In memoria di Sebastiano Tusa.
Il 10 marzo è una data che non si dimentica, è il giorno in cui Sebastiano Tusa perse la vita.
In questo giorno è stata istituita dalla Regione Siciliana la Giornata dei Beni Culturali Siciliani dedicata alla memoria di Sebastiano Tusa archeologo di fama internazionale scomparso tragicamente nella strage dei volontari avvenuta quattro anni fa in Etiopia.
Erano le 8:44 circa del 10 marzo 2019, sei minuti dopo il decollo, quando il Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines scomparve dagli schermi radar con a bordo 149 passeggeri di trenta nazionalità, la maggior parte dei quali avrebbero dovuto partecipare all’Assemblea dell’ ONU sull’Ambiente o dell’ UNESCO. Sebastiano Tusa, in veste di assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, era diretto in Kenya per un progetto dell’UNESCO.
«Sono trascorsi 4 anni dall’incidente… incredibile – ci scrive l’attore siciliano Sergio Vespertino – Oggi tutti i siti archeologici, i musei, le biblioteche, e le gallerie siciliane saranno gratuite in memoria di Sebastiano».
A dicembre insieme alle storiche siciliane Maria Oliveri e Sara Favarò abbiamo visitato la sua tomba. Le spoglie di Sebastiano Tusa riposano nel Pantheon degli illustri di Sicilia: all’interno della chiesa di San Domenico a Palermo, accanto alle spoglie di Falcone e Borsellino. L’epitaffio che riporta una sua frase: «Di fronte all’ignoto, il viaggio permette di avere l’emozione della scoperta: cercare, trovare, rischiare, per la sete di conoscenza e per quell’Ulisse che è in noi» esprime perfettamente la personalità poliedrica di Sebastiano Tusa.
Archeologo, studioso di preistoria, docente universitario, fondatore della Soprintendenza del Mare, Sebastiano Tusa appena specializzato alla Sapienza di Roma, tra i suoi primi viaggi professionali scoprì con Giorgio Buchner e Massimiliano Marazzi la preistoria di Vivara. Per questo l’isola di Procida lo scorso maggio gli ha intitolato il Museo civico a Terra Murata presso l’ex Conservatorio delle Orfane, articolato in tre sezioni tematiche, geologia, natura e archeologia.
Ma questo è solo l’inizio della sua lunga carriera che ha visto, tra le sue imprese più importanti, la riscrittura della storica Battaglia delle Egadi, individuando il luogo dell’epilogo della Prima guerra punica, la prima delle tre guerre combattute fra Roma e Cartagine che segnarono l’egemonia di Roma nel Mediterraneo.
Docente di Paletnologia presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e di Archeologia subacquea presso l’Università di Bologna ha scritto centinaia di articoli scientifici e divulgativi e centinaia di libri dedicati prevalentemente all’archeologia preistorica rendendo orgogliosa l’Italia per i suoi lavori.
Sebastiano Tusa viene ricordato anche per essere stato il fondatore della Soprintendenza del Mare dove ha messo in ordine e dato una base scientifica alle tante esperienze partite negli anni Cinquanta, permettendo l’individuazione e il recupero di preziose testimonianze del passato. Sebastiano Tusa amava l’archeologia e il Mediterraneo, quel mare antico che aveva esaminato quale luogo di confluenza e di diffusione di merci, di saperi e culture, quel mare che con le sue pluralità etniche ha consentito la formazione di un grande mosaico culturale.
In Sicilia in qualità di Soprintendente del Mare era riuscito a censire moltissimi siti subacquei di interesse storico che hanno permesso lo studio delle rotte, degli spostamenti dell’uomo per mare fin dalle epoche antiche. Itinerari culturali subacquei poi replicati nel mondo proprio partendo dalla esperienza siciliana che ancora oggi funge da modello per la protezione del patrimonio culturale subacqueo.
La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana diretta da qualche anno dal professore Ferdinando Maurici si muove nella scia di Sebastiano Tusa la cui memoria spinge a fare sempre meglio.