Se avessi potuto utilizzare la bussola del tempo, sarei ricorsa ai miei cari classici scrittori spagnoli, che con saggia maestria e padronanza della letteratura hanno elevato la loro lingua a livelli di alto prestigio, senza dimenticare il valore emblematico e moraleggiante dei loro scritti. Siamo però nel 2024, ahimè con la stessa sapienza le commissioni incaricate dal Ministero, badate bene dell’istruzione e del Merito, hanno elaborato le prove per il liceo linguistico, a maggioranza in lingua spagnola (L3), così colti da un sentimento ansiogeno sono ricorsi al macchinoso ingegno dell’intelligenza artificiale, a cui hanno rifilato un testo tratto da Letras libres (Mondadori, 2019) con il brano Tía Ofelia, peccato che il lascito libertino di queste pratiche tecnologiche non dia scampo a equivoci, o meglio a vere e proprie manomissioni, sia dal punto di vista semantico che ortografico. Dobbiamo a rigor di logica predisporci anche per le incoerenze del primo testo dedicato al valore della musica per i bambini che subirono l’Olocausto.
Procediamo per gradi, se dovessimo annoverare l’elenco degli errori, risulterebbe tedioso per i nostri lettori, vale la pena però sottolineare che lo “spagnolo” è per numero di nativi, la seconda lingua più parlata al mondo, dopo il cinese. Riunisce ben diciotto paesi, veicolo di cultura antichissimo, nonché volano tra i giovani nella diffusione musicale e cinematografica. Annovera tra i suoi letterati più illustri il creatore del romanzo moderno, come Miguel de Cervantes, oltre che ad altri magnifici scrittori che sono stati fregiati del premio Nobel, ne nominiamo alcuni: Juan Ramón Jiménez, Pablo Neruda, Camilo José Cela, Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa. Ognuno di loro ha lasciato un’impronta indelebile nell’universo variegato del mondo letterario, eppure qualcuno sembra non rendersi conto che la lingua spagnola non vive ai margini di ciò che appare come un predominio della cultura globalizzante anglofona.
La dignità che merita è stata ancora una volta violata, forse gli errori (se ne contano più di venti) contenuti nella prova dell’esame di stato testimonia una chiara volontà di superficialità e incompetenza. L’imbarazzo che ha coinvolto gli insegnanti di letteratura spagnola è stato enorme, il senso di onestà intellettuale si è frantumato in pochi secondi, dinanzi a uno scempio unico e non raro purtroppo.
Il colmo si è raggiunto quando oltre alle incoerenze grammaticali, si sono aggiunte quelle del senso logico delle domande, a cui gli studenti erano chiamati a rispondere.
Per dare un assaggio di ciò che è accaduto forniamo i seguenti link in cui sono evidenziati i maggiori errori https://acrobat.adobe.com/id/urn:aaid:sc:EU:f438a362-fb27-4395-a077-5251468d8917
https://photos.app.goo.gl/t382cKgZVD7Kwy8T8
Tutto ciò mi coinvolge personalmente, anche io come centinaia di colleghi ho subito l’onta del degrado intellettuale, di fronte alla somministrazione di una prova d’esame non degna di questo nome. Non siamo una cultura differenziata, né un linguaggio infetto, siamo un popolo di calorosi e appassionati studiosi del mondo ispanico a tutto tondo, meritiamo di essere sostenuti nei momenti topici del nostro lavoro, dove la valutazione è, o meglio deve essere opportuna e adeguata.
A voi lettori le considerazioni.