È inutile girarci a torno, gli anni passano come il fluire incessante di un fiume, e nel rivedere la mia vita, posso contemplare quanta acqua è passata sotto i ponti. Era settembre del 1985, avevo diciannove anni, e il mio cuore era intrappolato da un amore giovane, appena sbocciato come un delicato fiore in primavera.
Ricordo molto bene quei giorni e quell’estate come se fossero i frammenti di un sogno incantato. Quando si sperimenta un amore nuovo, il mondo intero sembra risplendere di una luce più vivida, ogni momento è un’emozione intensa, ogni istante è un frammento di fiaba da custodire.
In quel settembre, per me i primi giorni di quell’amore nascente erano una sinfonia di emozioni. Passeggiavo con lei romanticamente per le strade di Napoli, mano nella mano, e sulle spiagge del litorale flegreo, dove le onde stesse sembravano danzare in armonia con i nostri cuori innamorati. Era un mondo magico in cui tutto sembrava possibile.
Nonostante quell’amore travolgente che mi prendeva totalmente, ero un giovane curioso e appassionato, interessato a tutto ciò che accadeva intorno a me: le novità musicali, l’attualità con le sue notizie, i fatti politici e molto altro ancora mi prendevano tantissimo. In quegli anni ero fortemente idealista, convinto che una forza irresistibile potesse cambiare la società che percepivo come ingiusta. “A vent’anni si è stupidi davvero”, direbbe il buon Guccini, ma io ci credevo con tutto il cuore e con tutto me stesso. Si, lo ammetto, ero un romantico inguaribile.
Questa introduzione potrebbe sembrare un po’ prolissa, un po’ banale e scontata, ma volevo farvi capire chi ero allora, e quanto fossi simile a tanti altri giovani di quel periodo. Non ero una cima, non ero un campione in niente, ero solo un ragazzo normale come tanti, ma ero uno di quelli che sentiva sulla propria pelle la voglia di realizzare i propri sogni.
In quel periodo, ricordo che di solito, prima di andare a letto, mi guardavo qualche film tra quelli che passavano in televisione. Ma la sera del 23 settembre 1985 fu diversa, fu una serata sconvolgente per me.
Tra un film e un altro, attraverso un videogiornale di una TV libera quella notte appresi la terribile notizia: un giornalista era stato ucciso a Napoli. A poche ore dal tragico fatto si sapeva molto poco, e le notizie erano al quanto confuse e frammentarie.
Man mano che passavano i minuti, radio e tv erano sempre più invase da dettagli scioccanti. Giancarlo Siani, un giovane giornalista di appena 26 anni, era stato ucciso con dieci colpi alla testa e al torace mentre guidava la sua Citroën Mehari verde nel quartiere dell’Arenella. Era un ragazzo come me, solo un po’ più grande, ma con la sua unica vita stroncata da una violenza assurda.
Quella notizia mi sconvolse profondamente, perché in quel momento mi identificavo con lui, sentendomi anche io un ragazzo con sogni e ambizioni da realizzare. Non ero un giornalista, ma ero un ragazzo come lo era lui, e potevo immaginare i sogni e i progetti che aveva nel cuore.
Aveva anche lui come me un amore, ma che si chiamava Daniela, con la quale avrebbe voluto realizzare un sogno, proprio come volevamo fare io e la mia ragazza di quel tempo.
A Vico Equense, Giancarlo aveva incontrato Daniela e si erano innamorati. Era un amore sincero, di quelli che ti prendono il cuore e non lo restituiscono più. I loro sguardi si erano incrociati in quel piccolo angolo di paradiso sulla costa amalfitana, tra il mare azzurro e le case dai colori vivaci che punteggiavano il paesaggio.
Poi le cose sono andate come sono andate. La vita, spesso capricciosa, aveva un altro piano per loro.
Dopo la morte di Giancarlo, passarono 30 anni e il 5 dicembre 2015, anche Daniela è volata al cielo. Come credente, mi piace immaginare che ora siano finalmente riuniti da qualche parte, dove nessuno può più dividerli.
Mi piace immaginare che il loro amore immenso come un cielo stellato, li voleva sempre insieme, perché non appena Giancarlo aveva un po’ di tempo per sé, lontano dalle sue inchieste giornalistiche, correva subito da Daniela a Vico Equense, dove lei lo aspettava.
C’è una foto, quella in cui Daniela guarda dolcemente Giancarlo durante una gita in barca al mare, che racconta tutto. In quella immagine c’è tutto il loro amore, la loro vita, le loro speranze, i loro progetti.
Così, preferisco non scrivere di Giancarlo nei panni di giornalista, perché tutto è stato già detto e scritto. Invece, voglio lasciarmi andare alla fantasia. Immagino Giancarlo nei panni di un ragazzo normale, che amava la vita, con la sua passione immensa per Vasco Rossi e per la pallavolo, e che aveva un amore grande nel cuore, Daniela. Immagino i loro sogni infranti troppo presto, ma nonostante tutto sono certo che il loro legame, sopravvive oltre il tempo e la violenza, come un’eterna melodia d’amore.
Dopo la morte di Giancarlo Daniela è scomparsa. È scomparsa dalle scene, dalle luci della ribalta.
Quella ragazza che aveva fatto innamorare Giancarlo, che aveva incantato tutti con la sua bellezza e il suo sorriso radiante, si è dileguata nell’oscurità dell’oblio.
È scomparsa anche dalle commemorazioni annuali e dalle passerelle. Quel mondo che sembrava essere fatto apposta per lei, con abiti eleganti e flash di macchine fotografiche, non aveva più posto per una ragazza come Daniela. Le luci si sono spente, e il suo nome è stato gradualmente dimenticato, come una melodia che si spegne lentamente nel silenzio.
È scomparsa più o meno dal giorno dei funerali, quando la gente presente applaudiva, ma lei non riusciva a spiegarsi perché le persone applaudono quando uno muore. Forse era un modo per dire addio a Giancarlo, un tributo al suo splendore fugace, o forse era solo il riflesso di un dolore intimo e di anno in anno rinnovabile.
E così, in questo momento mentre scrivo, mi piace ancora immaginare che a Vico Equense, tra le acque cristalline e i tramonti infuocati, la storia di Giancarlo e Daniela continua, oltre la scomparsa, oltre la dimenticanza, in un luogo dove l’amore non conosce confini e il tempo non ha più importanza.
Si, lo riconosco, è una storia amara la loro, ma in qualche modo romantica, che mi ricorda sempre di credere nel potere infinito dell’amore, anche quando il destino è avverso e cerca comunque di fare il suo gioco.
In conclusione di questo mio scritto, a 38 anni dalla scomparsa di Giancarlo Siani, vorrei condividere un ultimo messaggio indirizzato ai giovani che si preparano ad iniziare il loro viaggio nella vita, simile a quello a cui Giancarlo e Daniela si erano aggrappati. È un messaggio di speranza e determinazione, un invito a non lasciarsi mai andare, a credere fermamente in ciò che si fa e, soprattutto, a coltivare sempre un sogno da realizzare.
Giancarlo Siani è stato un giovane giornalista coraggioso che ha dedicato la sua vita a cercare la verità e a denunciare le ingiustizie. La sua storia è un esempio di come la passione per ciò in cui si crede può avere un impatto significativo sulla società. Egli ha dimostrato che la determinazione e la dedizione possono far emergere la verità anche quando sembra essere nascosta nell’oscurità.
Anche Daniela, la sua compagna, ha svolto un ruolo fondamentale nel sostenerlo e nel condividere la sua missione. La loro storia può insegnarci quanto sia importante avere persone che credono in noi e ci supportano nei momenti più difficili.
In conclusione, tenete sempre in mente la storia di Giancarlo Siani e Daniela come un esempio di coraggio, determinazione e passione. Non lasciatevi mai abbattere dalle difficoltà, credete sempre in voi stessi e nel vostro potenziale, e non smettete mai di inseguire i vostri sogni. La vita è piena di opportunità, e voi avete il potere di fare la differenza.
Gianni Urso