La domanda, citata in quello che è spesso considerato il più importante romanzo italiano, lascia dubbioso il pusillanime Don Abbondio che, non conoscendo il personaggio, gli attribuisce abilità non sue: forse era un avvocato, un uomo di legge, un oratore, un matematico?
Questa espressione si adatta bene ad una particolare figura che, se pur tecnica che nel suo lavoro, è ignorata dai più e si trova a spesso a dimostrare qualità inaspettate nella sua professione: il geometra.
Nel suo quotidiano lavoro, al geometra capita spesso di dover fare da intermediario tra l’ufficio di un burocrate e le leggi di un cantiere che non permette distrazioni, tra carte e responsabilità, che la sua attività stessa prevede.
Ma le radici di questa professione affondano in epoche remotissime.
Già gli antichi Egizi si servivano di agrimensori chiamati anche “arpedonapti”, cioè tiratori di funi, che utilizzavano per tirare i confini o ripristinare gli argini che il Nilo cancellava periodicamente.
Quando nacquero le Legioni Romane tra il VIII-VII secolo a.C., era essenziale la figura di un tecnico (il mensor) che tracciasse le linee base degli accampamenti temporanei che i legionari costruivano nei loro spostamenti.
Venendo a tempi più recenti, la professione del geometra è riconosciuta con il Regio Decreto n. 274 dell’11 febbraio 1929 e le competenze attribuite a questa figura vaste, tra cui stime, agrimensura, amministrazione di contabilità, progettazione, direzione, mansioni di servizio pubblico.
Tutte qualità che si sarebbero rivelate fondamentali nella ricostruzione post-bellica del ‘50, che ha visto la loro fattiva presenza nell’ampliamento urbano frutto del “boom economico” degli anni ’60.
Oggi la figura del geometra, grazie alla sua grande flessibilità, si trova a far fronte con abilità all’evoluzione legislativa e tecnica del suo profilo, non perdendo di vista la formazione fondamentale nell’edilizia del nuovo secolo, improntata ad una maggiore sostenibilità.
Eppure continua ad essere considerato tra i più come un Carneide. Non così da Dante, che lo immortala nell’annoso tentativo di far “quadrare il cerchio” e con le cui parole mi piace chiudere queste breve digressione sulla figura del geometra:
Dalla “Divina Commedia”
(Paradiso, Canto XXXIII (ultimo) sonetto n. 135) :
“Qual è ‘l geometra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova”
Parafrasi:
Come il Geometra, che impegna tutte le sue forze
per dare una misura razionale al cerchio, e non trova
il principio che cerca,
così ero io davanti a quella straordinaria visione.
I miei approfondimenti su questa figura professionale sono scaturiti dalla curiosità che è nata in me dopo la mia partecipazione alla “Cerimonia di Premiazione” organizzata dal” Collegio dei Geometri e Geometri laureati” della provincia di Napoli, agli iscritti da 25-40 e 50 anni all’Ordine.
La sala convegni era immensa ma piena, l’entusiasmo di tutti, la gioia di rivedersi, la stima e la riconoscenza per la collaborazione decennale tra alcuni di loro. Sul palco giovani e anziani uniti dagli stessi interessi e dalla gratitudine che ognuno di loro ha maturato verso questa professione. Un saluto particolare al Presidente del Collegio dott. Maurizio Carlino per l’accoglienza e la disponibilità mostrata nei miei confronti.
Ne ho apprezzato l’indole gentile e cortese.
Raramente mi capita di trovare interlocutori rispettosi del lavoro altrui. Il presidente nonostante la tensione dell’organizzazione è stato empatico, qualità di cui spesso si ignora l’esistenza.
Patrizia L’Astorina
