Il ramo d’oro è uno dei temi più affascinanti e studiati della storia del mito e della religione.
È quel misterioso ramo senza il quale Enea non avrebbe mai ottenuto da Plutone e Proserpina l’accesso ai regni dell’Ade, ove desiderava recarsi per incontrare l’anima del padre Anchise e apprendere da lui il destino che lo avrebbe atteso dopo l’arrivo nel Lazio. La Sibilla Cumana, interpellata, era stata molto chiara, parlando per ispirazione del dio Apollo: «Nascosto in un albero folto è un ramo che ha foglie d’oro […]. A nessuno è dato di entrare nei regni segreti se prima non svelle quell’aureo germoglio». Questo episodio narrato nel VI libro dell’Eneide, da sempre ha attirato la curiosità dei lettori, per l’atmosfera arcana ed enigmatica tanto che uno dei padri dell’etnologia, lo scozzese sir James G. Frazer, vi si ispirò per la stesura della sua opera monumentale The Golden Bough.
«Nel recinto del santuario di Nemi cresceva un albero da cui non era lecito spezzare alcun ramo. Soltanto uno schiavo fuggitivo, se vi fosse riuscito, poteva spezzarne uno. In questo caso egli aveva il diritto di battersi col sacerdote, e, se l’uccideva, regnava in sua vece col titolo di re del bosco, rex nemorensis». Così, nel 1911, scriveva Frazer nel primo dei dodici libri del suo Ramo d’oro, attivando una riflessione sulla metafora del valore trasgressivo dell’atto creativo che ha attraversato tutta la cultura moderna. Dal ragionare su questa metafora ha preso forma il progetto «Alla ricerca del ramo d’oro» del Collettivo Opus Continuum.
Sergio Coppola, Renato Criscuolo, Ludovico della Rocca, Fulvio De Marinis, Michele Di Lillo, Loris Lombardo, Carlo Alberto Palumbo, Selene Salvi sono gli otto artisti della mostra inaugurata sabato 25 marzo nelle sale del Castello di Baia grazie alla collaborazione con il Parco archeologico dei Campi Flegrei.
Alla mostra, che sarà aperta fino al 21 maggio sono stati esposti i lavori degli artisti realizzati nel campo della pittura, della fotografia e dell’ arte polimaterica.
Dopo «Immaginaria 2019. Sulle orme di Parthenope» anche con questa nuova edizione «Immaginaria 2023. Alla ricerca del ramo d’oro» il collettivo racconta di essersi mosso su un doppio binario. uno strettamente legato al mito e alla storia del territorio e l’altro che li ha visti scendere nel loro intimo sottosuolo.
Le opere anche se hanno come filo conduttore il “ramo d’oro” sono tutte diverse ed efficaci, emozionano ognuna con il proprio linguaggio raccontando chi siamo noi oggi, il nostro smarrimento e le nostre maschere. Oltre alla magia del tema c’è la magia dell’arte che sa parlare al cuore dell’uomo, con tutti i linguaggi di cui essa è capace.
IL CATALOGO “ALLA RICERCA DEL RAMO D’ORO. IMMAGINARIA 2023” di ARTE’M
Nel catalogo della mostra curato da Pierfrancesco Talamo si legge che «Le opere qui presentate sono il frutto di un (im)preciso percorso scelto e definito autonomamente da un collettivo di artisti che si è affacciato ai Campi Flegrei per osservarne uno specifico dettaglio nell’immenso panorama di storia che questo territorio offre […] Qui interessava…sottolineare la coerenza e l’impegno a trasformare l’Antico con una azione di creazione poetica».
Nella prefazione al catalogo il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei Fabio Pagano sottolinea che «Se il lavoro di conservazione svolto dal Parco incide sulla materialità della memoria, la sua interpretazione e trasmissione nel contemporaneo si nutre dell’intangibilità della memoria immateriale».
CICLO DI INCONTRI DAL PRIMO APRILE AL 20 MAGGIO
A questa mostra che ha aperto la III edizione di Immaginaria 2023 seguiranno un ciclo di cinque incontri: il primo aprile con Elisabetta Moro e Marino Niola su «Il ramo d’oro di J. G. Frazer»; il 15 aprile con Fabio Pagano e Gigi Spina sulle «Sirene e mondo infero»; il 26 aprile con Carlo Rescigno sull’«Arcana cumana» il 13 maggio con Jean Noel Schifano su «Il ramo d’oro, un giallo dalle origini», chiuderanno la rassegna sabato 20 maggio alle 11.00 Rita Pastorelli e Pierfrancesco Talamo con «I Campi Flegrei. I luoghi del mito».