Nella vita tutto può accadere, nulla è dato per scontato, come nemmeno il porsi dei limiti. Il protagonista di questo romanzo nero, tale Cesare Colasanti, mai cognome risulta più emblematico nella memoria collettiva. Un uomo che subisce la violenza fisica e morale, vede la promettente carriera di calciatore, infrangersi per un brutto incidente in campo. Si rialza, contrattacca ma la vita gli restituisce solo la parte cattiva di sé, trasformandolo in un fantasma, un essere sconfitto, perduto.
La scintilla della rivalsa si accende, quando intuisce che la fame di vendetta deve essere sanata, bisogna sbranare il nemico, annientarlo, per poi assicurarlo all’oblio. Solo allora lui riuscirà a riemergere dal fango, e come lo spirito del male resuscitare dal mondo dei morti.
Eppure in un remoto angolo segreto Cesare lascerà traccia della sua anima, un infinito sentimento di amore si annida nelle ultime particelle rimaste di quell’entità immateriale che si porta dentro.
L’idea di commettere un crimine lo sfiora, poi lo incide, tanto da mettere a punto un sequestro di persona, progettando una camera buia, un bunker, per distruggere la preda poco a poco.
Cesare non fa i calcoli con la rete che imbriglia gli esseri umani, quel reticolo di benevolenza, di scambio reciproco di bene. Non subirà l’orrenda trasformazione del protagonista di Un borghese piccolo, piccolo, lui si aggancerà a quella rete per risalire la china.
Mauro Valentini ci presenta una storia molto attuale, quella che analizza il mondo dei piccoli perdenti, di coloro che fanno finta di non vedere, perché noiosi. Ci invita a mirare oltre la superficie, e non limitare l’analisi di un simile alla crosta esterna. Dobbiamo incidere quella pelle dura, arrivare al cuore e accogliere il messaggio migliore, per sentirci parte di un tutto.