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Geolier e la scrittura in napoletano. Una riflessione

“Leva subito questa canzone volgare” era il 1979, avevo 13 anni, mia madre urlava dalla cucina mentre io con il giradischi Stereorama 2000 De Luxe della Reader’s Digest, ascoltavo “Je sò pazzo”  di Pino Daniele.
“Ma chi è, nun se capisce niente” era il 2023, e parlavo con mia figlia ventenne in macchina, mentre la radio mandava un pezzo di Geolier.


Non ricordo però se nel 1979 contestarono a Pino Daniele la sintassi napoletana, forse no, ma erano tempi diversi, tempi dove si scriveva con penna su carta, roba da vecchi.


Ora sui social, figli illeggittimi degli SMS anni 90 , è tutto abbreviato e si abbrevia anche il napoletano. I giovani ormai scrivono così anche in italiano. La “K” al posto del “CH” ormai è sdoganata, anzi, quasi obsoleta. Eppure, ci sono napoletani che attaccano un rapper napoletano perché scrive il napoletano come si pronuncia. Un ragazzo che da Secondigliano è arrivato a Sanremo. Magari ce ne fossero altri come lui.

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Arturo Delogu
Arturo Delogu, classe 1966, luogotenente dell'Esercito Italiano in pensione. Vicepresidente dell'associazione di promozione sociale Artemide, tra i soci dell'Ats che a Quarto, in provincia di Napoli, gestisce Casa Mehari, bene confiscato alla camorra. Da anni attivista per la promozione culturale dei Campi Flegrei. Attore amatoriale da oltre 30 anni, videomaker e regista di cortometraggi.

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