L’unico suono è quello del vento che si staglia sulla fortificazione alta fino a quasi 5 metri e lunga oltre 250 metri.
Le corpose e monumentali vestigia fanno del villaggio preistorico di Ustica (Sicilia) uno degli insediamenti più interessanti della preistoria mediterranea anche grazie alla sua poderosa fortificazione.
Fu il parroco dell’isola padre Carmelo Seminara che comprese per primo l’importanza del sito. Egli raccolse “cocci sparsi” e li portò in Soprintendenza. Nel 1974 il Soprintendente Vincenzo Tusa fece iniziare gli scavi. A questa campagna sono seguite decine di altre campagne scavi fino al 2018 da: Giovanni Mannino, Robert Ross Holloway, Susan Snow Lukesh e Francesca Spatafora.
Fino ad ora nessuno aveva parlato di questa nuova fortificazione.
A 50 anni di distanza dal primo scavo è stata pubblicata recentemente una ricerca sulla rivista scientifica internazionale Journal of Applied Geophysics (Volume 220, 2024, 105272, ISSN 0926-9851) dal titolo :Unveiling a hidden fortification system at “Faraglioni” Middle Bronze Age Village of Ustica Island (Palermo, Italy) through ERT and GPR prospections di Anna Russolillo, Franco Foresta Martin, Antonio Merico, Vincenzo Sapia, Pierfrancesco Talamo, Valerio Materni, Marta Pischiutta, Sandro de Vita, Stefano Furlani, Domenico Targia, Mauro A. Di Vito.
I risultati della ricerca rivelano dettagli su una struttura antemurale lunga quanto le mura di cinta principali del Villaggio dei Faraglioni, rafforzando così l’ipotesi di un sistema difensivo articolato e sofisticato.
LO STUDIO
Lo studio sulla fortificazione di Ustica iniziato dall’architetto Anna Russolillo dell’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, dal geologo Franco Foresta Martin associato INGV e dall’archeologo Pierfrancesco Talamo del Ministero della Cultura è diventato multidisciplinare con i ricercatori dell’INGV Sandro de Vita, Mauro di Vito, Vincenzo Sapia, Antonio Merico, Valerio Materni, Marta Pischiutta, con il prof. Stefano Furlani Uni Trieste e l’architetto Domenico Targia direttore del Parco di Himera, Solunto Iato e Ustica.
Una intuizione sul campo. Quel muraglione che cinge l’insediamento per oltre 250 metri non è solo.
LE INDAGINI GEOFISICHE
Nel 2023 partono le indagini geofisiche con ricercatori dell’ INGV in collaborazione con il Parco archeologico di Himera, Solunto e Iato della Regione Siciliana, l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’Associazione Villaggio Letterario, il Laboratorio Museo di Scienze della Terra di Ustica, l’Università di Siena e l’Università di Trieste. Le prospezioni verificano la presenza di una nuova fortificazione.
La scoperta di questa nuova struttura muraria dell’ insediamento risalente all’Età del Bronzo Medio getta nuova luce sulle tecniche di costruzione delle strutture difensive nella preistoria. Con essa è stato aperto un nuovo capitolo della storia del Mediterraneo che accresce l’interesse per questo sito preistorico che ha restituito un ricco patrimonio di reperti, testimoniando l’esistenza nella piccola isola tirrenica di una comunità evoluta, la cui esistenza fu interrotta intorno al 1200 a C. da un evento naturale o antropico ancora avvolto dal mistero.
LE DICHIARAZIONI:
«Il Villaggio dei Faraglioni prosperò tra il 1400 e il 1200 a.C. – spiega Domenico Targia, direttore del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato – Esso è ritenuto dagli archeologi uno degli insediamenti mediterranei meglio conservati della sua epoca, era caratterizzato da un ordinato piano urbanistico con decine di capanne costruite ai margini di strette stradine e da un possente muraglione, lungo 250 metri e alto fra 4 e 5 m, che cingeva l’abitato per difenderlo da attacchi e razzie».
«La scoperta, nata dall’accurata osservazione di quanto già in vista da molti decenni, mostra quanto ancora ci sia da fare nello studio di questo, come di tanti altri importanti siti archeologici della Sicilia. Ora che abbiamo svelato questa nuova struttura, con le nuove indagini vogliamo approfondire la funzione e la natura di questo che appare un sistema difensivo molto più complesso e articolato di quanto sinora immaginato, realizzato dall’evoluta comunità dell’Età del Bronzo Medio stanziata a Ustica», affermano l’architetto Anna Russolillo e l’archeologo Pierfrancesco Talamo.
Per Mauro di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano (INGV) «l’approccio multidisciplinare alle ricerche, ben dimostrato da questo lavoro, produce risultati di altissimo valore non solo per la scienza, ma anche per il territorio. La conoscenza che deriva dalle ricerche è la base per un suo utilizzo sostenibile e apre anche nuove prospettive di fruizione».
«La scoperta di questa struttura fortificata porterà certamente a nuove riflessioni e conoscenze sui movimenti commerciali e migratori nel Mediterraneo antico. È un’ulteriore prova che quando si uniscono metodo e intuizione scientifici e nuove tecnologie i risultati seguono. Credo che vadano ringraziati tutti gli enti e ricercatori impegnati e, per quanto riguarda l’Ateneo suor Orsola l’architetto Anna Russolillo da sempre impegnata nelle ricerche su Ustica» spiega Lucio d’Alessandro, rettore dell’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli.
Per l’architetto Anna Russolillo e l’archeologo Pierfrancesco Talamo: «La nostra scoperta alimenta l’interesse per questo sito straordinario. Vogliamo ora approfondire le nostre indagini, rispondendo a domande ancora aperte sulla costruzione e la funzione del sistema difensivo, e delineare una visione più chiara della vita quotidiana di questa comunità avanzata dell’Età del Bronzo Medio».
Il geologo Franco Foresta Martin associato all’INGV afferma: «La nostra scoperta apre una nuova finestra sulla comprensione di questo antico villaggio, suggerendo una complessità difensiva che va oltre le aspettative. La tecnologia geofisica ci ha permesso di svelare stratificazioni nascoste della storia, aprendo la strada a ulteriori indagini senza l’uso invasivo degli scavi».
«Abbiamo portato a Ustica degli strumenti scientifici utilizzati dai ricercatori dell’INGV per l’esecuzione di prospezioni geofisiche quali il georadar (GPR) e la tomografia elettrica (ERT). Grazie ad essi, è stato possibile localizzare con accuratezza e in maniera totalmente non invasiva le fondazioni profonde della struttura antemurale lunga quanto il muraglione, che svolgeva le funzioni di primo sbarramento difensivo» aggiunge Vincenzo Sapia, ricercatore dell’INGV.
«Questo studio fortemente multidisciplinare – conclude il ricercatore dell’INGV Sandro de Vita – dimostra come l’applicazione di metodi di indagine non invasiva, combinata con le osservazioni geologiche, geomorfologiche e archeologiche di superficie, possa indicare in maniera dettagliata e puntuale le aree su cui approfondire le indagini dirette, evitando saggi e campagne di scavo dispendiose in termini economici e temporali».
Link all’articolo
Anna Russolillo, Franco Foresta Martin, Antonio Merico, Vincenzo Sapia, Pierfrancesco Talamo, Valerio Materni, Marta Pischiutta, Sandro de Vita, Stefano Furlani, Domenico Targia, Mauro A. Di Vito, Unveiling a hidden fortification system at “Faraglioni” Middle Bronze Age Village of Ustica Island (Palermo, Italy) through ERT and GPR prospections, Journal of Applied Geophysics, Volume 220, 2024, 105272, ISSN 0926-9851,
https://doi.org/10.1016/j.jappgeo.2023.105272
(https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0926985123003506)
https://doi.org/10.1016/j.jappgeo.2023.105272
(https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0926985123003506)
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