La linea che accompagna il tempo cronologico non coincide con quella della memoria, il ricordo riempie la sacca di eventi, fatti, persone e emozioni che compiono un volo pindarico, sorvolando le regole imposte dallo scandire del flusso temporale. Non si uccide il passato, il nuovo romanzo firmato dalla scrittrice partenopea Letizia Vicidomini, avvicina le fasi della vita dei protagonisti, lanciando un amo che pesca nel mare magnum dei cicli della vita, per riportare ragione e giustizia a coloro che l’hanno persa per errore, o meglio per un incauto tentativo di distruzione.
Andrea Martino è il personaggio seriale che la Vicidomini pone al centro di questa nuova storia, un uomo che del tempo passato ne fa tesoro, continuando ad alimentare il fiuto investigativo che lo ha accompagnato negli anni dedicati alla sua professione di commissario a Napoli.
La nostalgia regna sovrana nel racconto poliziesco, funge da volano per farci assaggiare gli strascichi esistenziali dei protagonisti.
Il tema centrale è la violenza di genere, realtà vissuta con dolorosa rassegnazione da Virginia Ianniello (da notare il dono amicale della scrittrice avvicinandolo al mio cognome), moglie di un individuo dal profilo inquietante. La morte di quest’ultimo, colpito da uno sparo all’addome e poi precipitato dal balcone del suo appartamento, costringe gli uomini del locale commissariato a fare luce sull’accaduto.
Sebbene il commissario in pensione sia obbligato a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico a un occhio, non perde occasione nell’aiutare l’attuale commissario in carica, affiancando amici e colleghi nella delicata ricostruzione dei fatti.
Virginia lavora come infermiera in un ambulatorio oculistico, il medesimo in cui l’ex commissario si è recato, questa coincidenza lega l’anziano alla giovane donna, scalfendo ogni diffidenza, concedendo il passo a un percorso di confidenza e solidarietà che gli risulterà molto utile per la rapida risoluzione del caso.
Napoli trasforma il racconto in una fiaba senza tempo, dove amori, gelosie, invidie giocano un ruolo fondamentale, seguendo i ritmi di una sceneggiatura a tratti eduardiana, in cui si mescolano sapori e odori della colorata cucina napoletana.
Il passato è la base su cui si edifica il futuro, una stratificazione di eventi che conduce ognuno di noi verso un orizzonte diverso, dove ci affacciamo in cerca del giorno nuovo, con la speranza che il cambiamento possa giovarci.
L’ex commissario Martino vivrà un periodo della sua vita fulgido di accadimenti, che non solo gli permetteranno di curare l’occhio malato, ma darà luce a un’antica vicenda che aveva riguardato suo nonno.
Letizia Vicidomini domina il racconto con la consapevolezza di chi ha dimostrato che noi siamo ciò che abbiamo seminato, lo sa anche il cadavere del protagonista, che pur senza alcun respiro non chiede perdono.