Chi sono “la Signora” e “Andrea”? Una coppia sgangherata, un boccone amaro, un neo fastidioso, una cicatrice ricoperta di pustole. Assolutamente no, sono le voci di quelle anime, che per sventura, o meglio per un malevolo destino si ritrovano a corteggiare quello spiraglio di luce che appare all’orizzonte, per donare una speranza.
Singolare è la dedica che l’autrice, Patrizia Rinaldi, fonde sulla pagina non ancora esplorata di questo racconto nero: “A chi ha incontrato il dolore feroce, e non ne ha fatto una divinità. A due solitudini. Che si vanno a cercare. Agli scarti”.
Ebbene è proprio lì che si cela il vero valore di questo dramma narrato, sentirsi uno scarto, un residuo, la parte miserabile di sé. Sarà da questo frammento di vita che le due donne affronteranno un viaggio verso l’ignoto, un percorso a ostacoli che si rivelerà poi il seme di una rinascita emotiva profonda.
Due anime fragili uniranno gli sforzi comuni per raggiungere un nuovo assetto, nel precario equilibrio che dona la vita, così La Signora e Andrea, percorreranno strade parallele senza mai prendere fiato, fino a quando il respiro corto le obbligherà a fermarsi, incrociando le loro esistenze per ricostruire un domani insieme.
Un viaggio non programmato, sostiene le fila della prima parte della trama, entrambe le donne si annusano, si colorano, si studiano. Ognuna di loro finge un’identità diversa da ciò che appare, un gioco di specchi che centuplica la loro immagine, la deforma, la amplia, la rimpicciolisce e poi la getta in pasto alla realtà.
Nel rifugio prescelto, un resort, si troveranno per caso a essere impiegate come investigatrici, tre omicidi e nessun indizio, saranno alla base di quella stravagante alchimia che le renderà complici, e artefici di una risoluzione non semplice, non ovvia.
Dopo l’indiscusso successo della sovrintendente cieca Bianca Occhiuzzi, è alle prese con una coppia di detective originale e fuori da ogni schema, dal linguaggio che si adopera per enfatizzare manie e smanie.
Il noir napoletano sorge con nuovi interpreti sempre più spiazzanti, meno convenzionali, a tratti ironici e cinici, figli di quel sarcasmo popolare e intimo.