La vita scorre lentamente, come la sabbia contenuta in una clessidra, scivola da un bulbo di vetro all’altro. Frammenti di piccoli cristalli attraversano una strozzatura, un restringimento che rallenta, ma non ne impedisce il flusso.
Cerare Forti, il protagonista del racconto, che definisco “nero”, firmato da Elena Mearini, recita quella che è la sua vita, in apparenza cristallina, come le ampolle in cui si agita il microcosmo in cui ha depositato l’anima, il bene immateriale prezioso e segreto.
Uomo di successo, stimato, amato e temuto, ricco, influente, padre di Maya, sposato a Margherita, l’ombra buona di sé, si adopera nel soddisfare ciò che gli altri desiderano da lui: modello di uomo perfetto.
Sebbene i tentativi di provare piacere nell’essere ciò, Cesare cede alla tentazione del tradimento, puro, nudo, eccitante. Da mesi intrattiene una relazione extra coniugale con una giovane interprete, Alma, sinuosa figura che dipinge vacillare quel quadro d’insieme, dove Cesare è solo un falso riflesso di luce.
La seduzione apre la combinazione del cuore di Cesare, lo incatena e lo trascina giù nell’abisso della perdizione, non può fare a meno di Alma, la desidera e la vuole sempre più.
Il fato però ha in serbo un cambio repentino, la doppia vita di Cesare subisce un arresto, la clessidra si frantuma spargendo il contenuto sul piano fragile dell’imprevisto.
Cesare narra in prima persona la causa di quel blocco, divide i giorni antecedenti alla tragedia, sbriciolando i giorni senza uno scampolo di filtro, riassumendo le ore che inghiottiranno le apparenze che cristallizzano i contorni del suo spirito.
Dopo la morte accidentale di Alma, entra in un labirinto fatto di specchi che ne amplificano i tratti, trasformando definitivamente il suo essere.
La Mearini fissa le diagonali su cui costruisce una complessa rete emozionale, colora con una scrittura armonica, mai banale, i cambi di prospettiva che rendono al lettore la moltitudine di volti, attori di una trama che corre su binari paralleli, la cui rotta s’incrociano in un unico punto, dove ribalterà il convoglio su cui viaggia Cesare, per restituirgli alla fine un senso di verità.