La Città del Vaticano attraverso il suo Dicastero per la Cultura e l’Educazione quest’anno sarà presente alla Biennale di Architettura, che si terrà a Venezia dal 20 maggio al 26 novembre 2023.
La partecipazione, anticipata da un comunicato stampa della Santa Sede è stata confermata nel corso di una conferenza stampa a Roma la mattina del 18 aprile. Non si tratta di una partecipazione sporadica – ha spiegato Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – avendo già avuto il Vaticano un padiglione nel 2018 alla 16.Edizione della Biennale di Architettura e avendo partecipato nel 2013 e 2015 alla Biennale d’Arte. Quindi, questa Biennale prosegue lungo un percorso già avviato che mette insieme teologia e cultura, e che guarda al futuro, seguendo il tema di Venezia di quest’anno che è “Il Laboratorio del Futuro” proposto da Lesley Lokko, Curatrice della Biennale 2023.
L’esposizione della Santa Sede sarà allestita negli edifici del Monastero palladiano e nei giardini dell’Abbazia Benedettina dell’isola di San Giorgio Maggiore, sotto il segno dell’Amicizia Sociale, ispirandosi alle due encicliche di Papa Francesco: Laudato si’ del 2015 e Fratelli tutti del 2020 nelle quali il Papa immagina un’architettura come sfida a non rispecchiare lo spirito di un’epoca fatta di tecnica e di globalizzazione, ma alla ricerca della profondità della vita, per far crescere una cultura dell’incontro che vada contro le dialettiche che mettono l’uno contro l’altro. L’architettura proposta nel progetto – si legge dalle parole del Cardinale Josè Tolentino de Mendonça – è viva e figurale, ed è un intenso manifesto politico e poetico su cosa possa rappresentare l’incontro tra esseri umani. L’architetto novantenne Álvaro Siza – prosegue in conferenza il Cardinale – si presenta come riserva di giovinezza, e propone dunque, un’architettura che non si chiude dentro quattro mura, ma si disloca.
Curatore per il Padiglione della Santa Sede sull’Isola di San Giorgio Maggiore nel 2023 sarà l’architetto Roberto Cremascoli, vero ideatore del percorso espositivo, unito nel progetto al Maestro Álvaro Siza, e al collettivo Studio Albori rappresentato da Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva.
Il ramo Onlus dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, sotto la denominazione di BENEDICTI CLAUSTRA ONLUS ha partecipato alla conferenza con i suoi rappresentanti l’Abate Stefano Visintin, il dottore Carmelo Grasso.
Entrando nella mostra, introducono al percorso il foto-racconto e video-racconto di Marco Cremascoli e Mattia Borgioli, mentre una sequenza di figure che sintetizzano l’installazione “O Encontro” di Álvaro Siza, dialogano tra di loro, con lo spazio e con i visitatori e accompagnano dalle sale al giardino. Qui le specie esistenti – nel lavoro dello Studio Labori con il collettivo About – sono state integrate con le nuove piantumazioni dell’orto che rimandano agli elementi della natura: sole, terra, aria, acqua. Presenti nel disegno d’insieme anche alcune strutture realizzate con il fondamentale riciclo di materiali, nel rispetto delle linee guida papali, interamente recuperati da alcuni cantieri in Veneto.
E’ dunque, in un certo ritorno alla modestia, il ruolo dell’architettura attuale – come auspica Mirko Zardini, responsabile del progetto scientifico di Social Friendship: meeting in the garden – che riparte dalle azioni giornaliere per riflettere su come e da dove ricominciare.
E ricominciare significa prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi – espressione di sintesi della curatela di Roberto Cremascoli – disegnando non uno spazio finito, ma un modus operandi, alla ricerca di relazioni, che tendono a concretizzare la cultura dell’incontro.
Mina Grasso