Il 26 marzo 1938 Ettore Majorana non scese dalla nave approdata a Napoli. Era partito da Palermo la sera prima. Il più silenzioso tra i “ragazzi di via Panisperna”, quello che aveva realizzato le teorie più all’avanguardia nel campo della fisica nucleare, era scomparso. Del trentunenne fisico catanese che Enrico Fermi definì un genio della statura di Galileo e di Newton si perdono le tracce. Tra gli autori che tentano di ricostruire il mistero della scomparsa del “genio dall’esistenza tormentata” c’è Leonardo Sciascia che in uno dei suoi romanzi più intensi “La scomparsa di Majorana” (1975) sposa la teoria, ripresa poi da Alfredo Ravelli in “Il dito di Dio” (2014), che vede poeticamente il fisico ritirato nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria per fuggire dal mondo e dal terribile destino che avrebbe prodotto la fissione nucleare.
Queste sono le parole conclusive dell’incontro tra Matteo Collura e il suo amico giornalista Franco Foresta Martin nel Villaggio Letterario di Ustica nel 2018. Tutti incantati.
Fu un sogno incontrare Matteo Collura, uno dei miei scrittori preferiti, ero come una fan emozionata dall’incontro con il suo idol. Eppure Matteo Collura era lì che autografava libri e che guai a chi me li tocca.
Dopo la sua biografia dedicata a Leonardo Sciascia “Maestro di Regalpetra” (TEA, 1996), al romanzo sul “padre” di Sciascia “Il gioco delle parti” (Longanesi, 2010) e includendo le tante altre storie di Sicilia, l’autore si cimenta in un tête-à-tête immaginario tra due dei più illustri figli della sua terra. Luigi Pirandello (Agrigento 1867 – Roma1936), premio Nobel della Letteratura, da un lato e Leonardo Sciascia (Racalmuto 1921 – Palermo 1989), una delle più grandi figure letterarie del Novecento europeo, dall’altro, quale filo li unisce? Biografo di entrambi gli scrittori Matteo Collura è uscito a Settembre con il nuovo libro «Luigi Pirandello – Leonardo Scascia. Una conversazione (im)possible» (Rubettino, 2023). Matteo Collura agrigentino tra gli agrigentini varcando le barriere del tempo li rende protagonisti di un dialogo «sincero, illuminante e chiarificatore» sui loro pensieri e sulle vie della vita da loro scelta.
«È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle. Cinque ore, dalle otto alle tredici. M’accade quasi sempre di trovarmi in cattiva compagnia» fa dire Pirandello a uno dei suoi personaggi. Ed è con queste parole che inizia il prologo della “conversazione”: dalla psicoanalisi all’Olocausto, dalla letteratura utile e inutile all’«eterno fascismo Italiano…quello di cui ebbe l’audacia di ridere». A concludere egregiamente la “conversazione” c’è il testo autorizzato di Leonardo Sciascia: «Nel cinquantennio della morte di Luigi Pirandello».
Queste “conversazioni” di Matteo Collura sono racchiuse in libro piccolo nelle dimensioni ma immenso nel far riflettere. «A un certo punto ho avuto l’impressione di essere come qualcuno di quei suoi personaggi, quelli che vengono creduti pazzi proprio perchè si ostinano a dire la verità» fa dire a Sciascia. E ho detto abbastanza! È ora di rileggerlo!
