A Paestum sono stati scoperti due nuovi templi greci di stile dorico. Lo rende noto il Ministero della Cultura. Nella zona occidentale dell’antica città a ridosso della cinta muraria e a poche centinaia di metri dal mare la campagna di scavo ha portato alla luce due edifici sacri che fanno nuova luce sulle origini e sullo sviluppo urbanistico della polis magnogreca e forniscono dati importanti per comprendere l’evoluzione dell’architettura dorica a Poseidonia e in Magna Grecia.
“Le recenti scoperte confermano quanto a Paestum ci sia ancora molto da fare sul fronte degli scavi, della ricerca e anche sul piano della valorizzazione. Dopo decenni di inerzia, il Ministero della Cultura sta dando impulso a notevoli iniziative. Abbiamo riaperto il Museo Archeologico Nazionale dopo importanti e impegnativi lavori di riallestimento che consentono un pregevole percorso espositivo – ha affermato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – Nelle prossime settimane sarò di nuovo a Paestum per sottolineare il valore dell’intervento di riqualificazione, da 20 milioni di euro, nell’ex stabilimento della Cirio. Nei mesi scorsi mi sono recato anche a Velia per inaugurare la mostra “Elea: la rinascita” e garantire un primo stanziamento di risorse per iniziare a realizzare il museo”.
Il primo tempio, intercettato nel 2019 e indagato a partire dal 2022, si data ai primi decenni del V secolo a.C., e ad oggi per caratteristiche architettoniche e dimensionali, è un unicum dell’architettura templare di ordine dorico. È conservato nelle porzioni dello stilobate (basamento delle colonne) e del crepidoma (gradini dove veniva costruito il tempio) e misura 11.60×7.60 m., con una peristasi di 4×6 colonne.
La storia del santuario sembra essere ancora più antica. All’interno della struttura templare, al di sotto della peristasi, sono stati reimpiegati, probabilmente a scopo rituale, 14 capitelli dorici frammentari e altri materiali architettonici. I capitelli sono di dimensioni analoghe a quelli del tempietto. La tipologia è, invece, differente e confrontabile con quella dei capitelli del tempio di Hera I cosiddetto “Basilica”, il più antico dei tre templi maggiori di Paestum.
Questi ultimi eccezionali rinvenimenti dimostrano che siamo di fronte a un altro tempio, di modeste dimensioni ma con caratteristiche architettoniche simili a quelle dei primi grandi templi di Paestum e da datarsi al VI secolo a.C.
“I nuovi scavi pestani sono l’ennesima dimostrazione di come lo studio e la ricerca siano assi portanti nella gestione del patrimonio culturale e strumenti fondamentali delle funzioni di tutela e di valorizzazione che lo Stato è chiamato ad espletare, in un’ottica quanto più ampiamente sinergica tra le varie professionalità coinvolte a diverso titolo nelle investigazioni archeologiche. La messa in rete delle competenze, infatti, è veicolo del miglioramento della conoscenza e della fruizione dei beni culturali, con lo scopo di renderli ‘leggibili’ agli occhi di un pubblico dalle abilità diverse, ma tutte meritevoli delle stesse possibilità di accesso. Sono questi, d’altronde, gli obiettivi perseguiti dal Sistema museale nazionale, progetto ambizioso di livello nazionale che mira a fissare dei livelli minimi di qualità della valorizzazione per tutti i luoghi della cultura, di cui il Parco archeologico di Paestum e Velia, con le sue politiche intelligenti di cura e promozione dei siti in esso inclusi, rappresenta un esempio virtuoso, certamente foriero di ulteriori futuri affascinanti ritrovamenti”, ha sottolineato il Direttore generale Musei, Massimo Osanna.
La portata della scoperta non si limita all’architettura e alla storia del santuario ma amplia la conoscenza dell’impianto urbanistico della città. Alle spalle del tempio è stato smontato il crollo del paramento interno delle mura di cinta della città antica che aveva investito il tempio causandone un crollo parziale. Al di sotto è stato individuato il tracciato di una strada battuta, che corre parallela al tempio e con un orientamento diverso rispetto alle mura. Si tratta di un interessante rinvenimento in quanto documenta che alla fine del VI secolo a.C., quando il tempio più antico fu eretto, la città di Poseidonia non era ancora dotata di mura difensive.
In un periodo di forte crescita della polis i coloni di Poseidonia edificarono un santuario in un luogo strategico, a protezione dello spazio urbano e visibile direttamente dal mare. L’importanza di questo spazio sacro è confermata dalle sue complesse fasi edilizie, che vedono la costruzione di ben due templi dorici, e dalla sua costante frequentazione, che per oltre mezzo millennio segna una fondamentale continuità di culto attraverso l’epoca greco-lucana e quella romana.
“Questi eccezionali rinvenimenti, che aggiungono nuovi fondamentali tasselli alla ricostruzione della storia arcaica della colonia magnogreca di Poseidonia, documentano, infatti, le molteplici fasi costruttive di un santuario situato in una zona liminare, in prossimità della costa da cui i coloni stessi erano giunti alcuni decenni prima, ed edificato in epoca arcaica prima ancora che la città fosse dotata di un circuito difensivo. Si tratta di un cantiere di scavo complesso che necessita della collaborazione di archeologi, restauratori, ingegneri, architetti e geologi. A breve le attività di scavo saranno concluse e siamo già al lavoro per creare un nuovo percorso di fruizione che renda questo importante santuario accessibile al pubblico”, ha aggiunto il Direttore del Parco Archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo.