Il Mann questo Natale si illumina d’ oro con la mostra i “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”.
Da poche ore nel salone della Meridiana è possibile ammirare oltre quattrocento preziosi reperti, guardare video di Bisanzio nel momento del suo massimo splendore, osservare le principali tipologie edilizie e contemplare i codici miniati dell’Impero Bizantino o meglio dell’Impero Romano d’Oriente.
Sculture, mosaici, affreschi, instrumentum domesticum, sigilli, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie ed elementi architettonici danno conto di una società complessa connotata da eccellenze manifatturiere e artistiche. Grazie ai simboli dell’Impero d’Oriente, la creatività del mondo antico va verso il Medioevo con un linguaggio rinnovato dalla fede cristiana e arricchito da innesti culturali iranici e arabi.
La mostra curata da Federico Marazzi (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli), sviluppa in quindici sezioni le fasi storiche successive all’impero Romano d’Occidente, dedicando un focus a Napoli (città “bizantina” per circa sei secoli, dopo la conquista da parte di Belisario e le sue armate nel 536 d.C.) e approfondendo i legami fra Grecia e Italia meridionale.
Il progetto scientifico dell’esposizione è stato sviluppato da un team di studiosi italiani della civiltà bizantina, team guidato dallo stesso Federico Marazzi e composto da Lucia Arcifa, Ermanno Arslan, Isabella Baldini, Salvatore Cosentino, Edoardo Crisci, Alessandra Guiglia, Marilena Maniaci, Rossana Martorelli, Andrea Paribeni ed Enrico Zanini. La mostra, coordinata da Laura Forte (Responsabile Ufficio Mostre al MANN) e organizzata da Villaggio Globale International, è realizzata con il sostegno della Regione Campania (POC Campania 2014-2020) e in collaborazione con l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Il progetto di allestimento è di Andrea Mandara e quello grafico di Francesca Pavese.
“Esiste una Campania archeologica dopo la caduta di Roma e raccontare in una grande mostra i mille anni di questo impero è per il MANN una nuova tappa del percorso, partito dai Longobardi, verso una più completa identità del nostro stesso museo. Napoli bizantina è un tema cruciale e per molti sarà una sorpresa, alla scoperta di un intreccio di destini tra la città e l’impero lungo sei secoli, dopo la sottomissione a Roma, il tratto più lungo della sua storia. E anche quando il dominio bizantino di Napoli evaporò, questo legame con l’Impero non fu mai rinnegato e si trasformò in volano per tenere vivi i contatti con il Mediterraneo, la tensione verso altri mondi. Il MANN è quindi il luogo ideale in Italia per raccontare questa storia”, commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.
Le opere esposte, provenienti dalle collezioni del MANN e da prestiti concessi da 57 dei principali musei e istituzioni che custodiscono in Italia e in Grecia materiali bizantini (33 istituti italiani, 22 musei greci isole incluse, Musei Vaticani e Fabbrica di San Pietro). Grazie alla prestigiosa collaborazione con il Ministero Ellenico della Cultura, molti dei materiali in allestimento sono visibili per la prima volta: diversi manufatti sono stati rinvenuti, infatti, nel corso degli scavi per la realizzazione della metropolitana di Salonicco. Altri reperti, concessi in prestito dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Napoli, sono stati ritrovati negli scavi della linea 1 della metropolitana.
DA NON PERDERE
Da non perdere, inoltre, croci greche d’oro e d’argento, bolle, collane, encolpi, croci pettorali e pendenti (tra cui diversi oggetti di particolare interesse, mai esposti prima, provenienti dal Museo Nazionale Romano). Alcuni sigilli di autorità della Chiesa d’Oriente – da Fozio, patriarca di Costantinopoli, a Niceta, arcivescovo di Salonicco – danno conto della forza delle “gerarchie ecclesiastiche” dell’epoca. In mostra si celebra anche il potere del ceto dei burocrati dell’amministrazione imperiale e dell’esercito, celebre grazie all’arma segreta del “fuoco greco”: in allestimento vi sono, infatti, le granate in ceramica contenenti i proiettili rinvenuti nel Castello di Santa Maria del Mare, presso Squillace.
Tra i tanti manufatti esposti è necessario non perdere, inoltre, il grande disco onorario (dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze), concesso dall’imperatrice Galla Placidia al potente generale Flavius Ardabur Aspar per i suoi meriti militari (l’oggetto, quasi due chili d’argento lavorati a bulino, fu rinvenuto nel XVIII secolo nel torrente Cestione e donato al Granduca di Toscana); il famoso elmo ostrogoto del Museo dell’Abruzzo Bizantino ed Altomedievale; il piatto d’argento con emblema figurato da Isola Rizza del Museo di Castelvecchio di Verona; il pannello affrescato con un santo militare in prestito dal Museo della Cultura bizantina di Salonicco; la figura di soldato rappresentata su una lastra in marmo (frammentaria), proveniente dal monastero delle Blacherne di Arta, nell’Epiro, parte della Collezione archeologica di Paregoretissa. Di gran pregio la gemma in onice con guerriero che caccia un cinghiale (IV secolo) e il cammeo in diaspro rosso con San Demetrio della collezione Farnese (X secolo), entrambi appartenenti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Fra le suppellettili della vita quotidiana, accanto a ceramiche invetriate, lucerne, oggetti d’uso comune, vi sono anche: i busti in marmo di due coniugi rinvenuti insieme (inizio del V secolo, dal Museo archeologico di Salonicco); alcune raffinate stele; le corone nuziali in bronzo dal Museo Cristiano e Bizantino di Atene e, soprattutto, i preziosi gioielli simbolo della raffinatezza e della maestria orafa bizantina.
Diciassette gioielli aurei con gemme e pietre preziose formano, intrecciati, un magnifico accessorio d’abbigliamento del IV secolo concesso dall’Eforato delle Antichità di Salonicco. Ancora, tra anelli, orecchini con perle e granati, bracciali, collane con perle di vetro e ametiste, croci e fibule filigranate in oro, spiccano: un preziosissimo bracciale in oro e smalto (IX – X secolo da Salonicco); alcune gemme a soggetto cristiano (San Demetrio e Sette dormienti di Efeso), prodotte a Venezia nel XIII secolo, inedite e custodite al MANN; i famosi ‘Ori di Senise’ (seconda metà VII secolo), parte dei quali ricondotti dall’orientamento prevalente della critica a maestranze costantinopolitane.
La ricchezza del corpus espositivo connota tutte le sezioni della mostra, sottolineando le connessioni che l’Impero bizantino creò tra mondo occidentale e orientale.
A testimoniare l’importanza del sacro nella cultura bizantina si possono ammirare, nel Salone della Meridiana: un pannello dipinto di due metri, con San Giorgio e San Nicola; una bellissima icona di San Anastasia da Naxos; un mosaico con ritratto (705 – 707) e uno con la Lavanda del Bambino, provenienti dall’oratorio dedicato al papa greco Giovanni VII nella Fabbrica di San Pietro. L’allestimento, inoltre, comprende basi d’altare, calchi in gesso di transetti ravennati, straordinari capitelli, lastre di pulpito, parti di sarcofagi e di iconostasi, ampolle ed epigrafi che giungono da Grecia, Ravenna, Cagliari, Siracusa, Agrigento, Torcello, Gaeta e Cortona; dai Musei Vaticani è concessa in prestito una lastra in marmo bianco in cui compaiono croci sia a rilievo che graffite e incisioni in armeno e latino.
Quanto mai interessante la presenza di un nucleo di elementi architettonici appartenenti al cosiddetto relitto di Marzememi, una nave affondata lungo la costa sud-orientale della Sicilia, riferibile all’età di Giustiniano (527-565) e probabilmente proveniente da Costantinopoli con un carico destinato alla realizzazione di una chiesa nei territori bizantini d’Italia..
Tra le opere esposte sono eccezionali i prestiti dalla Biblioteca Laurenziana di Firenze, da cui giungono un preziosissimo Tetravangelo greco di fine XI-inizi XII secolo, forse già nella biblioteca di Lorenzo il Magnifico – esemplare unico per lo splendido apparato decorativo tra cui risaltano 294 miniature in campo aperto – e una straordinaria miscellanea di testi medici e fisiatrici.
Foto di Valentina Cosentino