per quanto surreale, mi stuzzicò tanto che alcuni giorni fa ho acquistato in un negozio di casalinghi nei pressi dell’ufficio dove lavoro una napoletana da tre tazze.

Devo dire che il signore del bar, nella sua estrosità concettuale, non aveva tutti i torti: fare il caffé con la napoletana è un vero e proprio rito. Sarà questo il motivo per cui il caffé ha un sapore diverso. Addirittura mi sembra più gustoso di quello fatto con la moka o preso al bar. Magari perché davvero è aromatizzato di pazienza e amore come lui sosteneva.

Buon caffè alla napoletana con la napoletana!

Avatar photo
Vincenzo Giarritiello
Nato a Napoli, ma da oltre vent’anni residente a Pozzuoli, Vincenzo Giarritiello alterna all’attività di scrittore quella di giornalista per passione. Nel 1997 ha pubblicato “L’ultima notte e altri racconti” e nel 1999 “La scelta”. Nel 2017 ha ristampato “La scelta” e nel 2018 ha pubblicato il romanzo breve “Signature rerum” ambientato nei Campi Flegrei. Nel 2019 ha stampato “Le mie ragazze rom scrivono” e “Raggiolo uno scorsio di paradiso in terra”. Nel 2020 ha editato la raccolta di racconti “L’uomo che realizzava i sogni”. Ha pubblicato con le Edizioni Helicon il romanzo “Il ragazzo che danzò con il mare”. Ha collaborato con le riviste online “Giornalewolf.it” e “Comunicare Senza Frontiere”; con quelle cartacee “Memo”, “Il Bollettino Flegreo”, “Napoli Più”, “La Torre”. Fino al 2008 ha coordinato laboratori di scrittura creativa per ragazzi a Pozzuoli e all’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Attualmente collabora con l’associazione culturale Lux in Fabula con cui ha ideato la manifestazione “Quattro chiacchiere con l’autore”. Nel 2005 ha attivato il blog “La Voce di Kayfa” e nel 2017 “La Voce di Kayfa 2.0”. Dal 2019 è attivo il suo sito www.vincenzogiarritiello.it
http://www.vincenzogiarritiello.it

Articoli Simili

Lascia un commento

Top Menu
Translate »
error: Il contenuto del sito è protetto