«L’ossidiana è una delle rocce più affascinanti del nostro pianeta» si legge in un pannello della mostra itinerante “Oro Nero del Mediterraneo. L’ossidiana nella preistoria” inaugurata domenica 19 novembre presso la Necropoli Paleocristiana di San Vito (Villa Elvira).
E proprio di ossidiana è il reperto recuperato dalla Soprintendenza dell’Area Metropolitana di Napoli a largo delle coste di Capri. . Sui fondali, adagiata a una profondità compresa tra i 30 e oltre i 40 metri, a pochi metri dalla Grotta Azzurra, è stata infatti individuata parte del carico di una nave.
I reperti in ossidiana, che sono stati rilevati ieri, lunedì 20 novembre, sono vari e sono dispersi sul fondale in un’area di dimensioni vaste e dovrebbero far parte del carico, perso, di una nave di epoca neolitica.
Il Soprintendente Mariano Nuzzo, insieme al funzionario archeologo responsabile della tutela, dott. Luca di Franco, e ai referenti per l’archeologia subacquea, dott.ssa Simona Formola e l’assistente tecnico Carlo Leggieri, coadiuvati sul campo dalla Polizia Nucleo Sommozzatori di Napoli e i Carabinieri del TPC, hanno provveduto al preciso posizionamento dei reperti, constatando una dispersione di evidenze su un’area ben maggiore di quanto non si pensasse, a una profondità compresa tra i 30 e oltre i 40 m e al recupero di quello che doveva essere parte di una carico di una nave di epoca neolitica. Il nucleo recuperato, che reca ben evidenti sulla superficie tracce di scalpellature e lavorazione, misura circa 28 x 20 cm per un’altezza di 15 cm ed un peso di quasi 8 kg. Si è provveduto a collocarlo nei depositi della Soprintendenza in attesa di interventi di pulizia dalle concrezioni marine e restauro.
Il Soprintendente ha evidenziato come “si renda necessaria la realizzazione di un rilievo estensivo del fondale di tipo strumentale, per verificare l’eventuale presenza dello scafo o di altro materiale di carico e per orientare lo scavo diretto, in un contesto particolarmente difficile per le indagini e il recupero di materiali antichi, soprattutto di una certa consistenza, determinata dalle quote molto basse del fondale. La collaborazione con i sommozzatori della Polizia si è rivelata fondamentale, grazie alla loro grande perizia nel gestire situazioni di una certa complessità“.
Le successive operazioni di recupero, già programmate e che saranno effettuate in collaborazione con Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del Mare, consentiranno certamente di approfondire la frequentazione dell’isola di Capri in particolare, ma anche del Mediterraneo antico in generale, in epoca, quella preistorica, ancora tutta da indagare.